Charlie Kirk, quale pacificazione se mostrificano i morti?

  • Postato il 18 settembre 2025
  • Politica
  • Di Libero Quotidiano
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Charlie Kirk, quale pacificazione se mostrificano i morti?

Al congresso di Fiuggi, nel 1995, la destra si era convinta che fosse finito il lungo dopoguerra: basta con gli opposti estremismi, il nemico da abbattere non c’è più, ci sono solo avversari politici. C’è da domandarsi, dinanzi alle reazioni all’omicidio di Charlie Kirk, quanto a sinistra sia stato interiorizzato questo salto di qualità. Poco, a quanto pare. Anche per una ostinata ritrosia da quelle parti a riconoscere che la violenza può arrivare anche da chi scrive Bella Ciao su proiettili destinati a uccidere.

Ieri Luigi Manconi, che gli anni Settanta li conosce bene, ha rimproverato a Giorgia Meloni di non avere mai detto sui morti di sinistra parole pacificatrici limitandosi al solo ricordo di Sergio Ramelli (a 50 anni dalla morte, sottolineiamo noi). E ciò mentre lui, e altri compagni come lui, hanno fatto autocritica per l’odio degli anni di piombo e sono pronti a inchinarsi dinanzi alle vittime della destra. Val la pena ricordare che Meloni nasce nel 1977, sul finire della stagione luttuosa del piombo contro il nemico. Ma nell’area dove è cresciuta ha avuto modo di conoscere l’importanza di atti storici nel cammino che conduce al reciproco rispetto tra avversari: il presidente Pertini al capezzale di Paolo Di Nella, Almirante che rende omaggio alla salma di Berlinguer, Nilde Iotti e Pajetta che fanno lo stesso dinanzi alle bare di Almirante e Romualdi. E ancora la stretta di mano tra Tremaglia, ex Rsi, e Luciano Violante, che riconobbe le ragioni dei vinti.

 

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In questo clima si forma politicamente la futura premier, un’atmosfera che non indulge certo alla “lottizzazione dei morti ammazzati”. Dinanzi all’avanzata della destra le cose sono cambiate. Si è voluto resuscitare un clima anacronistico di lapidazione del nemico cominciando dal divertissement di mettere a testa in giù la faccia di Meloni rovesciando la copertina del suo libro Io sono Giorgia fino ad arrivare all’accusa di essere complice di un genocidio. L’hanno inseguita per applicarle il fascistometro, mai paghi delle molte prese di distanza.

E veniamo ai ragazzi morti: intitolare una via o una piazza a un morto di destra resta “divisivo”, pena il rassegnarsi a episodi di vandalismo brutale (feci sulla targa per Sergio Ramelli), innervosisce e indigna il ricordo dei morti di Acca Larenzia mentre il 30 settembre , anniversario dell’assassinio di Walter Rossi, si svolge ogni anno un corteo dei suoi compagni senza che nessuno, e giustamente, avanzi critiche. Si dimentica che Ignazio la Russa nel suo discorso di insediamento citò Fausto e Iaio e che il sottosegretario Paola Frassinetti si recò a rendere loro omaggio al liceo che frequentavano tra le contestazioni degli studenti di sinistra. E che in occasione dell’anniversario dell’omicidio Moro Meloni ha voluto ricordare Peppino Impastato che fu vicino a Lotta Continua da cui proprio Manconi proviene. Non si vedono dunque, o non si vogliono vedere, i tentativi fatti per portare a termine una riconciliazione sulle memorie del passato avviata ma mai completata per opportunismo politico. Basti solo fare presente, in proposito, la partecipazione di Meloni al congresso della Cgil, un’apertura cui si contrappone il rifiuto di Elly Schlein di essere ospite alla festa di Atreju. 

 

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Si pretende infine che Meloni sia la leader della destra che in nome del diritto al dissenso deve sottoporsi a ogni tipo di insulto mentre, in sede di replica, diventa la premier di tutti obbligata a discorsi non divisivi. In questo contesto quali gesti di pacificazione sono ancora possibili? Questa è la domanda. Manconi è disposto a inchinarsi dinanzi ai morti missini ma nello stesso giorno Franceschini, ben più influente nel maggiore partito di sinistra in Italia, profetizza che la destra diventerà pericolosa nella fase finale della legislatura se dovesse sentire nell’aria odore di sconfitta. Siamo ancora nel pieno della “mostrificazione” dell’avversario che secondo Manconi la sinistra avrebbe superato. Purtroppo le cose non stanno così.

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Autore
Libero Quotidiano

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