Ci sono due modi per descrivere l’attivismo delle lobby dei costruttori a Milano. Ma uno è sbagliato

  • Postato il 2 agosto 2025
  • Di Il Foglio
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Ci sono due modi per descrivere l’attivismo delle lobby dei costruttori a Milano. Ma uno è sbagliato

Al direttore - Ho letto quanto scrive Antonucci sul Foglio del 1° agosto in merito all’ordinanza con la quale il gip di Milano ha disposto gli arresti, domiciliari e no, degli indagati nell’inchiesta riguardante l’edilizia milanese. Convengo sul suo aspetto lunare, cioè fuori dal mondo. Premetto che non ho alcuna simpatia verso la parte politica invischiata nella vicenda ma ciò non mi fa velo dal rilevarne l’assurdità. L’unico ostacolo da superare era il “pericolo di reiterazione del reato” che però era insuperabile in quanto gli indagati avevano abbandonato tutti gli incarichi e reciso i legami con la cerchia affaristica del contorno. Tuttavia il gip ritenendo insufficienti questi elementi, ha affermato “ex cathedra” e aderendo alle richieste del pm che il pericolo sussisteva e ha disposto gli arresti. Ho sempre sostenuto, fin dai tempi del gip “universale” Italo Ghitti, che il vero anello debole di tutta la filiera penale sono proprio i gip di cui ricordiamo i copia-incolla delle richieste dei pm. Solo la separazione delle carriere potrà garantire a loro e a noi cittadini quella terzietà del giudice prevista dalla Costituzione.
Filippo La Vecchia 

Leggo una sconvolgente sintesi fatta dal Corriere della Sera, giornale che mi pare ieri abbia fatto con il suo vicedirettore Venanzio Postiglione una scelta di campo importante, ovvero scaricare il modello di sviluppo della capitale finanziaria italiana, surfando come accadeva un tempo sulle accuse della procura di Milano, e in questa sintesi bisogna prestare attenzione ai dettagli. Scrive il Corriere. Il sistema che per il gip milanese Mattia Fiorentini (come già per i pm) avrebbe governato l’urbanistica milanese è “così avviato e consolidato” che i privati “si permettono di esercitare pressioni sulle più alte cariche istituzionali” di Milano, “compreso il sindaco Sala”, per “ottenere l’approvazione di progetti milionari, prospettando altrimenti la sospensione degli investimenti e iniziative giudiziarie”: rovesciamento di ruoli prodotto da un “sistema corruttivo rodato, remunerativo, avallato dai rappresentanti della politica locale”, e che ha “stravolto” la “pianificazione urbanistica meneghina” concentrandola in “capo a un ristretto gruppo di potere, assai permeabile alle pressioni delle lobby costruttrici”. Proponiamo una versione diversa, senza giudizi di merito. Asciutta. A Milano, nel sistema dell’urbanistica, vi è un sistema all’interno del quale i privati interagiscono sulle alte cariche istituzionali, compreso naturalmente il sindaco, per provare a ottenere l’approvazione di progetti importanti, prospettando altrimenti la destinazione degli investimenti ad altri contesti e verso altre opportunità, e valutando in caso di ostruzionismo da parte dell’amministrazione anche azioni legali. D’altronde pensate a quale rovesciamento dei ruoli vi sarebbe se un privato, in una città, non si preoccupasse di fare affari, di ottenere cioè remunerazioni sottoscrivendo contratti con la politica, e d’altronde pensate a quale rovesciamento dei ruoli vi sarebbe se le lobby dei costruttori non facessero il proprio mestiere di provare a fare pressioni sul mondo della politica, cosa che fino a prova contraria non dovrebbe essere vietata dalla legge. Le parole cambiano tutto. La scelta in fondo è sempre quella: occuparsi delle responsabilità individuali è un conto, criminalizzare la politica è un’altra storia. 

Al direttore - Vivo a Milano da sette anni, ho scelto di viverci con la famiglia non per lavoro, avrei potuto vivere in qualunque posto d’Italia. Ho scelto Milano perché Milano offre tutto ciò che si può avere da una moderna metropoli europea: trasporti efficienti, buone scuole e università, offerta culturale, opportunità, relazioni, divertimento. Certo era già da un po’ di tempo che in famiglia si rifletteva sui costi elevati di qualunque prodotto o servizio offerto dalla città. Sono un inguaribile socialista  e ho sempre amato stare dalla parte dei più deboli. Ecco i più deboli, la classe media, coloro che che hanno redditi “normali” o ancora meno e vivono con difficoltà la città, anzi sovente non la vivono se non per lavorare, si sentono esclusi dalla Milano del presente e del futuro. Tuttavia non vedo in Italia metropoli inclusive, chi non ha denari ereditati e vive del propio stipendio “normale” non può vivere al centro delle metropoli ma deve spostarsi in periferia o nelle città o paesi limitrofi. Al netto delle vicende giudiziarie che avranno il loro seguito, l’accanimento che in questi giorni vedo realizzarsi sulla mia città è fuori luogo e dimostra ancora una volta il vizio di questo paese, anzi il peggior difetto di questo paese, ovvero l’invidia: chi fa meglio di altri non è emulato ma combattuto, distrutto, umiliato purtroppo. Ecco, riflettiamo e cerchiamo di cambiare il nostro paese e le culture e i valori diffusi che mortificano la creatività e l’intrapresa. Lasciamo perdere Milano che come sempre ce la farà,  lavorando e poi lavorando… speriamo con maggiore attenzione all’inclusività.
Alberto Leonardis

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Autore
Il Foglio

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