Cioran. La filosofia del tragico. Se abbiamo scelto la conoscenza abbiamo scelto il tragico
- Postato il 6 agosto 2025
- Antropologia Filosofica
- Di Paese Italia Press
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PIERFRANCO BRUNI
Alla fine della vita ci sono sempre dubbi che attanagliano il tempo e il senso del tempo. Se il tempo non ha la sua tragicità ironica non ha neppure un orizzonte la vita stessa. Si cammina e si corre lungo binari manomessi dal destino. Pensiamo che non ci possa essere un intreccio tra il tempo e la morte? Pensiamo che siano soltanto un incontro un avvistamento un guardare dal davanzale dello sguardo? Purtroppo non è così. Non sarà così.
Siamo contraddizione. La filosofia se non è contraddizione nell’affascinamento tra il dubbio e la visione di una ipotetica certezza non è. Bisogna fare in modo che venga superata la metafisica. Emil Cioran può essere un “apolide metafisico”? Il titolo di un suo libro evidenzia ciò. Ma la domanda resta. Una metafisica che non vuole riconoscere l’ontologia alla religione. A una religione.
La religione può avere una sua espressività nella vasta visione del sottosuolo. Le religioni sono dimensioni di una antropologia scavata tra l’utopia e il vuoto. La storia implica un contatto o addirittura un contratto con la ragione. Cioran non è l’uomo della ragione. È il filosofo della utopia. Far precisare il suo pensiero al confine del tramonto significa avere il coraggio del tramontare senza creare un limite.
I limiti sono umani. Il dislimite è sacro. Gli dei scaraventano nel buio la fine. Scrivono il vento dell’oblio tra le pareti di un essere perdente. L’essere è perdente? L’essere è semplicemente solo. Ma la solitudine non è una sconfitta. È altro.
Tra le maglie della condizione d’esistere resta soltanto la condizione nel compromettersi con la ragione. Mentre l’esistere è una utopia senza vacanze pause distrazioni. Si prende consapevolezza che la storia è inevitabile e anche inefficace. Si può dire che si cammina nel tempo? Si cammina nella morte ogni giorno e ogni giorno si cattura un pezzo di macerie che affolla quel presente che è già vissuto nel momento in cui si è già perso. Navigare nelle tempeste non è vano.

È l’impossibile reso sempre possibile proprio quando ciò che si credeva impossibile è già distante e completamente superato dal fatto che è stato reso possibile. Le contraddizioni sono la vittoria della filosofia, ammesso che possa esserci vittoria, che ha volutamente messo ai margini Platone e ha posto al centro Pitagora e l’Oriente. Se si comprende che la filosofia non è dialettica e tanto meno democrazia si è sfiorato il pensiero che procede verso la libertà. Ovvero verso il non condizionamento. Di quella “condizione d’esistere” resta l’esistere e non più la condizione.
Siamo “flagellatori” ed eredi dei “flagellanti”. Cioran tocca l’evidenza del sacrificio. La parola è sacrificare. Il sacro che si conficca nella utopia e non nella storia. Cercare ritorna a non avere un obiettivo. Aver trovato nella notte scura ci rende “uomini tristi” ma anche uomini consapevoli del destino che ha il suo misterioso inciampo inevitabile nella morte. Il tempo e la morte dunque sono i veri protagonisti in uno scenario in cui il tramontare è il fine ultimo degli uomini che hanno ucciso gli dei.
Gli uomini hanno ucciso gli dei che sembravo immortali. Tutto si è smarrito tutto si è squartato tutto ha sostituito la condizione d’esistere in “tentazione di esistere”. Cioran ed io camminiamo lungo un sentiero che apparentemente non ha luce.
Come muoviamo i nostri passi? La palude è sterminata. Il dubbio imperversa e le contraddizioni hanno sparso di sale e di ghiaccio il cammino. Oltre c’è la perfidia l’odio l’invidia. Quale verità può esistere? Se abbiamo scelto la conoscenza abbiamo altresì scelto il tragico.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al Ministero della Cultura
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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