Chiara Ferragni si commuove in aula e dice “tutto è stato fatto in buona fede”: l’attesa della sentenza e perché la richiesta di una condanna a 20 mesi senza sospensione né attenuanti generiche

  • Postato il 26 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Una condanna a un anno e 8 mesi e senza sospensione della pena né attenuanti generiche: questa la richiesta della procura per Chiara Ferragni nel processo sui noti casi di presunta pubblicità ingannevole del Pandoro Pink Christmas Balocco e delle uova di Pasqua Dolci Preziosi. Qualche giorno fa, in attesa della richiesta di pena, il New York Post riassumeva così la parabola dell’imprenditrice digitale: “Ferragni è passata dall’essere la cocca di Dior, Gucci e Versace, sposata con un rapper famoso e capace di guadagnare cifre a sei zeri per un singolo post Instagram, al divorzio, alla caduta in rovina e a vedere la sua società, Fenice Srl, registrare una perdita di 6,65 milioni di dollari lo scorso anno”. Too much o fatti? Intanto ieri 25 novembre, a fine udienza, Chiara Ferragni ha fatto una dichiarazione spontanea, il testo concordato con i suoi avvocati ma pronunciato senza leggere i fogli che aveva in mano: “Tutto quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto in buona fede”, le parole prima di qualche lacrima, come racconta Il Corriere della Sera. L’imprenditrice ha parlato di “buona fede” ma anche di quel momento della sua vita, con il ruolo di co-conduttrice al Festival di Sanremo, con il suo sostegno alle campagne contro la violenza sulle donne, con la raccolta messa in piedi nel 2020 assieme all’allora marito Fedez per l’ospedale San Raffaele e i 4,5 milioni di euro per la creazione di nuovi posti letti all’interno del reparto di terapia intensiva da destinare all’emergenza Covid. Uscendo dall’aula e dopo l’udienza a porte chiuse, ai cronisti ha detto di essere “fiduciosa” e di non poter “aggiungere altro”.

Il procuratore aggiunto di Milano, Eugenio Fusco, e il sostituto Cristian Barilli che hanno coordinato le indagini del Nucleo Pef della guardia di finanza, hanno chiesto la stessa condanna per Fabio Damato, ex manager delle società titolari dell’immagine di Ferragni e all’epoca “braccio destro e sinistro” – come le stessa lo definiva – della 38enne. Chiesto un anno anche per l’amministratore delegato e presidente di Cerealitalia-ID, Francesco Cannillo. Nessuna attenuante della pena, dicevamo: Ferragni ha già chiuso il fronte amministrativo ed effettuato donazioni per 3,4 milioni di euro ma per i pm non merita nemmeno la cosiddetta “diminuente” per i risarcimenti.

Come siamo arrivati a questa richiesta di pena? Intanto, le mail: secondo gli accordi presi sia con Balocco che con Dolci Preziosi, dovevano essere le società di Chiara Ferragni – TBSCrew e Fenice – a rispondere ai consumatori che chiedevano quanta parte del prezzo di vendita maggiorato (pandori ceduti alla grande distribuzione per il Natale 2022 e venduti al pubblico al prezzo di 9,37 euro a confezione invece che i 3,68 euro del prodotto standard), andasse in beneficenza. Un utente scrisse: “Compro un uovo e quanto di quello che pago va a sostenere il progetto?”. A dare il via a questi interrogativi su larga scala e dunque a quello che è stato da subito chiamato ‘pandoro gate’ è stata Selvaggia Lucarelli, che ha reso pubbliche le domande, amplificato l’eco e successivamente raccontato tutto nel dettaglio nel libro Il vaso di Pandoro. Ferragni sulle prime rispose con l’ormai famoso video in tuta grigia dove si parlava di “errori di comunicazione”. Errori di comunicazione che, oggi, sono una richiesta di pena a 20 mesi.

Secondo i pm, si è trattato poi di una manipolazione del mercato: prima la comunicazione dell’iniziativa in rete, sui social, poi la messa in vendita dei prodotti con finalità benefiche sugli scaffali dei supermercati, dopo aver ‘fatto credere’ ai clienti che l’ammontare della beneficenza dipendesse dal numero di acquisti. La fiducia che molti consumatori/follower riponevano in Chiara Ferragni – in quel momento al massimo della sua credibilità social e non solo – ma anche nei luoghi dove fanno la spessa tutti i giorni, ha generato l’aggravante di “aver profittato di circostanze di luogo e persona tali da ostacolare la privata difesa” dei consumatori.

Verrà fuori la sua innocenza“, le parole dell’avvocato Marcello Bana che assiste l’imprenditrice digitale con il collega Giuseppe Iannaccone. Per la procura, l’imprenditrice avrebbe ottenuto con l’inganno un profitto di circa 2,2 milioni di euro, oltre che benefici non calcolabili dal ritorno di immagine.

Lo scorso 18 novembre, il New York Post ricostruiva così la vicenda è arrivata ora quasi al rush finale: “Alla fine del 2022, la società Fenice Srl di Chiara Ferragni — che vendeva abbigliamento femminile, gioielli, kidswear, arredamento e altro — aveva una valutazione di circa 87,5 milioni di dollari. Poi è arrivato il #pandorogate e un crollo così pesante da farle perdere quasi il 90% di quel valore. Sembrava una cosa innocua: per il Natale 2022, Ferragni annunciò una nuova collaborazione, questa volta con l’azienda dolciaria Balocco, per vendere un pandoro speciale destinato alla beneficenza. Costava tre volte un pandoro normale, ma secondo lei valeva ogni centesimo, perché ‘tutti i proventi’ sarebbero andati all’Ospedale Regina Margherita di Torino. Quasi subito, però, i media italiani (specifichiamo, Selvaggia Lucarelli) si insospettirono e, prima della fine dell’anno, smascherarono la verità.

E sempre il quotidiano newyorkese suggerisce a Ferragni di ripartire da un altro Paese, aggiungendo però che gli influencer ‘della prima ora’ come Ferragni affrontano un modello di business ormai superato: “C’è stato un grande cambiamento: si è passati dal pubblico di massa a target molto specifici, per questo tutti vogliono lavorare con i micro-influencer, parlano direttamente al loro pubblico e sono considerati credibili”, le parole Ryan Berger, a capo dell’agenzia The Berger Shop. Quindi, se non ci sono più così tanti brand disposti a pagare cifre astronomiche per raggiungere milioni di follower perché sanno che vale più la pena rivolgersi a piccole nicchie con follower fedeli, che ne sarà del modello Ferragni? Intanto, restando sui fatti, si attende la sentenza. Prossima udienza il 5 dicembre.

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