Cinque fermi per l’omicidio di Amine Gara a Rovigo: “Fu una vendetta”

  • Postato il 25 luglio 2025
  • Cronaca Nera
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Non si è trattato di una rissa, ma di un omicidio premeditato. Dopo sei giorni gli investigatori della Squadra mobile hanno fermato cinque giovani pakistani protagonisti di un sanguinoso episodio accaduto nel centro di Rovigo il 19 luglio. Hanno svelato che la morte di Amine Gara, 23 anni, tunisino, avvenuta nei giardini delle Due Torri, a due passi dalla centralissima Piazza Matteotti, sarebbe stata una vendetta, per un episodio accaduto qualche giorno prima. Dell’aggressione era stato vittima anche un amico di Gara, che è rimasto gravemente ferito.

La procuratrice Manuela Fasolato ha diffuso un comunicato, informando dell’adozione del provvedimento motivato, oltre che dalla gravità del reato, anche dal pericolo di fuga. Il principale sospettato, che è indagato di omicidio premeditato, è stato fermato ad Aprilia, in provincia di Latina. Gli altri quattro pakistani, a cui viene contestato il concorso anomalo nell’omicidio, oltre alla rissa, sono stati rintracciati a Rovigo e Torino di Sangro, in provincia di Chieti. A tutti viene addebitato il tentato omicidio del secondo tunisino, ma per due di loro solo in concorso anomalo.

Alla rissa hanno preso parte numerose persone, anche appartenenti ad altre nazionalità. Sarebbe stata la risposta ad una precedente aggressione avvenuta il 17 luglio, in cui ad avere la peggio era stato uno dei pakistani, colpito con una bottiglia di vetro. Se l’era cavata con una prognosi di 10 giorni. L’episodio aveva evidentemente riscaldato gli animi e si è arrivati alla tragica resa dei conti. Amine Gara è stato colpito da un collo di bottiglia infranto, che gli ha provocato una lesione al fegato e al torace. Anche il secondo tunisino è stato ferito da cocci di bottiglia. A salvarlo è stato l’intervento dei sanitari, ma è comunque stato ricoverato in ospedale con prognosi riservata.

Gli altri pakistani sono indagati per l’omicidio e il tentato omicidio “per aver partecipato ad una rissa caratterizzata, sin dal suo inizio, da reciproci intenti lesivi, quale reazione all’aggressione del 17 luglio”. Inoltre i partecipanti si erano armati di cocci di bottiglia e il principale indiziato per l’omicidio si era coperto il volto con un passamontagna durante l’aggressione.

I presenti all’aggressione che ha sconvolto il centro di Rovigo hanno descritto scene di terrore, urla e sangue dappertutto. Alcuni cinesi sono barricati nel loro locale. Altri giovani che erano seduti al bar sono fuggiti terrorizzati. “Abbiamo sentito delle urla e visto gruppi di ragazzi correre in direzioni opposte. – hanno dichiarato i testimoni ai giornali locali – Poi qualcuno ha gridato che c’era un accoltellamento. La gente cercava di nascondersi ovunque. Non abbiamo mai visto una scena del genere”. Un’altra cliente: “Un attimo prima ridevamo e bevevamo una birra, un attimo dopo correvamo senza sapere nemmeno perché. È stata una fuga istintiva, poi si è sparsa la voce del morto. E il panico è aumentato”.

Il ministro degli Interno Matteo Piantedosi ha annunciato l’invio di una trentina di militari in città. Militanti di Forza Nuova hanno distribuito volantini e annunciato un presidio per chiedere più sicurezza in città. Ha destato scalpore anche l’aggressione di un avvocato a due passi dal Tribunale. Franco Giomo è stato seguito mentre entrava era nel cortile dello studio e stava per scendere dall’auto. Un uomo e una donna gli hanno strappato un Rolex Daytona dal polso, poi sono fuggiti su un’utilitaria.

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Il Fatto Quotidiano

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