Che cos’è Sentinella dell’Est

  • Postato il 16 settembre 2025
  • Di Panorama
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Il nome della nuova operazione decisa dalla Nato è Sentinella dell’Est. E il lavoro delle sentinelle è quello di controllare una posizione, dare l’allarme e, in estremo, nel caso difendersi da un attacco. Così, dopo il misterioso – e lasciatemi dire un po’ sospetto – attacco dei droni avvenuto la scorsa settimana, secondo i vertici dell’Alleanza Atlantica qualcosa andava fatto, ovvero schierare difese in Polonia e Romania. Chi è nato negli anni Sessanta sente il ritorno di una Cortina di ferro e di una divisione dell’Europa che pareva caduta insieme alle lastre di cemento del muro di Berlino nel novembre 1989. Anche perché questa operazione non ha un termine, durerà fino a quando sarà utile, sicuramente quando almeno uno dei governi di Russia o Ucraina cambieranno protagonisti. Resta il fatto che “Sentinella dell’Est” ha il compito di rafforzare ancora di più la sicurezza del fianco Est dei Paesi alleati, dare almeno una sensazione di maggiore protezione a Varsavia e Bucarest, illudersi di stroncare qualsiasi movimento ostile da parte del Cremlino. Lo faremo con quanto ogni nazione ha reso disponibile: Berlino ci mette quattro caccia Eurofighter, Parigi ci mette tre caccia Rafale, Copenhagen una coppia di F-16 e una nave, mentre ancora altre nazioni stanno coordinando e decidendo i loro contributi. Tutto questo si sommerà alle forze della Enhanced Air Policing, altra missione che in Polonia vede pronto un gruppo operativo dell’aviazione Norvegese e uno Olandese, dotati in tutto di otto velivoli F-35 e aiutati da altri cinque Eurofighter Typhoon dell’aviazione tedesca che sono stati dislocati in Romania.Da quanto si apprende, anche l’Italia dovrebbe partecipare, inizialmente con una coppia di Typhoon che si aggiungeranno al contingente (uomini e mezzi) che già sono sotto il comando della Nato. Anche se al momento la nostra Difesa smentisce. Quanti aerei, con che cosa e dove, esattamente lo sapremo tra qualche ora, ma certamente si aggiungeranno agli operatori e tecnici della batteria di missili Samp-T fornita, ai nostri quattro F-35 già presenti da quelle parti e all’ormai celebre aeroplano radar G550Caew utilizzato per tracciare i fantomatici droni senza esplosivo, rattoppati con nastro adesivo ed evidentemente disorientati che sono divenuti un perfetto alibi per gridare al lupo. In tutto ci sono già circa duemila militari italiani, ma è un numero che potrà facilmente crescere. Il Regno Unito aiuterà invece i Paesi baltici sul confine Nord dell’Europa, dove si sa che ai confini dell’Artico ci sono spesso avvicinamenti e sconfinamenti da parte di velivoli russi, specialmente bombardieri, che eseguono missioni di addestramento e valutazione delle risposte occidentali.

Intanto le dichiarazioni del ministro Crosetto sul fatto che non siano ancora preparati a sufficienza per difenderci da un eventuale attacco rimbalzano sui media, ma nessuno dei politici che per decenni hanno ridotto le spese e gli investimenti militari si sogna di ammettere che fu un grave errore anteporre sogni d’europeismo (in gran parte infranti) alle dotazioni per la deterrenza armata. Intanto però la Nato avrà fatto una richiesta esplicita di che cosa servirebbe da parte dell’Italia e tale istanza sarà sottoposta all’approvazione delle nostre istituzioni. Di fatto, piaccia o meno, con questa operazione la Nato ricrea una barriera protettiva dal Mare del Nord al Mar Nero in risposta a una dichiarazione ai sensi dell’Articolo 4 della Nato da parte del governo polacco. La domanda ora è: ma da che cosa dobbiamo difenderci? Ci raccontano che è necessario poter contrastare i droni russi che cercano scorciatoie per arrivare a colpire l’Ucraina, ma tale tesi non sta in piedi per ragioni geografiche (il percorso si allunga e il carburante consumato rende meno efficaci i droni), ed anche per ragioni politiche, poiché per le forze russe sarebbe molto più semplice passare per lo spazio aereo della Bielorussia. Vero è che gli episodi d’impudenza russa nei cieli del nostro fianco orientale stanno aumentando di frequenza, con violazioni dello spazio aereo in Romania, Estonia, Lettonia e Lituania. Resta da capire perché mai Putin dovrebbe voler attaccare un fronte verso il quale non ha speranza di conquista. Ma certamente anche i russi rafforzeranno quel settore, sposteranno assetti, soldati e basi militari. E questa non è una buona notizia.

La posizione italiana tra Nato ed Europa 

Intanto al Forum Defence Procurement di questa mattina (16 settembre), intitolato “La prospettiva nazionale per una difesa europea” il Generale Luciano Portolano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, ha spiegato: “La difesa, l’industria e il mondo accademico si impegnano oggi a supportare la realizzazione di un progetto, esprimendo un contributo di pensiero mediante specifici tavoli tecnici che verteranno su capacità quali l’Information and Communication Technologies – Cyber, convenzionali e spaziali. Lo scopo di questa iniziativa è rafforzare il dialogo strategico tra difesa e industria nazionale con l’obiettivo di creare un formato strutturato che spinga le varie articolazioni della Difesa e i diversi attori industriali a un confronto costante, sulle prospettive di medio-lungo periodo della politica industriale di settore. Come ho sempre sostenuto da Direttore Nazionale degli Armamenti, nonostante le Forze Armate e l’industria si muovano secondo binari diversi, questi non devono mai essere divergenti e, inoltre, è importante che non si verifichi mai una inversione dei ruoli, con l’industria che esprime le esigenze operative e la difesa che decide le strategie industriali. E da Capo di Stato Maggiore della Difesa, confermo questa posizione. Lo scenario internazionale sta cambiando rapidamente. Assistiamo ad un ribaltamento sempre più definito dei rapporti tra dinamiche globali e dinamiche regionali (…). In questo contesto, in un mondo in piena trasformazione geopolitica, l’Europa come continente e l’Unione europea, come istituzione si trovano di fronte a una fase cruciale della storia. Pertanto, la base industriale europea della Difesa è fondamentale perché è parte integrante dell’autonomia strategica del continente, insieme al rafforzamento delle capacità militari esprimibili dai singoli paesi, essenziali per rendere più credibile il pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica (…). in sintesi, quello che scriviamo come europeismo deve anche essere letto atlantismo. E in tutto ciò è opportuno che si senta anche un forte accento italiano”.

Autore
Panorama

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