Cisgiordania, i palestinesi costretti a muoversi tra oltre 800 checkpoint: “Quando arriverò? Dipende dall’umore dei soldati israeliani”

  • Postato il 29 settembre 2025
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Ogni giorno Suha, una donna palestinese che vive in Cisgiordania, sale in auto e non sa a che ora arriverà al lavoro. È una funzionaria pubblica e per lei ogni tragitto è come un crudele gioco a tappe, dove potrebbe non riuscire ad arrivare in tempo per una riunione o per un incontro. “Spesso sono costretta a disdire”. La sua è la vita di decine di migliaia di palestinesi costretti a muoversi tra gli oltre 800 posti di blocco dell’esercito israeliano nei territori occupati. Prima del 2023, il percorso di Suha richiedeva 40 minuti di viaggio in auto. Ora il tempo è più che raddoppiato, tra strade chiuse alle auto palestinesi e ore di attese. “Usciamo di casa e ogni giorno passiamo da una a due ore fermi ai checkpoint. A volte anche tre” dice Suha in un videoracconto diffuso da Oxfam a sostegno della nuova campagna Stop al commercio con gli insediamenti illegali” (QUI SI PUO’ ADERIRE ALLA CAMPAGNA). L’organizzazione insieme ad altre decine di ong ha lanciato l’appello per chiedere all’Ue e al Regno unito di mettere al bando le relazioni commerciali con gli insediamenti dei coloni israeliani.

“Le lunghe attese ai checkpoint hanno gravi ripercussioni finanziarie sui lavoratori, le aziende e l’economia palestinese nel suo complesso” si legge nel report diffuso da Oxfam che analizza le ripercussioni dell’occupazione israeliana sulla vita quotidiana e l’economia dei palestinesi. “I checkpoint hanno fortemente ostacolato lo sviluppo palestinese fin dalla loro creazione, ma ora il drastico aumento delle attese causa nuove e sostanziali perdite finanziarie”. Uno studio realizzato nel 2025 dal Palestine Economic Policy Research Institute (MAS) rileva che dall’inizio delle ostilità tra Gaza e Israele (ottobre 2023) i tempi di attesa ai checkpoint della Cisgiordania sono aumentati in media di 50 minuti, con un picco del 173,4% a Nablus. “Questi ritardi si traducono in 191mila e 146 ore lavorative perse e si stima che costino ai lavoratori palestinesi 764mila e 600 dollari americani al giorno, pari a una perdita salariale di 16,8 milioni al mese”.

LA CAMPAGNA Stop trade with settlements è la campagna per chiedere all’Unione Europea e al Regno Unito di interrompere ogni relazione commerciale con gli insediamenti israeliani. Oltre a Oxfam hanno aderito Acli, Acg-ngo, Amnesty International Italia, Aoi, Arci, Ciss, Cnca, Cospe, Cric, Emmaus, First Social Life, Fondazione Finanza Etica, Fondazione Gruppo Abele, Libera, Movimento Giustizia e Pace in Medio Oriente, Pax Christi, Rete Humus, Rete Italiana Pace e Disarmo, Un Ponte Per, Vento di Terra.

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Il Fatto Quotidiano

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