Chi sono i vincitori del premio Nobel per l’economia

  • Postato il 13 ottobre 2025
  • Trending
  • Di Forbes Italia
  • 1 Visualizzazioni

Joel Mokyr, Philippe Aghion e Peter Howitt hanno vinto il premio Nobel per l’economia 2025 “per avere spiegato la crescita economica guidata dall’innovazione”. In particolare, metà del premio è andata a Mokyr, professore della Northwestern University di Evanston, vicino a Chicago, “per avere identificato i prerequisiti per una crescita sostenuta attraverso il progresso tecnologico”. L’altra metà è stata assegnata ad Aghion (Collège de France) e Howitt (Brown University) “per la teoria della crescita sostenuta attraverso la distruzione creativa”.

Il lavoro dei vincitori, ha dichiarato John Hassler, presidente del comitato che assegna il premio, “dimostra che la crescita economica non può essere data per scontata. Dobbiamo conservare il meccanismo alla base della distruzione creativa, per non ricadere nella stagnazione”.

Chi è Joel Mokyr

Mokyr è nato nel 1946 nei Paesi Bassi e ha doppia cittadinanza, statunitense e israeliana. È uno storico dell’economia che ha compiuto importanti studi sulla Rivoluzione industriale. Nel comunicato del comitato si legge che “ha usato fonti storiche come mezzo per scoprire le ragioni per cui la crescita sostenuta è diventata la nuova normalità. Ha dimostrato che, se le innovazioni devono succedersi in un processo che si auto-alimenta, non solo dobbiamo sapere che qualcosa funziona, ma dobbiamo anche avere una spiegazione scientifica del perché. Quest’ultima era spesso carente prima della Rivoluzione industriale, cosa che rendeva difficile costruire sulla base delle nuove scoperte e invenzioni”.

Mokyr ha studiato proprio la genesi della Rivoluzione industriale, che ha ricondotto alle idee diffuse da Francesco Bacone nel XVII secolo e a quelle dell’Illuminismo del ‘700. Il “programma baconiano” del ‘600, ha spiegato Mokyr, voleva applicare la filosofia naturale alla risoluzione di problemi tecnologici e portare al benessere economico; l’Illuminismo ha portato a sviluppi istituzionali che hanno favorito l’accesso alla conoscenza e aperto la strada alle innovazioni della Rivoluzione industriale. Questi studi sono sfociati nel suo libro più celebre, Una cultura della crescita. Le origini dell’economia moderna.

Il comunicato ricorda anche come Mokyr abbia “sottolineato l’importanza di una società aperta a nuove idee che permetta il cambiamento”. Mokyr ha affermato che, tra le ragioni per cui la Rivoluzione industriale è avvenuta in Europa e non, ad esempio, in Cina, dove il livello di tecnologia era simile, c’era la frammentazione politica del continente. In Europa, secondo la sua ricostruzione, chi aveva idee poco ortodosse poteva, se necessario, migrare facilmente in uno stato vicino, cosa impossibile in grandi imperi come quello cinese.

Chi sono Philippe Aghion e Peter Howitt

Aghion, classe 1956, è francese ed è il figlio di Gaby Aghion, la fondatrice del marchio del lusso Chloé, nonché la donna che ha coniato l’espressione prêt-à-porter. Howitt, nato nel 1946, è canadese e insegna da molti anni negli Stati Uniti. Nel 1992, ha scritto il comitato, i due “hanno costruito un modello matematico per la cosiddetta distruzione creativa“, cioè il fenomeno per cui “quando un prodotto nuovo e migliore entra sul mercato, le aziende che vendono prodotti più vecchi perdono. L’innovazione rappresenta qualcosa di nuovo ed è, perciò, creativa. È tuttavia anche distruttiva, perché l’azienda la cui tecnologia viene superata perde competitività”.

Aghion e Howitt hanno proposto un modello matematico di crescita economica basato sulle idee di Joseph Schumpeter, economista austriaco della prima metà del Novecento. Schumpeter parlava di “distruzione creativa” per descrivere il processo di “mutazione industriale che rivoluziona incessantemente la struttura economica dall’interno, distruggendo senza sosta quella vecchia e creandone sempre una nuova”. Aghion e Howitt hanno applicato il paradigma alla teoria della crescita endogena, secondo la quale la crescita economica è generalmente il risultato di fattori interni più che esterni. Hanno concluso che la distruzione creativa – il processo per cui posti di lavoro e intere aziende vengono costantemente distrutti e sostituiti – è alla radice di una crescita economica sostenuta. Ogni volta che un’impresa riesce a spodestare il leader di mercato, altre sono incentivate a migliorare ulteriormente il prodotto o il processo per scalzare a loro volta il nuovo dominatore.

Queste ricerche, aggiunge un approfondimento pubblicato sul sito del premio, hanno anche ispirato altri economisti. Un campo di studi partito dall’articolo del 1992 riguarda il numero ottimale di aziende in competizione. “Nonostante progressi tecnologici promettenti, la crescita ha rallentato negli ultimi decenni”, si legge. “Una spiegazione basata sul modello di Aghion e Howitt è che alcune aziende sono diventate troppo dominanti. Politiche più decise per controbilanciare l’eccessivo predominio sul mercato potrebbero essere necessarie”.

Un’altra lezione del loro lavoro è che la creazione di vincitori e vinti non riguarda solo le aziende, ma anche i lavoratori. “Un’alta crescita richiede molta distruzione creativa, che a sua volta comporta una maggiore eliminazione di lavori e, potenzialmente, un elevato livello di disoccupazione. Di conseguenza, è importante sostenere le persone colpite facilitando il passaggio in luoghi di lavoro più produttivi. Proteggere i lavoratori ma non i lavori potrebbe essere la soluzione giusta”.

Il premio

Il nome ufficiale del premio Nobel per l’economia è ‘Premio della Banca di Svezia per le scienze economiche’. Il riconoscimento non era previsto dal testamento di Alfred Nobel, che istituiva gli altri, ed è nato solo nel 1969. Non lo assegna l’Accademia di Svezia, ma la Sveriges Riksbank, la banca centrale svedese.

Molte persone hanno contestato l’introduzione del premio. Peter Nobel, pronipote di Alfred, lo ha definito “una trovata pubblicitaria con cui gli economisti vogliono migliorare la loro reputazione. [Alfred] Nobel disprezzava le persone più interessate al profitto che al benessere della società. Nulla indica che avrebbe voluto un premio del genere”. L’economista Friedrich von Hayek, dopo avere vinto nel 1974, disse che, se qualcuno lo avesse consultato sull’istituzione del premio, sarebbe stato “decisamente contrario”. A suo giudizio, “il premio Nobel conferisce a un individuo un’autorità che in economia nessuno dovrebbe possedere”.

L’articolo Chi sono i vincitori del premio Nobel per l’economia è tratto da Forbes Italia.

Autore
Forbes Italia