Cinema: Ciak si gira, e il Lazio paga

  • Postato il 7 giugno 2025
  • Di Panorama
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Leggere Lolita a Teheran? Meglio a Roma. Vuoi mettere? Fontana di Trevi, aria frizzantina, bucatini alla amatriciana. Per questo, mentre il suo secondo mandato volgeva al termine, la Regione guidata da Nicola Zingaretti non ha esitato. La trasposizione cinematografica del celebre romanzo iraniano meritava un convinto sostegno: 380 mila euro. Il regista, Eran Riklis, del resto raccontava: «Nell’impossibilità di girare questa storia nei luoghi di origine, la Teheran degli anni Ottanta è stata ricostruita a Roma. Mi sono detto: “I film sono sicuramente autenticità, ma anche creatività, ispirazione, apertura mentale”». Così, il Lazio s’è fatto coraggio. Ma pure il ministero della Cultura ha sostenuto l’impresa: 490 mila euro di cosiddetti «aiuti selettivi», insomma a fondo perduto. E quasi 1,6 milioni di tax credit, ovvero gli sgravi fiscali ai produttori. Per un totale che sfiora i 2,5 milioni. Peccato solo per gli incassi: appena 240 mila euro.

«Quante volte vedete nei titoli di coda dei film il logo della Regione Lazio?» domandava raggiante Zingaretti. Azzardiamo una risposta: troppi? A suon di fruscianti milioncini, ha costruito questo schiacciante predominio: non solo nazionale, ma persino continentale. «Siamo la prima Regione in Italia per investimenti, la terza in Europa! E sapete perché è importante? Perché non significa solo sostenere il buon cinema, ma creare occasioni di sviluppo e lavoro sul territorio». Anche se Roma diventa Teheran. Zingaretti tripudiava: «Investiamo oltre 23 milioni di euro ogni anno per sostenere i film in tutte le fasi». Moltiplicati per nove anni al potere: dal 2013 al 2022. Fate voi gli astronomici conti. L’allora presidente si è speso senza riserve: anima, cuore e borsellino. Ogni Regione vanta una film commission, certo. Ma quella laziale non ha mai avuto rivali. Pensavate che l’unico sovrano del cinema fosse stato sua maestà Dario Franceschini, ministro dal 2014 al 2021 quasi ininterrottamente? Invece, non è solo lui l’alfiere delle pellicole a ufo: talvolta impegnate e sempre sinistrorse. C’è pure l’indimenticabile Nicola: «Er saponetta».

Un decennio ruggente, come il leone della Metro Goldwin Mayer. Sodalizio perfetto: il governatore e il ministro. Due uomini, un destino: foraggiare ogni sussulto creativo. Il futuro segretario e l’eterno segretario ombra del Pd. Che coppia. Così, in quei gloriosi anni, sono fioriti i doppi finanziamenti. Quella vecchia pubblicità con Stefano Accorsi, celebrato attore, motteggiava: «Two is megl’ che one». Anzi: three. Perché al sostanzioso totale degli aiuti diretti, vanno sempre aggiunti quelli indiretti: la tax credit, appunto. E comunque: la regione non s’è fatta impressionare solo dai nomi blasonati. Dagli Elio Germano, per capirsi. L’interprete diventato il simbolo della rivolta contro Alessandro Giuli, il ministro della Cultura che vorrebbe correggere la logica delle concessioni a pioggia.

Con ammirevole pervicacia, Regione e commissione non hanno lesinato robuste sovvenzioni ai più bisognosi: opere prime o sottovalutate. Come Fanum, thriller ambientato a Tarquinia: 640 mila euro, a cui aggiungere 300 mila euro del ministero. Quasi un milione, quindi. E 696,50 euro di incassi. A dispetto dell’irriverente titolo, nemmeno Calcinculo, dal nome dei seggiolini delle giostre, è riuscito a ridestare il pubblico dal torpore. Vengono riconosciuti 298 mila euro. Altri 400 mila li mettono gli esperti franceschiniani. Botteghino: 22.346 euro. Non si è lesinato nemmeno per Pantafa, racconto horror ambientato in un paesino abruzzese, dunque perfetto per le mire espansionistiche laziali. Il sostegno, in questo caso, è di 494 mila euro. Altri 500 mila li versa lo Stato. L’esito nelle sale, ancora una volta, non è all’aspettative delle iniziali speranze: 82.792 euro. Simile epilogo per Piove, uscito nel 2021. Dal Lazio ottiene 451 mila euro. Altri 280 mila euro li aggiunge il ministero. Guadagno: 81.670 euro.

Nello sterminato elenco dei beneficiati ci sono anche centinaia di film girati da registi esteri. Tra il 2016 e il 2023, informano i munifici, «sono state coinvolte 256 case di produzione straniere, di 33 Paesi. I bandi hanno contribuito a dare maggiore visibilità alle destinazioni turistiche e ad attirare nuovi visitatori di tutte le nazionalità». Prendiamo, per esempio, Come prima. È un road movie che parte dalla Normandia. Ottiene 305 mila euro, a cui aggiungere i 294 mila dal ministero. Peccato che l’abbia visto solo un manipolo di volenterosi, per complessivi 16.549 euro. O la pellicola brasiliana Il cuoco dei boss, titolo originale Estômago 2: 331 mila euro, altri 250 mila statali, 1.359 di incassi.

Ovviamente, la Regione guidata dal futuro capo del Nazareno in quegli anni decide di sostenere pure i registi più celebrati. Per esempio, 640 mila euro vanno a Occhiali neri: girato da Dario Argento e interpretato anche dalla figlia, Asia. Altri 400 mila li aggiunge il ministero. Il totale, sempre sgravi fiscali a parte, supera dunque il milione di euro. Il botteghino non ha però premiato il ritorno in scena del maestro dell’horror italiano: 169 mila euro. Cambiando completamente genere: negli elenconi, pubblicati poi sui bollettini ufficiali, spunta un iconico film di Paolo Sorrentino, l’inarrivabile premio Oscar. È Loro, caricaturale film su Silvio Berlusconi uscito nella primavera 2018, mentre il Cavaliere è ancora leader di Forza Italia. Il sostegno della Regione, guidata da colui che sarebbe diventato leader del Pd, pare comunque convinto: 600 mila euro.
Sorrentino adesso è tra i firmatari dell’appello a Giuli di registi e attori: «Il governo ascolti le ragioni del cinema, è in crisi». L’alfiere della rivolta contro il ministro è però Germano. Il Lazio nel 2019 finanzia anche Favolacce, di cui è stato protagonista, con 274 mila euro. Altri 300 mila li concede il ministero. Vanno poi aggiunti 645 mila di tax credit. Corposo totale: oltre 1,2 milioni. Gli incassi, però, si fermano a 183.075 euro. Un altro paladino della causa è Edoardo Leo. C’è pure la sua firma in calce all’accorato appello. Servono più soldi per il cinema. Il suo Lasciarsi un giorno a Roma, comunque, sei anni fa ottiene 460 mila euro dalla regione e mezzo milione del ministero. Quasi un milione, quindi. Oltre ai soliti sgravi fiscali. Gli incassi, però, non sono esaltanti: 54 mila euro. Tra le firmatarie c’è anche Jasmine Trinca. Mentre esce dal Quirinale, dopo le ultime candidature ai David di Donatello, ricorda: «Bisogna continuare a sostenere il cinema italiano sbloccando tante produzioni. La politica dovrebbe iniziare a guardare davvero questa situazione. Del resto, però, è un tempo talmente cupo per cose ben più tragiche». Nemmeno gli aiuti a Marcel!, suo primo film del 2022 come regista, l’hanno rinfrancata. Quasi 432 mila euro dalla Regione Lazio e 490 mila euro dal ministero. E incassi fermi a 39.687 euro.

Già. «Quante volte vedete nei titoli di coda dei film il logo della Regione Lazio?» si domandava Zingaretti. Lista smisurata, in effetti. Quel logo lo abbiamo visto persino nei titoli di coda di Siberia, diretto dal regista americano Abel Ferrara. Il titolo non è immaginifico. La trama è conseguente. Clint, interpretato da William Defoe, è un uomo tormentato. Si è ritirato in una baracca isolata tra i ghiacci, nella speranza di ritrovare la serenità. Per questo, il film è stato girato in Alto-Adige. A 1.600 metri d’altezza. I focosi esperti zingarettiani non si sono lasciati impressionare. Pure loro, abituati a climi ben più miti, hanno voluto contribuire: 402 mila euro. Sognando la frescura della Val Pusteria.

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Panorama

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