Chi sono i 4 consiglieri con Trump e Putin: il ministro russo da 21 anni, l’ex rivale di Donald e il suo amico di sempre (conosciuto con un panino al formaggio)
- Postato il 15 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Ci si immaginava un faccia a faccia ma a pochi minuti dall’incontro storico di Anchorage il vertice tra Vladimir Putin e Donald Trump si è allargato ai consiglieri che si sono portati dentro la riunione. Due per parte, come concordato dalle delegazioni di Stati Uniti e Federazione Russa: i due ministri degli Esteri (il segretario di Stato americano Marco Rubio e il russo Serghei Lavrov, arrivato ore prima con una provocatoria felpa con scritta Cccp), l’inviato speciale per l’Ucraina Steve Witkoff e il consigliere di Putin per la politica estera, Yuri Ushakov.
Marco Antonio Rubio, avvocato, 54 anni, di origine cubano-americana (è nato a Miami), è il primo latinoamericano a ricoprire la carica di segretario di Stato. Parlamentare repubblicano di lungo corso per la Florida (senatore dal 2011 al 2025, deputato dal 2000 al 2008). E’ stato a lungo uno dei più energici avversari di Trump all’interno del partito. Tra le sue frasi più celebri, questa: “Se non avesse ereditato 200 milioni di dollari, sapete dove sarebbe Donald Trump adesso? A vendere orologi per strada a Manhattan”. Poi la svolta trumpiana che l’ha portato a capo della diplomazia più importante del mondo.
Sergej Viktorovič Lavrov, 75 anni, moscovita, funzionario fin da giovanissimo al ministero degli Esteri. E’ diventato ministro nel 2004: per questo, con 21 anni di mandato ininterrotto, è il secondo ministro degli esteri al mondo per permanenza in carica, seguendo il turkmeno Raşit Meredow. Difensore ferreo della cosiddetta “operazione speciale” in Ucraina in passato ha detto tra l’altro: “Non abbiamo in mente di attaccare altri paesi. E prima di tutto non abbiamo attaccato l’Ucraina”. Nel 2018 aveva detto: “La politica occidentale in questa storia non ha alcun obiettivo a favore dell’Ucraina, ma solo finalità antirusse. Vediamo bene che tutti i discorsi fatti dagli Stati Uniti e da alcuni suoi satelliti sulla creazione di uno spazio euro–atlantico comune di pace, sicurezza e stabilità non sono altro che uno schermo usato per coprire la vecchia politica di conquista dello spazio geopolitico, di spostamento a est delle linee di divisione, sia attraverso l’espansione della Nato, sia mediante l’attuazione del programma della Ue “Partenariato orientale”.
Steven Charles Witkoff, newyorchese del Bronx, 68 anni, avvocato e imprenditore in campo immobiliare, ma soprattutto amico di Trump e in forza di questo promosso diplomatico di punta dei dossier più caldi della politica internazionale. Entrambi newyorkesi, i due si sono incontrati negli anni ’80, quando l’attuale inviato lavorava in uno studio legale specializzato in questioni immobiliari che si stava occupando di un affare per il tycoon. Il loro primo contatto risale però a qualche tempo prima in una gastronomia: Trump non aveva i soldi per ordinare un panino prosciutto e formaggio e chiese a Witkoff di pagarlo per lui. Durante la prima presidenza di The Donald è stato membro del gruppo istituzionale crearo per ridurre l’impatto economico della pandemia. Oggi è formalmente l’inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, ma è stato “coinvolto” nella questione russo-ucraina (che avrebbe un suo proprio inviato, Keith Kellogg) nel febbraio scorso per riattivare i canali di comunicazione con Mosca e disegnare un possibile percorso per il cessate il fuoco, promesso più volte da Trump.
Yuri Viktorovich Ushakov, 78 anni, anche lui di Mosca, è un diplomatico di lunghissima carriera. In particolare è stato ambasciatore della Russia negli Stati Uniti dal 1998 al 2008. Dal 2012 è consigliere e assistente del presidente della Russia per la politica estera e segnatamente per le trattative sul conflitto in Ucraina e nei rapporti con gli Usa. Nel febbraio 2022 rispose agli allarmi degli Stati Uniti su un’invasione imminente dell’Ucraina da parte della Russia con queste parole: “Non capiamo perché stiano diffondendo informazioni chiaramente false sulle intenzioni russe”. Parla fluentemente inglese e danese (è stato ambasciatore anche a Copenaghen).
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