Celle Varazze, Mario Pisano continua la sua ricerca della perfezione: “Mantengo la stessa meticolosità che avevo in Prima Categoria”
- Postato il 31 ottobre 2025
- 0 Copertina
- Di Il Vostro Giornale
- 2 Visualizzazioni

La ricerca della perfezione, regia di Mario Pisano. Potrebbe essere un film in grado di riassumere la carriera del tecnico classe 1984, attualmente alla sua prima esperienza in Serie D. Una ricerca che continua anche nella massima categoria del dilettantismo, alla guida del Celle Varazze. Finora le Civette hanno navigato tra sconfitte contro squadre di alto profilo e ottimi risultati contro le dirette avversarie. A sporcare la classifica, però, ci sono i tre punti persi a tavolino contro il Club Milano e il KO nell’ultima partita, contro la NovaRomentin che così ha scavalcato i biancoblù. Ora il Celle Varazze è quattordicesimo, in zona playout, con 8 punti in 9 partite. Domenica all’Olmo-Ferro arriva la Biellese quinta in classifica, in una delle partite da non perdere di questo weekend. Intanto Mario Pisano ha raccontato ai nostri microfoni questo inizio di stagione
Mister, partiamo dalla sconfitta contro la NovaRomentin. A parte lo 0-3 a tavolino contro il Club Milano, avevate perso solo contro le prime tre del campionato. Cosa è andato storto?
“Abbiamo sbagliato la prestazione. Sono cose che possono succedere nella creazione di un gruppo. Abbiamo analizzato quello che potevamo e dovevamo fare meglio. Ora ce la dobbiamo mettere alle spalle perché per noi è finita martedì alle 15 quando abbiamo terminato di analizzare il tutto. Ovviamente però una prestazione negativa non distrugge le certezze di otto prestazioni importanti”.
Insomma, la sconfitta non è un allarme ma fa parte del percorso di crescita?
“La sconfitta è formativa. Permette di migliorare per forza, di dare tutto te stesso e andare alla ricerca costante del miglioramento. Io odio la sconfitta, ma quando avviene lascia qualcosa che ti migliora come uomo e come allenatore”.
Un dato. Nove formazioni diverse nelle prime nove partite. È dovuto a indisponibilità e scelte tecniche oppure sei ancora alla ricerca di una quadra definitiva?
“Nel girone di ritorno dell’anno scorso abbiamo schierato 14 formazioni diverse. Noi abbiamo almeno 17/18 giocatori titolari. Questo non significa che non abbiamo un’identità. L’identità si costruisce negli allenamenti e allargandola a tanti calciatori. Non si può pensare di fare come il Napoli di Sarri di cui si sapeva la formazione a memoria, ormai non si fa più una cosa del genere. I cambi di formazione derivano da alcune indisponibilità e dal fatto di voler dare ad alcuni giocatori la possibilità di ruotare. La confusione la crea il giocatore cambiato di posizione, nelle mie formazioni il terzino destro farà sempre il terzino destro e così via. Scegliere dal mazzo diversi interpreti rinforza la squadra e allarga la rosa”.
Rimaniamo sui numeri. 8 gol fatti sono pochi, è un dato che ti preoccupa?
“Sì, è un dato negativo, senza ombra di dubbio. Dobbiamo lavorare meglio in fase realizzativa”.
Parliamo di te. Come stai vivendo questa prima esperienza in Serie D? Ti aspettavi qualcosa di diverso rispetto alla realtà in cui ti stai trovando?
“È una domanda che mi sorprende perché riflessioni non ne ho fatte. Mantengo sempre la stessa meticolosità che avevo in Prima Categoria o in Promozione dieci anni fa. Sono le persone intorno a me che sono cambiate e sono di un livello più alto: staff, calciatori, avversari. Ora non sono più l’unico che prepara la partita sugli avversari o che studia ogni minimo particolare, lo fanno anche gli altri allenatori. Il rapporto con i calciatori è diverso, perché hanno vissuto più esperienze e hanno la mente già ben salda. Onestamente però non ho trovato nulla che non mi aspettassi, sono sempre orientato alla ricerca della perfezione”