Ciccone alla Vuelta a caccia di tappe e maglia a pois: "Non curerò la generale, Sinner mi ispira"
- Postato il 19 agosto 2025
- Di Virgilio.it
- 2 Visualizzazioni

Non andrà in Spagna a fare classifica, ma a cercare una tripla corona tutta… speciale. Perché a Giulio Ciccone le sfide sono sempre piaciute, specialmente quando la strada s’inerpica su pendenze non da poco. Così, dopo aver conquistato la classifica degli scalatori al Giro d’Italia nel 2019 e al Tour de France nel 2023, da sabato prossimo proverà a imbastire la rincorsa alla maglia a pois azzurra (e non rossa come al Tour) della Vuelta, completando appunto il mosaico dei tre GT per eccellenza. E rinunciando anche a fare classifica, tanto a suo dire con Vingegaard in ballo non ci sarà tutto questo spazio per inventare chissà cosa.
- La ricerca dell'adrenalina: "Che noia cercare una top 5..."
- Un agosto che promette bene: "Se sto così me la gioco con tutti"
- Il legame con Sinner e Giovinazzi: "Tra sportivi ci si capisce"
La ricerca dell’adrenalina: “Che noia cercare una top 5…”
Ciccone pare avere le idee chiare e alla Gazzetta ha fatto sapere di “preferire lottare per i successi di tappa e la maglia a pois che ambire a una top 5 senza però godersi mai una giornata per andare a caccia di vittorie. Che poi fare bene in un determinato campo non significa rinunciare a fare classifica, ma l’adrenalina che ti da una vittoria di tappa o il podio di Madrid con una maglia di scalatore addosso non lo cambio con una quarta posizione nella generale”.
Chiaro, semplice, deciso. Può dire quel che vuole, l’abruzzese, perché mai come adesso sente di essere tornato a star bene per davvero. “Faccio i debiti scongiuri: senza cadute, infortuni o malesseri me la gioco con tanti in gruppo. Diciamo che ci sono due corridori in questo momento fuori categoria per chiunque: uno è Pogacar, l’altro è Vingegaard, che è un paio di gradini sotto. Con tutti gli altri posso giocarmela senza problemi, a patto di star bene”. Come ha dimostrato in un agosto che s’è rivelato sin qui bello come non mai.
Un agosto che promette bene: “Se sto così me la gioco con tutti”
Perché dopo la caduta al Giro nella tappa di Gorizia il pericolo era di vivere un’altra stagione in anticamera, proprio come quella passata, anch’essa segnata da infortuni. “La vittoria a San Sebastian mi ha sbloccato, era da tempo che inseguivo una classica e ora che l’ho vinta mi sento più completo. A Burgos ho giocato d’istinto e mi è andata veramente bene.
Ma io non sono un calcolatore, quando sento che è il momento di andare vado e non ci penso. C’è chi guarda al ranking, chi ai watt, a me di tutte queste cose importa zero. Ecco perché dico che alla Vuelta posso fare belle cose, sperando solo di non incappare in qualche contrattempo.
Ma non parlerò più di sfortuna o cose simili: gli episodi negativi fanno parte del gioco, l’importante è ripartire e non lasciarsi condizionare da essi”. Per questo l’obiettivo è di puntare a ciò che più gli si addice: “Andare a caccia di una o più tappe e curare la classifica degli scalatori. Mi manca solo quella spagnola, così completerei la raccolta”.
Il legame con Sinner e Giovinazzi: “Tra sportivi ci si capisce”
Ciccone è uno dei pochi ciclisti italiani capaci di regalare soddisfazioni agli appassionati in un periodo storico piuttosto gramo di spunti e vittorie. Ma è anche e soprattutto uno dei migliori amici di Jannik Sinner, col quale spesso si confronta includendo nelle conversazioni anche Antonio Giovanazzi, con i quali condivide la residenza a Montecarlo.
“C’è un bel legame tra noi tre, ma la particolarità è che siamo tre sportivi e quando le cose non vanno come vorresti loro riescono a capirmi meglio di tanti altri. Tra di sportivi ci si aiuta: Jannik è una fonte di ispirazione, pensando anche a come ha vinto a Wimbledon dopo tutto quello che aveva passato. Antonio ama la bici e fa un pilota, e per me che da bambino sognavo di diventare un pilota tutto questo rende il nostro legame quasi fraterno. La cosa bella è che ci siamo sempre tutti e tre, l’uno per l’altro, ed è l’unica che conta veramente”.
Anche perché quando si vince si festeggia in tre, mai da soli. Anche se a Giulio hanno impedito di lanciare gli occhiali in segno di esultanza: “Peccato, ai tifosi piaceva tanto… ma magari se vinco una tappa alla Vuelta lo rifaccio e pago la multa, senza batter ciglia. A Burgos ho esultato mostrando indice e pollice come fanno anche Sinner e Giovinazzi… questo per ora nessuno me l’ha proibito…”