Cicale, un format di ricerca e cultura nell’ex sanatorio di Zervò

  • Postato il 22 luglio 2025
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Cicale, un format di ricerca e cultura nell’ex sanatorio di Zervò

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DAL FRAC Festival al canto delle Cicale, nasce un nuovo format. CICALE è un nuovo spazio di incontro tra pratiche curatoriali, progettazione culturale e formazione. Un format itinerante ideato e curato da Teodora Malavenda e Nicoletta Grasso, come estensione di FRAC – Festival di Ricerca per le Arti Contemporanee. Dal 2015, FRAC Festival attiva percorsi artistici e formativi in luoghi simbolici, con particolare attenzione al dialogo tra arti visive, suono, performance e contesto. Col format Cicale, questa vocazione si amplia per accogliere progetti a più lungo respiro, capaci di intrecciare ricerca e didattica, ascolto e relazione con il territorio. Nasce così uno spazio dedicato alla sperimentazione formativa e curatoriale, in luoghi capaci di generare processi culturali profondi e radicati.

Il format Cicale debutta con “Il ritmo delle immagini. Pensare e progettare il libro fotografico”, workshop residenziale a cura della graphic designer di fama internazionale, Giulia Boccarossa, in programma dal 23 al 28 luglio 2025 a Zervò, nel cuore dell’Aspromonte. Rivolto a fotografi, artisti visivi e progettisti editoriali con un progetto già avviato, il workshop offrirà strumenti teorico-pratici per accompagnare ciascun partecipante nella realizzazione di un lavoro pronto per la stampa o per la presentazione a editori, premi e call.

CICALE si inserisce perfettamente in quella che è la “Galassia FRAC” che punta ad essere un nuovo incubatore e contenitore di processi creativi, radicato in Calabria, che mira a recepire i segnali di innovazione artistica di ogni tipologia. Tutto seguendo cinque coordinate importanti: Esplorare, Connettere, Sostenere, Mappare e Trasformare. Un progetto importante di cui abbiamo voluto parlare con Nicoletta Grasso.

Cicale è il nuovo format di Frac Festival e lo trovo veramente molto interessante, come si svolge questo progetto?

«Come hai detto giustamente CICALE è un format che nasce da FRAC, che è un Festival incentrato sulla musica d’avanguardia, arti visive e performing art, e nasce col desiderio di ampliare il suo raggio di azione, di esplorare nuove forme di comunicare e proporre arte. Nasce dall’idea di attivare pratiche curatoriali e didattiche, di attivare un dialogo con il territorio che non sarà soltanto il territorio calabrese, anche se inizieremo qui a Zervò e ci sarà sempre un appuntamento estivo in Calabria. Insieme alla co-curatrice del progetto che è Teodora Malavenda, abbiamo deciso di renderlo itinerante, quindi sicuramente andremo in tutta Italia, poi io vivo anche in Canada per metà dell’anno e quindi stiamo creando una rete di relazioni e contatti anche lì per portare il format. Lì ci sono molte associazioni di italiani e calabresi specialmente molte attive e ricettive in questo senso e così ci sarà uno scambio fra artisti e professionisti italiani e canadesi. Sarà sempre un format sulle pratiche culturali, ogni volta avrà un argomento diverso, assolutamente sempre inerente al cuore delle nostre attività del Frac Festival. Quindi ogni volta chiameremo una figura professionale diversa. dove ci concentreremo su workshop, principalmente residenziali, che durano 5-6 giorni che prevedono la presenza di poche persone in luoghi lontani dalle città, come quest’anno Zervò in Aspromonte, proprio per staccarci dal caos e concentrarci sul tema, quest’anno è la progettazione di un libro fotografico. Ci sarà una docente, che è Giulia Boccarossa, con un numero massimo di dieci partecipanti non di più, quest’anno fotografi, che si concentrerà con loro su singoli progetti. Saranno 5 giorni immersivi, dove ci saranno altre attività, dal trekking alla meditazione passando per lo showcooking, ma con il focus sul progetto personale. Così chi magari ha fatto un percorso fotografico, un viaggio, e vuole trasformare il suo materiale, la sua idea, in un libro, quest’anno potrà realizzarlo».

Una domanda sulla curatela, sulle pratiche curatoriali, perché in realtà è un argomento che sta prendendo sempre più importanza. Perché proprio questo tema quest’anno?

«Tutto nasce dal desiderio e dalle conversazioni con Teodora Malavenda sulla necessità di rallentare ed orientarci verso qualcosa di nuovo e diverso. Partire dalle esperienze e dalle dinamiche Frac, ma cercare altro. Cercare una direzione verso persone, e non sono affatto poche, che vogliono professionalizzarsi e specializzarsi, in questo caso fotografi e persone che lavorano con l’immagine. Da tutte le nostre riflessioni è nata l’esigenza di concentrarsi sulle residenze artistiche. C’è la voglia di passare dal fattore intrattenimento ed esplorazione che ha dentro di sé un festival, al fattore produzione che ha questo format. In questo caso quello che andiamo a cercare è anche un rapporto più vivo e profondo con l’artista attraverso questa formula. Partiamo con la curatela, che è il prendersi il tempo per un processo necessario alla produzione, ma può essere quello di spettacolo, della performance, o mostra di un’artista. Stiamo anche lavorando ad un progetto per residenze artistiche con il Parco della Sila».

A condurre il workshop all’interno del format Cicale sarà una graphic designer come Giulia Boccarossa, giovane e che ha già una fama di livello internazionale. Basti pensare che è stata fra i 5 giurati dell’ultimo premio per il Best Book Design from all over the World. Come ha risposto alla risposta del nuovo format?

«Giulia è stata una scelta importante e ha risposto subito in maniera positiva ed entusiasta anche perché si è innamorata della Calabria dalla prima volta che ci è venuta. Era la nostra prima scelta nella rosa di un gruppo di candidati e sono davvero felice perché come hai tu ricordato ha un livello altissimo di preparazione. Fra l’altro con lei ci sentiamo quasi tutti i giorni per l’organizzazione del workshop, a cui ci ha aiutato anche Fabio Itri nella comunicazione e nell’advertising, che è un fotografo calabrese davvero molto bravo, poi ci sono anche altre persone che hanno formato un team davvero di grande qualità. Questa cosa mi ha ridato una cosa che mi preme sottolineare e cioè il piacere di fare le cose. So che può sembrare banale, ma lavorare per il piacere di farlo, metterlo nell’affrontare ogni giorno la preparazione di qualcosa a cui tieni di fa superare tutti gli ostacoli».

Per la scelta del format Cicale mi stupisce anche la scelta di Zervò. Praticamente un ex-sanatorio a 1100 metri d’altezza che oggi è un rifugio per escursionisti di trekking. Come mai questa scelta?

«Volevamo assolutamente staccare dal caos e allora abbiamo pensato a questo posto nella Calabria cuore del Mediterraneo, ma anche terra di briganti e di tante storie. Lo abbiamo fatto per poter essere in una full immersion totale con tutto il tempo da dedicare al progetto del workshop. Questa sarà una condizione che manterremo anche per le future edizioni, la prossima sarà in Toscana ad esempio – anche se ci sarà un appuntamento annuale sempre il Calabria – e stiamo trovando un luogo che abbiamo le caratteristiche di essere un posto se vogliamo fuori dal mondo proprio per vivere pienamente questa avventura. Vogliamo dei luoghi dove poter sentire ancora il canto delle CICALE!»

Che cosa vuole dire avere “cura” per te, naturalmente rapportato alla tua attività?

«Mi fai davvero una domanda importante e credo che racchiuda molto della filosofia del progetto di quest’anno. Curare un evento significa anche saper fermarsi nei momenti giusti, per riflettere e adattarsi. È un processo di continua evoluzione, dove bisogna essere pronti a cambiare rotta e virare su altro quando necessario, senza perdere di vista l’obiettivo finale. Non si tratta solo di organizzare, ma di saper ascoltare e rispondere alle esigenze, creando esperienze che siano davvero significative e memorabili. Significa anche accettare di scomparire per studiare, ricaricarsi e fare ricerca per proporre offrire nuovi orizzonti di avanguardia culturale».

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