Chiamati per evitare il sangue: nella gestione degli affari della Curva Nord interista spuntano le figure dei mediatori (vicini ai clan)

  • Postato il 9 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Le curve di Inter e Milan, ormai si è capito, sono un gran bell’affare. Affare criminale, perché in altro modo non sarebbe declinabile il termine. Ma se la torta milionaria per anni e con l’occulta presenza delle cosche di Platì, in Curva Sud è stata gestita in modo monarchico con Luca Lucci a comandare su tutto e tutti, silenziando liti e malumori, non si può dire altrettanto dell’altra metà del cielo ultras di Milano. La storia recente della Curva Nord interista sembra quasi un plot shakespeariano animato da rancori e vendette, da tradimenti e morti ammazzati. Due, al momento. Ma forse il romanzo non è ancora concluso. E di certo il macabro tabellino sarebbe potuto essere più corposo se in questa storia non fossero intervenute nuove figure: i mediatori. Si tratta, risulta agli inquirenti, di personaggi che poco hanno a che vedere con il mondo ultras e molto invece con quello della malavita organizzata. Gente di peso, si dice nel milieu, gente che in agenda ha contatti con i potentati di ‘ndrangheta e Cosa nostra, in terra patria come sotto al Duomo. Non si tratta di giovani emergenti, ma di esperti consulenti della mafia spa, e che come in questo caso, pur allacciati a doppio filo con clan e famiglie, in curriculum non si portano condanne per mafia. Nella storia breve della Curva Nord iniziano ad affacciarsi nella seconda metà del 2018 quando il futuro morto ammazzato Vittorio Boiocchi esce da una galera ventennale e in un attimo, con minacce armate, si riprende il comando della Nord. Oggi, dopo l’indagine Doppia Curva, processi e sentenze, questi facilitatori sono ancora in pista con lo stesso immarcescibile ruolo: mediare contrasti facendo valere il proprio carisma criminale.

Oggi sono due i nomi che stanno in evidenza sul tavolo degli inquirenti se pur allo stato non coinvolti nelle inchieste. E sono entrambi siciliani. Il primo, Carlo Ritrovato, 63 anni, è un catanese di Caltagirone. Il secondo, Carlo Zacco, 54 anni, è nato a Palermo. Nessuno dei due risulterà indagato nella maxi inchiesta sulle curve, né prima né adesso. E però i loro nomi ricorrono spesso nei momenti cruciali, quando il punto di rottura e lì a poter scatenare una faida. Partiamo allora da colui che, stando alle verifiche degli inquirenti, solo poche settimane fa mettendo sul piatto il proprio peso criminale ha silenziato una lite tra personaggi storici della Curva che poteva diventare molto di più. Carlo Zacco ha una residenza ufficiale nel comune di Vermezzo, anche se in realtà le sue attività le giostra nel centro di Milano. Spesso lo si incontra ai tavolini del bar-ristorante Astoria di viale Montenero a due passi dal Tribunale, nei locali che una volta furono di un cinema a luci rosse. Suo padre è Antonino Zacco, detto Nino il Bello o il Sommelier per la sua conoscenza dell’eroina bianca. Oggi ha 77 anni, vive a Cesano Boscone e nei Novanta stava in batteria con la famiglia Carollo, emissari di Cosa nostra a Milano. Cappotto e baffetti, Nino il Bello compare già nelle foto scattate dall’anticrimine del capitano Ultimo durante la Duomo Connection. Prosegue poi a fare affari con i platioti e nel frattempo ad Alcamo collabora alla più grande raffineria di eroina di Cosa nostra. E quando il giudice lo condanna a una pena pesante, da dietro al gabbione dell’aula bunker di piazza Filangeri al suo legale sussurra: “Avvocà, pacienza”.

Perché per il Sommelier vale il vecchio detto siciliano: “Calati juncu ca passa la china”. E per Zacco la china (la piena, ndr) è passata da un pezzo. È tempo di riallacciare le vecchia amicizie guardando al futuro. Tanto che il primo marzo 2021 il pm di Milano Alessandra Cerreti lo indaga per associazione mafiosa. È l’inchiesta Hydra e Nino Zacco finisce nei monitoraggi di Errante Parrino, castelvetranese di Abbiategrasso in contatto con l’ex primula rossa Matteo Messina Denaro. Con Parrino e altri membri del Consorzio mafioso si incontra spesso. Ma l’indagine è troppo vasta e così il filone di Nino il bello viene tralasciato con relativa archiviazione. Ma è un nodo che altri inquirenti stanno riprendendo. Carlo, il figlio più grande, non pare da meno. Precedenti per droga e omicidio stradale, ma mai per mafia, il suo carisma nel tempo è cresciuto, anche grazie ai rapporti con i narcos di Belgrado. Nel 2016 viene controllato nel parcheggio dell’Ikea di Corsico a bordo di una Lamborghini. È in compagnia del trafficante serbo Dragan Kurtesc vicino al broker della droga Jakov Kontic legato alla famiglia pugliese dei Magrini. Certo per Zacco avere un padre di così nobili origini criminali ha fatto molto, ma oggi l’ex giovane spacciatore che giocava nella squadra di calcio del carcere di Opera, si è fatto uomo rispettato, in grado di trattare dall’alto in basso con criminali del calibro di Nazza Calajò, il narco-padrino del quartiere Barona, remake milanese della banda della Magliana. In quel fascicolo coordinato dal pm Francesco De Tommasi, i carabinieri del Ros definiscono Zacco “personaggio di assoluto valore criminale”.

Documentati risultano poi i contatti di Zacco all’interno del cerchio magico della Curva nord all’epoca del triumvirato Andrea Beretta, Antonio Bellocco, Marco Ferdico. Vengono infatti intercettati i suoi incontri con il palermitano Francesco Intagliata già membro del direttivo nerazzurro e coinvolto nell’indagine Doppia Curva. Non solo, il figlio di Nino il Bello poteva contare sull’amicizia con Pino Caminiti, l’uomo dei parcheggi dello stadio protetto dal boss di San Luca Giuseppe Calabrò detto U Dutturicchiu. È con questa carriera alle spalle che di recente Zacco ha allacciato fraterni rapporti con uno storico personaggio della Curva Nord, uno che viene dal gruppo Ultras e che oggi ne dirige un altro che porta il nome di un vecchio telefilm americano. Rapporti, per quel che risulta, legati anche ad altri interessi, ma che sono tornati utili quando in un locale dell’hinterland la miccia si è accesa tra l’amico ultras di Zacco e lo storico leader oggi nel direttivo della Nord Nino Ciccarelli. Dalle parole forti si stava passando ai fatti. Poi l’uomo, il cui padre a Milano ha coltivato interessi con Cosa nostra, ha messo pace, calmato le acque. Insomma mediato, poco prima del punto di rottura.

Il secondo uomo di pace è Carlo Ritrovato. Il catanese abita a Pioltello, comune a nord di Milano crocevia storico degli affari della Curva Nord. In curriculum, secondo una informativa della Squadra Mobile, porta “precedenti per associazione per delinquere, rapina, omicidio doloso, sequestro di persona a scopo di estorsione, porto abusivo di armi”. Nessun precedente per mafia invece. Il suo nome, per anni rimasto chiuso negli archivi di una vecchia indagine della Procura di Asti, ha navigato distante dalle cronache, veleggiando negli affari del food, bar-pasticcerie siciliane e ristoranti della movida milanese. Poi, pur non indagato, è saltato fuori dagli atti dell’ultima inchiesta sulla famiglia Maiolo, calabresi di Pioltello, già coinvolti nel maxi-blitz Infinito. E qui, quel che si sussurrava nel milieu, è stato scritto nero su bianco: la sua vicinanza di famiglia e di affari con la cosca Morabito di Africo. Ne parla Ritrovato a colloquio con il boss Cosimo Maiolo. È lì per mediare, ancora una volta, in una faccenda dove è coinvolto il suo amico Maurino Nepi, nome oggi conosciuto perché a ruota del triumvirato criminale che ha comandato la Curva Nord con metodi mafiosi: Beretta-Ferdico-Bellocco. Ed è Nepi che nel luglio 2022 fa allertare l’amico Ritrovato.

Il problema è grave e il rischio che ci scappi il morto alto: Vittorio Boiocchi e Andrea Beretta sono ai ferri corti. Il primo accusa il secondo di “scavallare” i soldi della curva, in particolare quelli del merchandising. L’incontro è fissato in via Tesio al bar Tenconi davanti allo stadio Meazza. È lo stesso Beretta a verbale a svelare l’ingresso sulla scena di Ritrovato: “Ricevo una chiamata di Boiocchi, incomincia a insultarmi pesantemente. ‘Tu fai sempre quel cazzo che vuoi, fai le cose di testa tua, sei un pezzo di merda!’. Io sono sbottato. ‘Adesso m’hai rotto i coglioni, ci ammazziamo di botte’ e lui mi dà appuntamento al bar Tenconi. Alla telefonata assiste Toni Sanrocco, un mio amico. Lui aveva chiamato anche Maurino, Nepi. Mi dice: ‘Perché non chiami Carlo Ritrovato?’ Che è un signore di Pioltello che conosce tutti e due, per fare da mediatore. Al che chiamo questo personaggio di Pioltello e si rende disponibile a venire con me all’appuntamento. Ritrovato così fa da mediatore perché diciamo che a me mi conosceva come un ragazzo di Pioltello e conosceva anche degli amici di Vittorio, delle conoscenze che aveva nel mondo di Milano. Carlo ha delle attività, dei bar, gestisce dei bar e ha delle attività commerciali. È una persona che nell’ambito della malavita di Milano è conosciuta”. L’intervento del catanese è confermato anche da Marco Ferdico: “Non so chi, gli ha detto: ‘Cazzo, andiamo lì con Carlo, è amico tuo, è amico suo e magari vi appacia la vicenda’, e così è stato. Presentandosi con Carlo li ha messi al tavolo tutti e due, io non conosco Carlo Ritrovato, non so chi sia, però so che è andato lui e gli ha fatto questa pace apparente”. Ritrovato dunque media e propone che la visione dei conti del merchandising venga fatta vedere da Beretta al suo bar di viale Lombardia con presente Boiocchi.

Il ruolo di mediatore di Carlo Ritrovato, già in buoni rapporti con Giuseppe Sculli ex calciatore di Serie A nonché nipote di Giuseppe Morabito, il Tiradritto padrino di Africo, si rende manifesto il 6 settembre 2022, quando Boiocchi scrive a Beretta che il giorno dopo andrà a pranzo “dall’amico del ristorante”. A quell’epoca, secondo gli inquirenti, a Ritrovato è riconducibile la gestione del ristorante Settimo Senso di via Sottocorno. Locale che sarà frequentato anche dai capi della Sud milanista, come Giancarlo Lombardi e Luca Lucci, oltre che dagli Zacco. Sempre il 6 settembre Paolo Cambedda inoltra a Boiocchi una messaggio di Ritrovato: “Ciao amico mio, mi fai una gentilezza. Devo parlare con il tifoso (Boiocchi, ndr), domani digli di passare da me per le 12,30”. Cambedda risponde: “Sarà fatto, lui aspettava una tua telefonata, però ti devo dire una cosa, lui non vuole parlare con quello là (Beretta, ndr), solo con te, ormai sono alle strette. Perciò mi devi dire che lui non c’è, altrimenti è costretto a lasciare il tavolo”. Ritrovato lo rassicura: “No, non c’è, voglio parlare con lui da solo”. Saputo del vertice, Boiocchi lo comunica anche a Giancarlo Pedrazzoli, detto Pedra, uno dei capi del gruppo ultras nerazzurro Irriducibili, nonché fervente animatore dell’associazione neofascista Lealtà Azione. Così Boiocchi manda un vocale a Pedrazzoli: “Ciao amico mio, mi ha chiamato il mio amico domani vado alle 12.30 al ristorante a mangiare, poi ti faccio sapere”. Lo stesso Pedra comunica che nei giorni precedenti Andrea Beretta ha incontrato Ritrovato: “Si sono visti Andrea e ristorante”. Ritrovato da buon mediatore, gioca sui due tavoli. Il giorno dopo verso le 13 Boiocchi è ai tavolini del Settimo senso. Discute con Ritrovato. Verso sera un ultimo messaggio conferma che i dialoghi di pace sono falliti: “Siamo fermi al capolinea”. Da lì a poche settimane, il 29 ottobre 2022, Vittorio Boiocchi sarà ammazzato. Mandante dell’omicidio: Andrea Beretta.

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