Che cos'è "l'armadio della vergogna"?

  • Postato il 12 agosto 2025
  • Di Focus.it
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La vicenda dei 700 fascicoli sulle stragi nazifasciste occultati nell'articolo "L'armadio della vergogna" di Riccardo Michelucci, tratto dagli archivi di Focus Storia.. L'orrore nazifascista. Uno dei più giganteschi insabbiamenti della storia d'Italia venne a galla per caso una mattina di giugno del 1994. A Palazzo Cesi, sede della Procura militare generale di Roma, il giudice Antonino Intelisano stava istruendo il processo all'ex SS Erich Priebke, quando in un sotterraneo dell'edificio scoprì un armadio sigillato con le ante rivolte verso il muro. Al suo interno, debitamente archiviati e protocollati, giacevano circa 700 fascicoli e un registro generale contenente 2.274 notizie di reato relative a crimini di guerra commessi sul territorio italiano dalle truppe nazifasciste tra il 1943 e il 1945. Stragi, violenze, torture, omicidi, incendi e distruzioni di cui ormai si erano perse le tracce e i nomi dei responsabili. Marzabotto, Sant'Anna di Stazzema, Fivizzano, Civitella in Val di Chiana e tantissimi altri orrori risalenti all'ultima fase della Seconda guerra mondiale.. Impuniti. Pagine insanguinate della nostra storia, ricostruite grazie alle testimonianze dei sopravvissuti e al lavoro di carabinieri e soldati statunitensi e inglesi a poca distanza dai fatti. All'epoca non sarebbe stato difficile individuare i colpevoli, additarne le responsabilità e farli processare.. OCCULTAMENTO. «In Italia furono istruiti processi col contagocce e i 700 fascicoli che presentavano elementi seri per identificare i militari tedeschi e i repubblichini responsabili di strage vennero insabbiati su richiesta del Procuratore generale della giustizia militare Enrico Santacroce», spiega lo storico Lutz Klinkhammer, autore del libro Stragi naziste in Italia (Donzelli). Quella preziosa documentazione venne nascosta nel 1960 con un provvedimento di archiviazione provvisoria che fu, in realtà, un occultamento motivato dalle scelte politiche dell'epoca. Il 20 agosto 1945 si era tenuta infatti, presso la presidenza del Consiglio a Roma, una riunione per decidere il futuro dei fascicoli sui crimini di guerra alla presenza di politici, di alti funzionari e del procuratore generale militare dell'epoca, Umberto Borsari.. Guerra fredda. Da quel momento in poi di quei fascicoli si sarebbe persa ogni traccia finché, alcuni anni dopo, in una lettera datata 10 ottobre 1956 e classificata come "riservata personale", il ministro degli Esteri Gaetano Martino sconsigliava di procedere nelle indagini spiegando che non era opportuno riaprire le ferite con la Germania di Konrad Adenauer che, risorta dalla guerra, era un alleato della Nato contro il blocco sovietico. . Gli scheletri nell'armadio. Ma come avrebbero presto chiarito gli storici, c'era anche un'altra spiegazione. Appena terminata la guerra contro il nazismo, parte di esso era finito nell'esercito invisibile dell'Occidente in lotta contro il comunismo. Alcuni ex gerarchi nazisti erano infatti stati assoldati dagli Stati Uniti nella nuova crociata della Guerra fredda e ciò imponeva di mettere una pietra sul passato, lasciando gli scheletri della guerra ben nascosti in quell'armadio.. REATI PRESCRITTI. Per la ripresa delle indagini e l'inizio dei processi fu necessario attendere quasi cinquant'anni. Negli Anni '90 molti reati risultavano però ormai prescritti, i responsabili erano morti o irreperibili. Scoppiò allora la polemica su quello che venne chiamato "l'armadio della vergogna", ma in un primo momento il caso non fece molto notizia.. Chi ha aperto l'armadio? Soltanto la caparbietà di un coraggioso cronista romano, Franco Giustolisi (1925-2014), riuscì a impedire che la vicenda passasse di nuovo sotto silenzio. Il materiale ritrovato fu inviato alle procure militari di competenza che avviarono le indagini tra grandi difficoltà: da allora appena 300 dei circa 700 faldoni sono stati oggetto di indagine e hanno avuto uno sbocco giudiziario. Le indagini del procuratore generale di Roma Marco De Paolis sono culminate in 17 processi che hanno prodotto in totale 57 condanne all'ergastolo. Per la gravità dei fatti, per il numero di vittime e di parti civili costituite in giudizio, alcuni di quei processi costituiscono i più importanti casi giudiziari della storia della giustizia italiana. Tra questi ci sono quelli per l'eccidio di Monte Sole-Marzabotto (oltre 800 vittime civili), quello per la strage di Sant'Anna di Stazzema a Lucca (circa 470 vittime civili), quello per la strage di Civitella in Val di Chiana (oltre 200).. Archivio pubblico. Sull'anomala scomparsa del materiale contenuto nell'armadio di Palazzo Cesi ha lavorato per anni una specifica commissione parlamentare d'inchiesta istituita nel 2003 che è giunta infine alla conclusione che la ragion di Stato e il contesto internazionale influenzarono l'azione penale contro i criminali tedeschi. Dal 2016, quasi a voler riparare tardivamente un torto storico incalcolabile, i documenti dell'"archivio della vergogna" contenenti il racconto dei crimini di guerra commessi in Italia durante l'occupazione nazifascista sono stati pubblicati online e resi accessibili a tutti sul sito dell'Archivio storico della Camera dei deputati..
Autore
Focus.it

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