Chang Mai e il nord Thailandia: natura, spiritualità e la scoperta delle tradizioni autentiche

  • Postato il 5 luglio 2025
  • Di Panorama
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Nel distretto di Chang Mai, nel nord della Thailandia, si cammina a passo lento per scoprire il gusto della semplicità e della sua bellezza paradisiaca. La natura riconnette alla vita, entrando spesso in una dimensione spirituale quasi irreale e, insieme, agganciandosi alla preservata biodiversità, tema di grande interesse per ambientalisti ed eco-viaggiatori.

A 106 chilometri dal caos metropolitano di Chang Mai, la città più popolosa del settentrione e seconda solo a Bangkok, ci si ritrova nel Parco Nazionale di Doi Inthanon. In questi luoghi, mentre il silenzio dell’Himalaya scolpisce il tempo, si percepisce chiaramente la lentezza del proprio respiro attraverso una meditazione leggera che stupisce chiunque arrivi a vivere la magia della natura. Gli alberi girano intorno ai propri passi fino alla stupa di Re Inthawichayanon, i cui resti vegliano e proteggono chiunque arrivi sulla sua amata montagna.

Nel parco Doi Inthanon ci si ritrova a 2.565 metri sul livello del mare. Spiritualità e profondità d’animo viaggiano con la saggezza meteorologica che, tra diverse altitudini e zone, con un tasso di raffreddamento condizionato dai tropici, determina un’elevata biodiversità e preserva specie endemiche e rare. Ecco, dunque, spiegata la ragione per cui, seppur ci si trovi a 2,5 chilometri sul livello del mare, ci sono soli 15 gradi in meno rispetto alla vibrante città di Chang Mai (Città Nuova), anche detta Rosa del Nord.

Chang Mai e il nord Thailandia: natura, spiritualità e la scoperta delle tradizioni autentiche
Chang Mai e il nord Thailandia: natura, spiritualità e la scoperta delle tradizioni autentiche
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Chang Mai e il nord Thailandia: natura, spiritualità e la scoperta delle tradizioni autentiche
Chang Mai e il nord Thailandia: natura, spiritualità e la scoperta delle tradizioni autentiche

La storia e i templi di Chang Mai

L’antica città del regno indipendente di Lanna fu fondata nel 1296 da re Mengrai e rimase capitale fino al 1558. Attorno alla più grande città della Thailandia del nord, l’illuminato sovrano Mengrai volle costruire un quadrilatero con alte mura per proteggere la sua Chang Mai dalle incursioni birmane. Per questo, ancora oggi, il centro storico si trova all’interno di una cinta muraria conservata in perfetto stile dell’epoca. Con il declino del regno Lanna, la città fu occupata dai birmani e poi disabitata per 15 anni, fino a quando, nel 1774, divenne parte del Siam. Conta più di 300 templi buddisti, bellissimi e minuziosamente decorati.

Tra i suoi “Wat” (complessi di costruzioni adibiti a siti religiosi) la spiritualità e l’energia vibrano insieme avvicinando il viaggiatore a una insolita pace interiore. A Chang Mai si può ammirare il Wat Chiang Man, fondato sempre da re Mengrai nel 1297 e considerato il tempio più antico della città. Qui si innalzano splendidi esempi di architettura Lanna con edifici che ospitano antiche statue del Buddha ancora molto venerate. Altro magnifico tempio, anche custode del Buddha “leone”, è il Wat Phra Singh, costruito nel 1345 in perfetto stile architettonico del nord. Accanto ai templi è facile ammirare l’arte e la bellezza dei “baisri”, composizioni di fiori e foglie di tè nate per addobbarli.

Mercatini, artigianato e Muay Thai: il cuore pulsante di Chang Mai

A Chang Mai il passo si infittisce e dalla spiritualità si passa al caldo vociare e alle estenuanti trattative all’interno di vivaci mercatini. Qui bancarelle e piccoli negozi innalzano le virtù dell’artigianato locale tramandato di generazione in generazione all’interno delle tribù, mettendo in bella mostra manufatti in seta, argento, ceramica e legno. La musica arriva al cuore e gli oggetti, sapientemente elaborati, si rivelano perfetti incantatori. È ciò che succede quando lo sguardo viene rapito dai raffinati ombrellini thailandesi. Tali manufatti, creati per secoli da sapienti mani, non solo offrono protezione dal sole e dalla pioggia, ma sono considerati simboli di regalità e positività, tant’è che i sovrani Thai appaiono seduti sui loro troni sotto “ombrelloni” di vari livelli, mentre il buddismo li considera come simbolo di protezione dal male e dalla sofferenza.

Mentre l’artigianato dell’argento mostra vassoi, mestoli, ciotole e gioielli di gusto raffinato tra anelli, orecchini, collane e bracciali e mentre le voci ormai affievolite fanno spazio al volger della sera, ecco arrivare il richiamo al ring. Si aprono le danze per un viaggio rigenerativo e personale che, attraverso calci e pugni, conduce non solo a una contemplazione compassionevole tra gli sfidanti, ma anche al valore della puntualità e della precisione che mira a non sferrare mai colpi bassi sull’avversario.

Succede quando si assiste ai combattimenti di Muay Thai o box thailandese. Lo stadio Loi Kroh Muay Thai Boxing si trova nel cuore del vivace bazaar notturno di Chang Mai. Qui è possibile assistere a incontri anche tra atleti di sesso diverso, quindi è facile vedere sul ring donne e uomini pronti al combattimento anche alla presenza dei figli, che rimangono a guardare chi porta a casa la vittoria e, poi, senza versare nemmeno una lacrima applaudono il proprio genitore mentre rimane steso sul ring.

Non è importante vincere, è questo il senso del Muay Thai. Il combattimento, infatti, non è mai rabbioso, ma ricco di tradizione e cultura locale. Per questo, si apre con la magnifica danza rituale chiamata Ram Muay accompagnata dalla musica Sarama, che intensifica il ritmo man mano che ci si avvicina l’incontro sul ring. La danza Ram Muay rappresenta un momento altamente personale fatta di movimenti unici, lenti, eleganti che includono simbolismi interessanti. Si chiede protezione agli spiriti, allontanando la presenza di quelli maligni. Il Ram Muay ha in se stessa anche un aspetto pratico, è un momento di riscaldamento e preparazione atletica.

Villaggi ecosostenibili e vita semplice nelle colline di Doi Inthanon

La Thailandia del nord offre spunti di riflessione profonda anche quando, allontanandosi di decine di chilometri da Chang Mai e ritornando sulle colline del parco di Doi Inthanon, si scoprono i villaggi ecosostenibili come quello di Mae Klang Luang Karen Village. Qui ci si immerge totalmente in un mondo a parte per osservare un tipo di turismo diverso perché è fondato sulla comunità locale.

All’interno del villaggio si ammira un incredibile vista sulle colline mentre si osservano i campi occupati un tempo dalle devastanti piantagioni di oppio, oggi trasformati in produzioni di caffè. A Mae Klang Luang ci vivono circa 450 persone. L’accoglienza non manca, ma è diversa dal solito. È semplice e umile. Nonostante l’arrivo dei turisti, gli abitanti del villaggio sorridono e rimangono operosi e concentrati a portare avanti le loro piccole attività. Si dedicano alla produzione di cuscini riempiti di foglie aromatiche profumate e rilassanti, di grandi scialli e abiti semplici. Vivono in case di legno con il minimo dei servizi disponibili. Per lo più si tratta di palafitte fatte di poco. Gli impianti elettrici sono rudimentali, spesso inimmaginabili. Gli animali occupano tutti gli spazi, vivendo con i loro padroni.

È facile vedere donne accovacciate di fronte a una fontanella mentre lavano il cotone, come anche altre tirano e attorcigliano i filati sedute di fronte ai grandi attrezzi di legno. Altre donne, sempre vigili e attente, esibiscono chicchi verdi per passare a mostrare tutto il processo di lavorazione del caffè. Seppur in modo semplice, loro non si arrendono e continuano ad andare avanti.

I ristoranti del villaggio permettono esperienze di vita diverse. È tutto ecosostenibile. L’affascinante immersione nel loro mondo include anche quello dei bambini, che studiano in piccole scuole e giocano a calcio nella giungla. In questi luoghi la luce è diversa e ispira a uno stile di vita semplice, basato sull’agricoltura, la pesca e l’artigianato. Le famiglie preservano i propri luoghi e insieme organizzano bancarelle per offrire frutta secca ai turisti. Pistacchi e mandorle, mango essiccato e banane sono confezionati in piccole buste di plastica trasparente tra fiori e foglie di tè.

Santuari degli elefanti: la rinascita delle creature simbolo della Thailandia

Spostandoci di poche decine di chilometri, è possibile visitare piccole oasi di serenità e benessere che ospitano gruppi di elefanti dopo averli sottratti allo stress di chi vuole cavalcarli. Grazie al lavoro incessante di Lek Chairlert, una donna combattiva e instancabile, che ha dato vita a un movimento di tutela delle splendide creature rugose, oggi molti elefanti, considerati il simbolo della Thailandia, vivono in santuari come quello di Pon Elephant Thailand.

Nell’oasi si impara ad amare queste creature. All’interno del villaggio di Pon, l’elefante più anziano è una matriarca di 78 anni. Lei rimane distante dalla mandria quasi come fosse una sentinella vigile e pronta a controllare ciò che accade nella sua grande famiglia. Il cambiamento nel corso degli anni è avvenuto dopo lustri e lustri di sfruttamento degli animali.

Si consideri che, se all’inizio del secolo scorso gli elefanti erano più di 100.000, adesso ne rimangono circa 4.000 su una popolazione globale di 30.000 esemplari. Per questo oggi, lentamente, si impara ad avvicinare gli animali, si offre loro da mangiare e ci si bagna con loro. Gli elefanti hanno la memoria lunga. Ricordano e riconoscono chiunque ritorni a trovarli per accarezzarli e amarli.

Il vento di cambiamento della Thailandia del nord soffia ovunque tra fiori e sorrisi pronti ad accogliere e a regalare intimi momenti di profonda felicità. Perché qui la felicità esiste.

Autore
Panorama

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