Chiamare il 118, in Calabria i tempi di risposta restano lunghi

  • Postato il 20 giugno 2025
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Chiamare il 118, in Calabria i tempi di risposta restano lunghi

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COSENZA – Ancora non ci siamo, la Calabria non è riuscita a garantire una risposta immediata alla chiamata del suo sistema di soccorso 118. Lo certificano i dati sulle performance delle aziende sanitarie provinciali, nonostante paradossalmente incompleti. Da due anni, infatti, a gestire l’intero sistema di emergenza-urgenza regionale è l’Asp di Cosenza, che ha anche il compito di monitorare i tempi di risposta delle ambulanze. La stessa Asp, però, a giugno 2025 non riesce a garantire i dati relativi ai suoi stessi tempi di risposta e quelli dell’Asp di Catanzaro, lasciando il ruolo di “pecore nere” soltanto alle Asp di Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia.

L’unica cosa che viene messa nero su bianco è che l’Asp di Cosenza è “in linea” con le altre Asp, vale a dire che neanche in questo caso è riuscita a garantire quanto disposto dal ministero: nei codici rossi e arancioni un’ambulanza deve arrivare in massimo 21 minuti, diciotto in una condizione ottimale. In media, negli ultimi anni, le cose sono andate molto male: 27 minuti nel 2020, 30 minuti nel 2021, 28 minuti nel 2022. Un dato che è andato progressivamente peggiorando dal 2017 in poi: 18, 19 e 22 minuti tra il 2027 e il 2018. Nel 2023, invece, i minuti sono scesi a 27. Il 2024 intanto resta ancora incompleto e in un certo senso incerto. La soglia resta parecchio oltre i 22 minuti di attesa dalla chiamata all’arrivo dei mezzi di soccorso. Con picchi ancora importanti. In generale l’andamento del 118 regionale.

«Non risulta in linea con il valore indicatore previsto – scrive l’Asp di Cosenza – essendo pari ad una percentuale del 32% nel 2022, e del 28% nel 2023 mentre il dato 2024 non è ancora disponibile. Per le singole Asp regionali occorre evidenziare che l’indicatore non risulta in linea per nessuna Azienda, registrando in genere valori che oscillano tra il 29 ed il 27%, in linea con i dati di Cosenza, ma non sul valore di garanzia».

In realtà l’indicatore Lea è espresso in minuti, non in percentuali. Nessuna spiegazione, dunque, sul sistema di conteggio adottato dall’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Ad andar peggio è l’Asp di Vibo Valentia (29), segue Reggio Calabria (28) e poi Crotone (27), indisponibili, come dicevamo, i dati di Cosenza e Catanzaro. I dati disponibili, in ogni caso, segnalano un peggioramento complessivo dei tempi di risposta rispetto all’anno precedente. Tempi biblici per il 118 che la Calabria tenta di superare con difficoltà.

C’è anche la possibilità di avanzare una proposta per “salvare” la Calabria dalla maglia nera sui soccorsi. A proporla per primo è stata la fondazione Gimbe nell’analisi sui Lea Calabresi. Una sorta di “bonus” per le aree geograficamente disagiate che non riescono a garantire questo tipo di risposte. Ma sarebbe come dichiarare buona parte dell’Italia, in larga parte montuosa, una zona disagiata revisionando complessivamente un dato ormai riconosciuto dalla comunità internazionale. Ma si tratta sono di burocrazia. Il problema vero è la tenuta dei soccorsi. In attesa che l’Asp di Cosenza riesca a tirare fuori dal cassetto i dati relativi alla sua stessa provincia.

Missione impossibile? O quanto scritto nella relazione sulla performance resterà soltanto una copia carbone di quanto dichiarato il mese scorso nelle relazioni al bilancio?

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