Cisgiordania, le ruspe israeliane contro la guest house di Operazione Colombia: “Fa parte del piano di pulizia etnica”

  • Postato il 4 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Entro la metà del mese la nostra guest house rischia di essere demolita. Lo ha deciso la Corte suprema israeliana. Ad At-Tuwani, in Cisgiordania, ci stanno continuando a colpire”. A lanciare un sos alla comunità internazionale è “Operazione Colomba”, il corpo nonviolento di pace nato grazie all’Associazione comunità “Papa Giovanni XXIII”.

Il punto di ritrovo nevralgico per la comunità palestinese della zona, nonché luogo che dal 2021 ha accolto numerosi attivisti, giornalisti e delegazioni istituzionali da tutto il mondo, rischia di essere distrutto dalle ruspe in pochi giorni. Il 29 settembre scorso, infatti, la Corte suprema israeliana ha respinto il ricorso contro l’ordine di demolizione ordinando l’intervento dell’Idf entro due settimane.

“Siamo molto preoccupati. I nostri legali – spiega Andrea, di Operazione Colomba, contattato telefonicamente da Il Fatto Quotidiano.it – assicurano che ci potrebbero essere dei margini per presentare una nuova opposizione ma non sappiamo ancora cosa accadrà nei prossimi giorni. La concomitanza con le festività ebraiche può aver fatto slittare il tutto”.

Gli attivisti non hanno molti strumenti in mano. “L’unica nostra strategia – sottolinea il giovane – è quella di far trovare più persone possibili nella Guest House ma dobbiamo tener in considerazione che la struttura si trova nell’area di proprietà di un palestinese che lì ha la sua casa e la sua stalla”.

Si tratta dell’ennesimo atto di violenza nei confronti della comunità di At Tuwani che si trova nelle colline a sud di Hebron, a pochi chilometri a sud-est dalla città di Yatta. Il paese fa parte della cosiddetta zona “C” degli accordi di Oslo, sotto controllo militare e civile israeliano: l’autorità palestinese qui non mette piede. Per i volontari di “Operazione Colomba” quel luogo è importante perché ospita delegazioni da tutto il mondo ma è anche il posto dove gli abitanti si incontrano.

Nel 2020 sono iniziati i lavori di costruzione dell’edificio all’interno del piano regolatore della regione, riconosciuto dalla stessa autorità amministrativa israeliana. L’anno dopo, a edificio ormai completato, l’amministrazione civile israeliana ha emesso la prima ingiunzione di sospensione del cantiere motivata da un artificioso riconoscimento dell’area come sito archeologico, negando una proprietà palestinese su di essa.

Nello stesso anno, in opposizione a tale ingiunzione e al primo ordine di demolizione, è partito un lungo processo legale, che negli anni ha visto il continuo rinvio della data di demolizione fino alla scorsa settimana.

Per sostenere la Guest House contro l’ordine di demolizione, è stato creato un murales di quaranta metri quadri lungo tutta la facciata principale dell’edificio, ad opera dell’italiano Collettivo FX. Lo scopo è rendere l’opera “proprietà collettiva” attraverso l’acquisto di ciascun metro quadro da parte di acquirenti internazionali. Ad oggi, si contano 75 proprietari in tutto il mondo.

“Questa sentenza – spiegano da “Operazione Colomba” -si inserisce perfettamente all’interno del piano di pulizia etnica, attuato dalle forze di occupazione, per gradi e strategie diverse. Il sistematico disconoscimento di ogni diritto, umano e civile, alla popolazione palestinese è qui attuato attraverso l’ennesima negazione del diritto di utilizzare e abitare la propria terra liberamente. Non di meno, il sistematico tentativo di frammentare e isolare le comunità palestinesi è reso palese dal fatto di voler colpire un luogo simbolo di unione e solidarietà”

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Il Fatto Quotidiano

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