Chiara Ferragni in tribunale a Milano: tailleur nero, tacco a spillo e silenzio social per il “Pandoro gate”

  • Postato il 4 novembre 2025
  • Di Panorama
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Niente stories, niente sorrisi, niente parole. Solo il rumore dei tacchi sul pavimento del Palazzo di Giustizia di Milano, e l’obiettivo dei fotografi che catturano ogni movimento. Chiara Ferragni è tornata lì dove, da oggi, la narrazione non è più digitale ma giudiziaria. È la seconda udienza pre-dibattimentale del procedimento che la vede imputata per truffa aggravata, insieme ad altre due persone, per i casi del Pandoro Pink Christmas e delle uova di Pasqua.

Assistita dagli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, la fondatrice di The Blonde Salad è entrata nell’aula della terza sezione penale, davanti al giudice Ilio Mannucci Pacini, per un’udienza a porte chiuse. Sul tavolo, la decisione sulle parti civili e la scelta del rito.

Il look del giorno più atteso

Un tailleur doppiopetto nero, lungo, con i bottoni chiusi fino all’ultimo. Sotto, una camicia bianca dal colletto rigido. Nessun gioiello, nessun logo, nessuna concessione al superfluo. Solo una borsa nera, portata stretta sotto la spalla. E poi quel dettaglio inevitabile: i tacchi a spillo, discreti ma dichiarati, come un segno di sé che resiste anche nei giorni in cui tutto il resto si riduce al minimo.

I capelli lasciati sciolti, il trucco appena accennato, una sfumatura di rosso sulle labbra. Tutto parla di controllo, di una comunicazione costruita sul silenzio. Perché da ventiquattro ore Chiara Ferragni ha smesso di postare, interrompendo la consuetudine di condividere ogni frammento. Oggi la scena è un’altra. E le regole anche.

Chiara Ferragni in tribunale a Milano: tailleur nero, tacco a spillo e silenzio social per il “Pandoro gate”
Chiara Ferragni in tribunale a Milano: tailleur nero, tacco a spillo e silenzio social per il “Pandoro gate”
Chiara Ferragni in tribunale a Milano: tailleur nero, tacco a spillo e silenzio social per il “Pandoro gate”
Chiara Ferragni in tribunale a Milano: tailleur nero, tacco a spillo e silenzio social per il “Pandoro gate”
Chiara Ferragni in tribunale a Milano: tailleur nero, tacco a spillo e silenzio social per il “Pandoro gate”

Il rito scelto: l’abbreviato

Ferragni, che si è sempre dichiarata innocente, ha scelto il rito abbreviato: una via processuale più rapida che porterà alla sentenza entro gennaio. È la prima volta che si presenta di persona in aula per il “Pandoro gate”, dopo la prima udienza, definita solo “tecnica”.

Il decreto di citazione diretta a giudizio, firmato dai pm Eugenio Fusco e Cristian Barilli, aveva già coinvolto Fabio Damato, suo ex collaboratore, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID. Tra gli imputati figurava anche Alessandra Balocco, amministratore delegato dell’azienda dolciaria piemontese, scomparsa nell’agosto scorso.

Le accuse e la difesa

Secondo la Procura, tra il 2021 e il 2022 l’imprenditrice avrebbe indotto in errore follower e consumatori, facendo credere che parte dei ricavi delle vendite di pandori e uova sarebbe andata in beneficenza. Per l’accusa, si tratterebbe di profitti indebiti per circa 2,2 milioni di euro.

Ma la difesa è netta: nessuna truffa, nessun inganno. Ferragni ha chiuso il fronte amministrativo, ha donato complessivamente 3,4 milioni di euro, e ha più volte ribadito la volontà di “rispettare la giustizia” e di “dimostrare la verità”.

Tra le parti civili e il calendario

Oggi il giudice dovrà decidere sulle richieste di costituzione di parte civile. Una 76enne che aveva acquistato alcuni pandori ha ritirato la propria istanza dopo un risarcimento extragiudiziale. Le associazioni Adicu e Casa del Consumatore restano invece in causa, con quest’ultima che ha rifiutato una proposta di 5mila euro.

Le udienze per l’abbreviato sono fissate per il 25 novembre e il 19 dicembre, con la sentenza attesa a gennaio 2026.

Fuori dal tribunale, la folla dei fotografi si disperde lentamente. Dentro, resta un’immagine: Chiara Ferragni che attraversa l’aula in silenzio, il volto teso, la postura diritta. Non serve altro. In un processo che ha già fatto il giro del mondo, oggi la parola è passata al tribunale.

Autore
Panorama

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