Che Papa sarà dopo Francesco? Un conciliatore o un moderato che dia priorità alla pace di una Chiesa divisa? Due blocchi al voto
- Postato il 3 maggio 2025
- Politica
- Di Blitz
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Che Papa sarà dopo Francesco? Sarà un Papa che intende dare continuità a Bergoglio o uno che punta sulla tradizione? Serve di più alla Chiesa un conciliatore per portare a termine le riforme promesse o piuttosto un moderato che dia priorità alla pace di una Chiesa che Francesco ha lasciato divisa non cercando (quasi) mai di conciliare le varie posizioni, anzi addirittura “esasperandole” come sostiene la storica piemontese Lucetta Scaraffia, già docente di Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma? Il Conclave che si apre mercoledì 7 maggio è diviso – semplificando – in due blocchi. È carico di veleni e fake news sui siti Usa.
Blocchi geografici ed ideologici
I bookmakers da giorni rilanciano una sorta di toto-Papa, esercizio francamente poco elegante ma i tempi sono ormai questi. Dunque ci sono gli italiani (17), e ci sono cardinali di altri 71 Paesi, dodici dei quali mai rappresentati; molti di questi cardinali si sono incontrati per la prima volta. Il fattore geopolitico è stato al centro di molte discussioni e analisi. Ed è emerso la fragilità dell’Europa; solo 53 cardinali europei in Conclave. Mai così pochi.
E poi c’è il fattore “ideologico”. Inevitabile la domanda: vincerà un Papa “progressista” o un “conservatore”? Se il blocco bergogliano (108 cardinali sono di sua nomina) potrebbe puntare sulla continuità, lo schieramento conservatore punta sulla tradizione potendo contare su un collante formidabile, cioè i 10 porporati statunitensi. Il Washington Post (area liberal-democratica) punta su Raymond Burke, 76 anni, convinto sostenitore della Messa in latino, vescovo del Wisconsin, gran tessitore anti-Bergoglio. E poi c’è il “trumpiano” Timothy Dolan, 75 anni, arcivescovo di New York, star del web, volto pop della Chiesa Usa. Dall’Africa provengono due conservatori intransigenti: Robert Sarah (Guinea) e Peter Turkson (Ghana). “Giovedì 8 o venerdì 9 si saprà,” come lascia intuire l’iracheno Louis Sako, patriarca della rigida Chiesa cattolica caldea a Baghdad.
Il profeta Francesco
Lo riconosce la maggior percentuale dei teologi. Papa Francesco, il Papa del popolo, era un profeta ma anche un solista. Ha aperto ai gay e all’Islam, sul clima è stato quasi un no-global. Sul fronte della politica estera – migranti, pace, clima – ha detto apertamente la sua ed ha inciso. Non altrettanto ha inciso sul fronte interno – morale sessuale, apertura al diaconato femminile, comunione ai divorziati – come desideravano (e oggi desiderano più che mai) Polonia e Africa. Attenzione: il fronte anti Bergoglio è più ampio di quanto appaia. La sua eredità – pace e dialogo – in ogni caso ha rimesso la Chiesa al centro del mondo.
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