Chi l’ha Visto su Garlasco, l’avvocato Lovati: “Stasi dice un sacco di bugie, l’hanno costretto a mentire. Era la pedina giusta”. E il papà di Sempio: “Quella mattina era mio figlio era con me”

  • Postato il 12 giugno 2025
  • Crime
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Chissà che cosa s’è sognato Lovati stanotte”. Federica Sciarelli apre la puntata di “Chi l’ha visto?” dell’11 giugno riportando una battuta che i telespettatori fanno nel vedere l’inviato Vittorio Romano in compagnia di Massimo Lovati e Angela Taccia, i legali di Andrea Sempio indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. In effetti il “sogno” dell’avvocato, già tante volte citato in altri contesti tv, torna anche nel programma di Rai 3, non prima però di aver affrontato altre questioni più o meno legate al delitto di Garlasco.

Un messaggio in codice? – Si parte con il misterioso messaggio lasciato su Facebook nel 2016 da Michele Bertani, amico di Sempio “dalle elementari fino alla terza media” specifica l’avvocato Taccia, impiccatosi poco tempo dopo aver scritto sui social, con una curiosa alternanza di lettere maiuscole e minuscole, un verso di un brano dei Club Dogo che recita: “La verità sta nelle cose che nessuno sa”. Ebbene, togliendo le maiuscole e trasmutando quel che resta nell’alfabeto ebraico (come ebraico è il nickname che Bertani si era dato sulla piattaforma) si ottiene una frase che tradotta in italiano recita “C’era una ragazza così, chi lo sa?” o, secondo altre ricostruzioni, “C’era una ragazza lì che sapeva”: parole che sembrerebbero andare nella direzione per cui Chiara Poggi avrebbe scoperto qualcosa, e quindi sarebbe stata uccisa.

Sogna Lovati, sogna – “Potrebbe militare quanto ho sognato” interviene allora Lovati, riferendosi all’ipotesi di un sicario che avrebbe eliminato la ragazza. “Noi ovviamente sappiamo che lei non ha sognato” lo ferma Romano, “sappiamo che lei ci dice quello che può dirci”. “Siete liberi di crederci o no” replica il legale. “Può darsi che sia un sogno, come dice lei” osserva Federica Sciarelli, “può darsi pure che lei come avvocato ha avuto delle confidenze e col segreto professionale non le può dire, quindi le tramutiamo in sogno. Questa è una mia opinione e anche dei nostri telespettatori che sono sempre molto attenti”.

La telefonata di Stasi al 118: “Andrea!” – Il discorso scivola poi sul numero e l’identità dei soggetti presenti in casa Poggi nel momento dell’omicidio, dato che per la Procura si tratterebbe di Sempio e Stasi, oppure di Sempio con altri soggetti. A essere ristudiata è pure la telefonata fatta da Stasi al 118 mentre si recava in caserma dopo aver trovato il corpo esanime della fidanzata. “Andrea” si sente a un certo punto della chiamata. Si tratta di Sempio? Era lì con Alberto Stasi? “Probabilmente è un operatore che sta lì mentre lui (Stasi, ndr) chiama il 118” specifica Sciarelli. “Un carabiniere oppure una persona che stava lì perché in quel momento Stasi entra in caserma”. Il papà di Sempio, intervistato da Vittorio Romano, non ha dubbi: “Quella mattina mio figlio stava a casa con me, aspettava che tornasse la mamma”.

Una scena da riscrivere – Nel frattempo, come noto, i RIS sono tornati a casa Poggi con mezzi molto sofisticati per riscrivere la scena del delitto. Chi c’era in quella casa il 13 agosto 2007 tra le 9:12 e le 9:44, quando Chiara era già stata colpita alla testa? Pochi i dati certi: uno di questi è che la vittima conosceva molto bene l’assassino, al punto da aprirgli la porta in pigiama. Con Sempio, però, pare non ci fosse questo tipo di intimità. L’amico di Marco Poggi ha sempre dichiarato di essere rimasto a casa propria fino alle 9:50, quando una volta tornata la madre ha guidato fino a Vigevano per comprare un libro. La tappa in paese è testimoniata dal famoso scontrino del parcheggio, consegnato ai Carabinieri nel 2008. L’idea di conservarlo, spiega il padre, fu di sua moglie, che avrebbe deciso di tenerlo proprio perché, essendo il figlio amico del fratello di Chiara, sarebbe stato sicuramente sentito dalle forze dell’ordine. E così è stato. Ma la Procura di Pavia oggi crede che Sempio fosse sul luogo del delitto: con quale ruolo? È di nuovo l’avvocato Lovati a prendere la parola: “Il capo d’accusa è, come ho sempre riferito, indeterminato, mutevole e non permette alcun tipo di difesa. È un capo di incolpazione nullo, perché il capo di imputazione deve essere specifico. Voglio ricordare a tutti che siamo in presenza di un processo durato 7 anni dal 2007 al 2014 e non si è mai parlato di concorso. Mai. Come mai adesso la Procura della Repubblica di Pavia enuncia da zero questo tipo di capo d’accusa di un concorso?”.

Stasi ha mentito? E su Stasi torna a ribadire quanto già sostenuto altrove: “Dice un sacco di bugie, l’hanno costretto a mentire. Era la pedina giusta per poter mentire e coprire altri. Perché farlo? Se i mandanti hanno assassinato Chiara Poggi cosa ci mettevano ad assassinare anche Alberto Stasi?” spiega il legale, che interrogato da Sciarelli sulla questione del Santuario della Bozzola replica: “Il mio sogno non parte dal 2014, quando è successa la questione dello scandalo a luci rosse nel Santuario, ma dal 14 agosto del 2007, quando gli inquirenti non fanno l’esperimento giudiziale per capire se Alberto Stasi dice la verità o il falso, perché lì bastava andare e c’erano le impronte sul campanello, sul muretto, sulla maniglia, visto che la porta era aperta”. E in chiusura d’intervento pone un quesito: “Poi, scusate, ma che senso ha che questo qua chiude la porta e non aspetta neanche l’ambulanza? Ma scherziamo veramente?”.

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