Clamoroso a Londra, Guardiola si è votato al corto muso: il City parcheggia il bus contro l’Arsenal, record negativo di possesso palla
- Postato il 22 settembre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Sotto il sole del cielo di Londra, in una domenica di football inglese, è accaduto un evento straordinario: dopo tre lustri di calcio votato all’attacco, Pep Guardiola ha pensato a difendersi. La controriforma di chi ha fatto la riforma. Nell’1-1 ottenuto contro l’Arsenal all’Emirates, il giochetto stava quasi per riuscire. I londinesi hanno infatti pareggiato dopo un lungo assalto solo al 93’ con un pallonetto di Martinelli che ha bucato Donnarumma, spiazzato dal buco che aveva squarciato il muro eretto da Pep per portare a casa il terzo successo di fila e rilanciarsi nella lotta per il titolo in Premier. Il Liverpool, lanciatissimo a punteggio pieno, ha già fatto il vuoto dopo appena cinque turni. Le statistiche sono eloquenti: il City ha registrato il 32,8% di possesso, la cifra più bassa della storia di Guardiola. Non solo: 11-1 gli angoli a favore dell’Arsenal, tanto per ribadire chi sia stato ad attaccare e chi a difendere, con Donnarumma a svettare in area respingendo più volte il pallone con i pugni. I famosi giri della vita che ti riportano alla casella di partenza. Proteggere il risultato, erigere un muro, pensare ai tre punti: Pep, l’uomo che ha cambiato la storia del calcio dal 2009 a oggi, come un Mourinho o un Allegri qualsiasi. Avanti popolo, evviva il corto muso.
In Inghilterra, non a caso, hanno scritto: Guardiola ha parcheggiato il pullman in area come faceva Mourinho. Lui, Pep, che ha chiuso il match con il modulo 5-5-0, inserendo difensori a mani basse e richiamando in panchina Haaland, al sesto gol nelle prime cinque gare di campionato, lo ha ammesso: “Eravamo stanchi, dovevamo inventare qualcosa. Preferirei non chiudermi mai in difesa, ma a questo livello, è necessario. In alcune partite dobbiamo adattarci. Quando l’avversario è più forte, difendiamo più in profondità e contrattacchiamo, anche se non è questa la nostra intenzione. L’Arsenal ha lottato per il titolo nelle ultime due edizioni di Premier e ha raggiunto le semifinali di Champions: è una squadra che può costringerti a chiuderti”.
La sequenza dell’azione che ha portato all’1-1 di Martinelli offre però un altro spunto. La ripartenza dell’Arsenal è avvenuta infatti con la difesa del City schierata a metà campo: un lancione di Eze ha bucato la retroguardia di Guardiola e nello spazio si è infilato in velocità Martinelli. Tradotto: i Citizens sono stati colpiti e affondati con la difesa alta. Al centro del reparto c’era in quel momento Stones, il più lento della compagnia – non a caso Pep lo ha schierato più volte a metà campo -, inserito all’87’ al posto di O’Reilly. Conclusione: tutto, alla fine, risponde a una logica. Non conta solo difendersi: bisogna anche farlo bene e avere gli uomini giusti al momento giusto. Cinque uomini quasi in linea a quaranta metri alla porta possono essere un rischio, se l’avversario inventa un’azione modello rugby o calcio di tempi più antichi.
L’abiura di Guardiola è avvenuta, per una diabolica coincidenza di tempi, nel fine settimana del ritorno in panchina di Mourinho (il Benfica ha vinto 3-0), dell’exploit del Milan “allegriano” a Udine (3-0 per i rossoneri) e del terzo 1-0 della Roma gasperiniana nel derby. Alla vigilia della stracittadina, l’allenatore dei giallorossi aveva parlato di necessità di adattarsi e di dover sfruttare nel modo migliore il materiale a disposizione. Il gol che ha deciso la sfida contro la Lazio è maturato in quella che è stata forse l’unica vera azione nel segno di Gasp, ovvero il pressing alto che ha portato al recupero del pallone da parte di Rensch e alla conclusione vincente di Pellegrini sull’assist di Soulé. Poi, tra alti e bassi, protezione del risultato, con lo spavento del palo colpito da Cataldi al 94’. Guardiola, Mourinho, Allegri, Gasperini: tutti insieme sulla stessa barca, tanto per ribadire che nel calcio, alla fine, sapersi difendere non è mai un’arte da buttare.
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