L'insospettabile Antonio Boggia fu uno spietato serial killer italiano del XIX secolo. All'epoca fu definito "il mostro della Stretta Bagnera", dal vicolo milanese dove si trovavano alcuni locali di sua proprietà e oggi scomparso.
Nato a Urio, nel Comasco, il 23 dicembre 1799, Antonio si trasferì a Milano nel 1818, dove la sua attività di piccolo imprenditore presto fallì. Allora si adattò a fare quel che capitava: muratore, carpentiere. All'apparenza tranquillo e riservato, si rivelò presto diverso da come sembrava.. Una madre scomparsa. Il 26 febbraio 1860 Giovanni Maurier si presentò negli uffici del Tribunale per denunciare la scomparsa dell'anziana madre, Ester Maria Perrocchio. Di lei non si avevano più notizie da un anno: circolava voce che si fosse trasferita sul Lago di Como, dopo aver lasciato l'amministrazione dei suoi immobili proprio a Boggia, suo uomo di fiducia. Proprio su di lui si concentrarono le indagini. Si scoprì che a suo carico esisteva già un fascicolo per tentato omicidio.. Sospettato numero uno. Aveva cercato di uccidere infatti un contabile, un certo Comi, nei locali della Stretta Bagnera. L'uomo dopo essere stato colpito alla testa con un fendente, era fuggito sanguinante e aveva denunciato Boggia che era finito per qualche anno in manicomio.
A questo punto i timori sulla Perrocchio si fecero più pressanti, fino a quando saltò fuori un testimone. Prima di sparire l'anziana signora era stata vista discutere con Boggia, il quale in seguito aveva chiesto alla portinaia dello stabile due secchi d'acqua.. Le indagini. Messo alle strette, grazie ai modi spicci della polizia di fine Ottocento, Antonio Boggia confessò l'omicidio e fece ritrovare il cadavere della Perrocchio: era stato murato nel sottoscala. Ma non era tutto. La perquisizione nei locali di proprietà dell'assassino riservò terribili sorprese: documenti e procure di gente scomparsa negli anni precedenti, il tutto senza che nessuno avesse mai sospettato nulla. Quante persone aveva ucciso? Tante. Al punto che Boggia oggi sarebbe classificabile come serial killer.. Il processo. Il 18 novembre 1861 si aprì il processo. Gli vennero contestati quattro omicidi a scopo di rapina e un tentato omicidio, commessi tra il 1849 e il 1859. Bastarono cinque giorni per stabilire la sua colpevolezza.. Raptus assassino. Boggia allora tentò la carta dell'infermità mentale. E per sostenerla cominciò a lamentare spesso mal di testa. In cella si spogliò nudo e si mise a cantare di notte. Ai giudici disse di non sapere che cosa gli fosse preso durante gli omicidi e che si era trattato di un raptus. Ma nessuno gli credette.. Pena capitale. Fu condannato a morte e il 9 aprile 1862 Antonio Boggia venne giustiziato per impiccagione. Il suo corpo fu sepolto nel cimitero del Gentilino e la sua testa donata alla scienza, per la precisione a Cesare Lombroso, il padre della fisiognomica criminale..