Collisione shock tra navi da guerra cinesi: un passo dal conflitto nel Pacifico

  • Postato il 14 agosto 2025
  • Di Panorama
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Un incidente ad alta tensione

Preoccupazione tra le forze militari che operano nel Pacifico e nel Mar Cinese meridionale per la collisione tra due navi avvenuta lunedì scorso, entrambe unità armate che dislocano diverse migliaia di tonnellate. Un evento che fortunatamente non ha causato una catastrofe ma che evidenzia l’atteggiamento spavaldo e incontrollato dei militari di Pechino nelle operazioni di presidio delle zone geografiche reclamate.

La manovra azzardata

Una nave della Guardia Costiera cinese si è ritrovata con la prua gravemente danneggiata dopo aver colpito un cacciatorpediniere lanciamissili della Marina dell’Esercito popolare di liberazione (Pla). Un filmato diffuso dalla Guardia Costiera filippina mostra il momento dello scontro e l’unità della Guardia Costiera cinese mancante di una parte importante della prua.

Lo scontro a Scarborough Shoal

Il Commodoro filippino Jay Tarriela ha affermato che l’incidente è avvenuto mentre il personale di bordo stava distribuendo aiuti ai pescatori filippini vicino alla contesa Scarborough Shoal, circa 230 km a ovest dell’isola filippina di Luzon. Secondo l’alto ufficiale, la nave della Guardia Costiera cinese stava inseguendo ad alta velocità quella della Guardia Costiera filippina, la Brp Suluan, quando si è verificato l’incidente, mentre le imbarcazioni dei pescatori filippini hanno dovuto affrontare manovre pericolose e aggirare le azioni di blocco cinesi.

Le immagini del disastro

Quando la nave filippina ha virato bruscamente, quella della marina cinese avrebbe “eseguito una manovra rischiosa” finendo per subire gravi danni alla prua. Nelle ore successive alcuni video diffusi dalla Guardia Costiera filippina hanno mostrato la nave della Pla “Guilin”, con il codice 164, ovvero il cacciatorpediniere lanciamissili Tipo 052D da 7.500 tonnellate, schiantarsi contro la “3104” della Guardia Costiera cinese, mentre entrambe inseguivano il pattugliatore filippino Brp Suluan, una unità molto più piccola ma più manovrabile.

Nessuna vittima, ma la tensione sale

Fortunatamente non si hanno notizie di vittime, ma dalla forza della collisione è facile intuire che diversi membri degli equipaggi possano essere rimasti feriti. Dal canto suo, la Cina ha dichiarato che si è verificato uno scontro con navi filippine, ma finora non ha confermato una collisione tra le sue due imbarcazioni. Pechino, che rivendica quasi tutto il Mar Cinese Meridionale come territorio sovrano, ha affermato che le sue navi stavano proteggendo l’area da incursioni non autorizzate.

La posizione di Pechino

Lin Jian, portavoce del Ministero degli Affari esteri di Pechino, ha commentato: “Le azioni di Manila nell’inviare navi a Scarborough Shoal violano gravemente la sovranità e i diritti della Cina, minacciano significativamente la pace e la stabilità marittima.”

La contesa di Scarborough Shoal

Scarborough Shoal, costituita da una serie di atolli disabitati, si trova all’interno della zona economica esclusiva delle Filippine ma la Cina la controlla efficacemente con una presenza pressoché costante della sua Guardia Costiera dal 2012, almeno stando ai dati raccolti e diffusi dall’Asia Maritime Transparency Initiative.

Implicazioni militari e geopolitiche

Resta il fatto che la collisione rappresenta un duro colpo per l’esercito cinese e un evento che avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di molto peggio, soprattutto perché le Filippine sono alleate degli Usa e hanno sottoscritto con Washington un trattato di mutua difesa. I funzionari americani si sono subito e ripetutamente impegnati a difendere le Filippine da qualsiasi attacco armato nelle acque contese, sottolineando il loro “ferreo impegno” nell’applicazione del trattato di difesa firmato nel 1951.

La minaccia di un atto di guerra

Non è un caso che il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr. abbia affermato che la morte di un marinaio filippino in un incidente di questo tipo “potrebbe essere considerato un atto di guerra”. E c’è davvero mancato poco: il cacciatorpediniere dell’Esercito popolare di Liberazione avrebbe potuto colpire la nave della Guardia Costiera filippina, molto più piccola, distruggendola e affondandola, causando anche molte vittime.

Una mossa spericolata di Pechino

Il cacciatorpediniere Guilin, altamente avanzato e veloce, è entrato in servizio nel 2021, fatto che porta a sospettare che i cinesi abbiano voluto metterne alla prova le caratteristiche, poiché solitamente le loro navi rimangono a distanza, pronte a supportare le unità più piccole della Guardia Costiera cinese se queste si trovano in gravi difficoltà.

Forze in campo

Lunedì 11, quando si sono svolti i fatti, la Cina aveva almeno sette navi della Guardia Costiera e 14 imbarcazioni della milizia marittima nella stessa zona, tutte dotate di radar, dunque è impensabile che la presenza dei filippini fosse una sorpresa. Al contrario, Manila aveva in zona soltanto quattro navi, due della Guardia Costiera e due mercantili per il trasporto di pesce.

L’obiettivo: bloccare la propulsione filippina

Osservando le immagini disponibili, pare che le navi cinesi vogliano incastrare il vascello filippino tra loro costringendolo a subire un colpo di cannone ad acqua da distanza ravvicinata alle prese d’aria del motore, fatto che ne avrebbe bloccato la propulsione. Una manovra nuova, audace e complessa contro una nave che si è rivelata molto più rapida nelle manovre evasive.

Un cacciatorpediniere fuori posto

Il cacciatorpediniere cinese era armato con decine di missili progettati per abbattere aerei, affondare navi da guerra o colpire obiettivi a centinaia di miglia di distanza sulla terraferma. Le navi Tipo 052D sono infatti progettate per supportare le flotte composte da portaerei cinesi, dunque l’uso di una nave così grande e avanzata è inadatto per svolgere questo tipo di lavoro, essenzialmente un lavoro di polizia marittima.

Il rischio di un’escalation

L’incidente è esemplificativo di qualcosa che gli esperti temono da tempo nel controverso Mar Cinese meridionale: un errore di un capitano o di un pilota potrebbe portare a uno scontro militare tra superpotenze. Non è la prima volta: alcuni incidenti risalgono al 2001, quando un pilota di caccia cinese, morto in una collisione con un aereo da ricognizione della Marina Usa, fu acclamato eroe nazionale.

Autore
Panorama

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