Cervelli in fuga, un terzo sono nuovi italiani naturalizzati. Le ragioni che li spingono a lasciare l’Italia

  • Postato il 7 luglio 2025
  • Diritti
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

La fuga dei “nuovi italiani” all’estero sembra un fenomeno sempre più significativo, con dati che imporrebbero una riflessione sulle politiche di inclusione nel Paese. Secondo le stime del Centro Studi e Ricerche IDOS, basate su dati Istat e anticipate da La Stampa, dei 270mila espatri di cittadini italiani registrati tra 2023 e 2024, un terzo (87mila) hanno riguardato persone nate all’estero e poi naturalizzate italiane. Il dato è parziale, perché fondato sulle nuove iscrizioni all’Aire, e limitato ai giovani figli di stranieri arrivati da piccoli e poi naturalizzati, escludendo dunque chi è nato in Italia. E tuttavia mostra una dinamica in forte crescita. “Anche con questi limiti, registriamo un aumento medio del 53,8% rispetto al 2022”, dice alla Stampa Antonio Ricci, vicepresidente di IDOS, che invita a una “riflessione critica sulle politiche di inclusione”.

Perché la decisione di partire, che nasce dalla ricerca di migliori prospettive lavorative, muove anche dalla delusione di sentirsi cittadini di serie B di molti giovani di seconda generazione che sperimentano discriminazioni più o meno esplicite e non percepiscono più l’Italia come l’opportunità vista forse dai loro genitori. Le destinazioni variano in base all’origine e alla lingua: il 45,7% degli africani va in Francia, il 72,9% degli asiatici (India, Pakistan, Bangladesh) sceglie il Regno Unito, mentre il 23,8% dei comunitari si dirige in Germania. I sudamericani si dividono tra il ritorno ai paesi di origine (54%) e la Spagna (16%). Ricci sottolinea che, rispetto ai coetanei italiani, su questi giovani incide uno “scarso riconoscimento politico e sociale”. “Spesso, pur essendo nati e cresciuti qui, continuano a essere trattati come stranieri”, spiega. Il che li porta a preferire Paesi con società più mature e multiculturali, dove si sentono riconosciuti anche dalle istituzioni e indipendentemente dal loro background migratorio. A pesare è anche “tutta la fatica che si deve fare per ottenere la cittadinanza”.

Per molti l’espatrio è dunque una scelta di affermazione personale, e anche “una forma di resistenza”. All’estero, questi giovani trovano un riconoscimento per competenze e professionalità, senza essere giudicati per il loro background migratorio, l’origine etnica. Un’occasione mancata per l’Italia, che vede partire ragazzi che hanno spesso titoli di studio elevati, esperienze internazionali e padronanza di più lingue. Tanto da inserirsi in ambiti accademici, creativi e digitali nei Paesi di destinazione. Il tema dell’integrazione va oltre lavoro e titoli. “Senza un riconoscimento simbolico, affettivo e politico, anche i percorsi di successo si infrangono contro un senso di esclusione profonda”, conclude Ricci. “Se l’Italia non saprà includere pienamente, rischia di perdere energie decisive per diventare una società realmente plurale”.

L'articolo Cervelli in fuga, un terzo sono nuovi italiani naturalizzati. Le ragioni che li spingono a lasciare l’Italia proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti