“Ci ha insegnato a leggere e a difenderci”: il ricordo in Perù di Leone XIV. La richiesta di azioni decise contro gli abusi
- Postato il 9 maggio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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La loggia di San Pietro è orientata verso sud. E il suo panorama è metafora del mondo. Volti e bandiere aspettano il nuovo Papa. Se ne contano circa 100mila, dopo la fumata bianca. Poi l’Habemus Papam del cardinale protodiacono Dominique Lamberti apre le porte a lui, Robert Francis Prevost, il 267° vescovo di Roma, con il nome di Leone XIV. Classe 1955, Prevost nasce a Chicago, ha origini europee – francesi, italiane e spagnole – ed è peruviano di adozione. Il suo motto episcopale, «In Illo uno unum», ha sì radici agostiniane ma è anche autobiografico: unire le differenze, per non subire scissioni. Il nuovo Papa chiama alla pace, ricorda il suo predecessore e a fine discorso ringrazia, in spagnolo, la diocesi di Chiclayo, dove «un popolo fedele ha accompagnato il suo vescovo, ha condiviso la propria fede e ha donato tanto, tanto, per continuare a essere Chiesa fedele a Gesù Cristo».
Nelle stesse ore, a Chiclayo, Lima e in altre diocesi peruviane, le campane delle chiese suonavano a festa per l’elezione del nuovo Pontefice. Nei vent’anni vissuti in Perù, Leone XIV, nel 2014 è stato nominato amministratore apostolico della diocesi di Chiclayo, della quale è stato vescovo dal 2015 al 2023, e ha ricoperto l’incarico di vicepresidente della Conferenza episcopale peruviana fino a poco prima della sua elezione. I presuli del Paese sudamericano hanno celebrato la sua elezione. «Vogliamo rendere grazie a Dio per l’elezione del Santo Padre», ha commentato il presidente dei vescovi peruviani Carlos Garcia Camader, spiegando che la vita di Prevost «si è forgiata in questa terra, come pellegrino» abbracciando «la natura e la nazionalità» del Perù. Monsignor Garcia lo ha descritto come uomo dedito all’ascolto, ribadendo l’appello a «costruire insieme la pace». I fedeli che lo hanno conosciuto a Chiclayo, località costiera situata a nord del Paese, lo descrivono come un pastore in mezzo al popolo. «Era sempre sorridente, e camminava con la gente», ha detto Carla Suarez, sottolineando la disponibilità di un pastore «sempre disposto a incontrare tutti: non negava un colloquio a nessuno». C’è chi ricorda le sue uscite pastorali nelle zone più remote, operando a stretto contatto con i poveri e con la Caritas locale. «Mi sono emozionata molto», ha commentato suor Margarita Flores, che con lui ha condiviso la passione per gli ultimi. «Sono felice perché Dio ci ha dato un pastore, come diceva papa Francesco, con l’odore delle pecore». Altri sono convinti che il suo Pontificato rappresenti una «benedizione per il Perù». E auspicano che «lo Spirito Santo benedica il suo impegno pastorale». Tale impegno viene ricordato persino nel sud del Perù, a Huancavelica, una delle città più povere del Paese, alta 3.600 chilometri sul livello del mare. I suoi abitanti raccontano che «il mondo comincia a conoscerlo solo adesso, ma per noi è sempre stato un fratello. Ci ha insegnato a leggere e a difenderci».
Non manca però il fango, scatenatosi anche contro altri cardinali durante il Conclave. Poco dopo la prima apparizione pubblica del Pontefice, la rete di sopravvissuti agli abusi sessuali dei sacerdoti (Snap), impegnata nella raccolta dei casi e tutela alle vittime, ha rilasciato una nota in cui accusa Leone XIV di non aver fatto abbastanza per rispondere a due denunce pervenutegli in passato. La prima nel 2000 quando era provinciale dell’Ordine di Sant’Agostino negli Usa, relativa a un sacerdote rimosso da incarichi pastorali per abusi contro minori, ma rimasto a vivere nel convento di “St. John Stone” a Chicago. La seconda si sarebbe verificata nel 2022, durante il suo episcopato a Chiclayo, dove tre vittime si sono rivolte alle autorità civili perché – a loro avviso – l’allora vescovo non avrebbe aperto le relative indagini su un sacerdote denunciato per abusi. Entrambe le accuse sono state negate dalle relative diocesi così come dal giornalista peruviano Pedro Salinas, dedito alla documentazione degli abusi nella Chiesa cattolica, per il quale le accuse sono «assolutamente false» e non vantano «né sostegno documentale, né testimonianze solide». Ma Snap non demorde e chiede a Leone XIV «azioni decisive» nei primi cento giorni di Pontificato tra cui la creazione di una Commissione globale della verità, la nascita di una legge di tolleranza zero e un fondo di riparazione per le vittime. Sembra essere questo l’unico fronte “ad personam” aperto nelle prime ore di un Pontificato celebrato persino da Washington, con il presidente Usa Donald Trump che esulta per il primo papa americano e dice: «Non vedo l’ora di incontrarlo!». Chissà se basterà questo primo idillio per colmare la divergenza di vedute in materia di immigrazione, cambiamenti climatici e giustizia sociale di un Pontefice alla Francesco, più vicino alle periferie che ai centri di potere: il trono a Roma, ma gli occhi a sud.
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