Cena antifascista a Borgio Verezzi
- Postato il 7 agosto 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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25 luglio 1943. Cade Mussolini, abbandonato anche da una parte dei suoi gerarchi, abbandonato dal re che lo fa arrestare approfittando della mozione di sfiducia del Gran consiglio fascista.
Ed esplode la gioia popolare. La gente festeggia credendo che ora la guerra finisca. Perché la guerra è morte, macerie, miseria, fame, tranne per chi fa i soldi vendendo armi o vendendo alla borsa nera le merci che la gente non trova nei negozi.
La gente festeggia, anche quelli che il 10 Giugno 1940 avevano applaudito la decisione di Mussolini di entrare in guerra al fianco di Hitler. Dopo tre anni di una tragica guerra nessuno o quasi crede più alle menzogne del fascismo. Perché, se la violenza e la persecuzione fascista contro chi non era d’accordo col Duce potevano riguardare solo gli antifascisti, le bombe sganciate dagli Alleati sulle città italiane non distinguevano tra amici e nemici del Duce.
La gente festeggia e molti buttano via i distintivi fascisti che magari avevano usato per un posto di lavoro o qualche beneficio. Ognuno festeggia a modo suo l’illusione che ora sia tutto finito.
Ma la famiglia Cervi, che sa che la strada verso la pace e la democrazia è ancora lunga, festeggia in un modo originale. Organizza una pastasciutta per tutti, perché tutti hanno diritto a mangiare e fare festa, anche i fascisti, anche uno che si presenta con la camicia nera perché non aveva altro da mettere addosso.
Per la pastasciutta della festa serve il burro e i Cervi tirano fuori il burro che loro e altri contadini avevano nascosto per non consegnarlo allo Stato fascista. Così va in scena la prima pastasciutta antifascista, alla quale noi stasera ci ispiriamo.
Certo, noi non ci portiamo addosso la fame e la paura di anni di guerra da cancellare con un piatto di pasta. Noi possiamo permetterci di mettere al centro della nostra festa un rinnovato antifascismo che attualizza oggi il significato di quella pastasciutta.
Se il fascismo è discriminazione tra i buoni fascisti e i cattivi antifascisti, antifascismo è riconoscere valore a tutte le cittadine e a tutti i cittadini, che siano donne o uomini, qualunque sia il loro Dio, qualunque lingua parlino, qualunque sia la loro idea politica, qualunque sia la loro condizione economica e sociale. Per l’ antifascismo il popolo non è solo quello che vota per chi governa, ma tutti i cittadini, anche quelli che hanno ancora simpatie per il fascismo. Semmai, l’antifascismo sa che l’uguaglianza resta solo sulla carta se la Repubblica non adotta misure concrete per realizzarla nei fatti.
E allora una pastasciutta antifascista non è una sagra tra le altre, è qualcosa in più. È il piacere di mangiare insieme, prefigurando il sogno di una società di uguali, in cui le differenze stiano l’ una accanto all’altra condividendo il cibo comune, il cibo biologico per nutrire il corpo e il cibo spirituale per ricostruire nei gesti quotidiani la solidarietà dell’ unica tribù umana.
I fratelli Cervi sapevano che la gioia del mangiare insieme quella prima pastasciutta della libertà sarebbe durata poco. Sapevano che sarebbe stata necessaria una dura lotta contro il nazismo e il fascismo. E in questa lotta da lì a poco avrebbero sacrificato la loro vita.
Anche l’antifascismo di oggi sa che una società di pace, giustizia e uguaglianza non sta dietro l’angolo e che c’è bisogno di una dura lotta, sia pure in forme diverse dalla Resistenza.
La lotta partigiana, l’unica guerra giusta combattuta dagli Italiani secondo don Lorenzo Milani, oppose i sogni degli antifascisti alla brutalità dei nazisti e dei fascisti che torturavano, saccheggiavano, uccidevano, distruggevano per dominare su tutti.
La lotta antifascista oggi è contro le minoranze di potere che usano le loro smisurate ricchezze per accentuare le disparità tra ricchi e poveri e trovano sponde nei partiti sovranisti per leggi che riducano la sovranità popolare dei cittadini per trasformarli in sudditi obbedienti o rassegnati.
In questa lotta l’antifascismo di oggi ha dalla sua la Costituzione della nostra Repubblica, che non a caso i sovranisti e i nostalgici del fascismo cercano di depotenziare, a cominciare dalla svalutazione della Resistenza e dal suo inscindibile rapporto con la Costituzione.
Per questo l’antifascismo oggi fa suo il monito di Piero Calamandrei che la Costituzione è una dichiarazione polemica contro il fascismo per quello che è stato, ma è anche una dichiarazione polemica contro ogni tentativo di farlo risorgere, magari sotto rinnovate spoglie.
E allora l’ANPI ha il dovere di restare fedele alla memoria della Resistenza praticando una fedeltà quotidiana e impegnandosi in un recupero culturale degli indifferenti e dei nostalgici affinché il piacere di mangiare insieme questa sera si trasformi nel piacere di vivere tutti insieme ogni giorno della nostra vita, contribuendo ognuno come può al bene comune e ricevendo in cambio dagli altri quello di cui ha bisogno