Colombia, espulso il personale diplomatico di Israele dopo lo stop alla Flotilla. Il disegno geopolitico di Bogotà

  • Postato il 2 ottobre 2025
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La Colombia prende posizione a favore di Gaza e contro Israele. Il presidente Gustavo Petro abbraccia le piazze ed espelle la delegazione diplomatica israeliana a Bogotà in risposta al brusco stop delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla intercettate dalla marina di Tel Aviv. La decisione è stata resa nota sull’account X del capo di Stato colombiano, che ha condannato la detenzione, in acque internazionali, di “due cittadine colombiane che svolgevano attività di solidarietà umana verso la Palestina“, Manuela Bedoya e Luna Barreto, definendolo l’ennesimo “crimine internazionale” del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu.

Petro ha quindi ordinato l’uscita “di tutta la delegazione diplomatica di Israele in Colombia, la revoca immediata del trattato di libero scambio con Tel Aviv e il rafforzamento della sicurezza nel Palazzo presidenziale, in previsione a eventuali rappresaglie. Nel frattempo, il Ministero degli Esteri colombiano dovrà “eseguire le istanze necessarie, anche di fronte alla giustizia israeliana”, cercando sponde con i giuristi internazionali. “Hitler è ancora vivo nella politica mondiale”, ha denunciato Petro, citando Hannah Arendt, nell’auspicio che “i popoli non vengano anestetizzati”. Subito dopo la senatrice di destra Paola Holguín, candidata per il Centro democratico, si è detta preoccupata per le “reazioni di Gustavo Petro”, accusandolo di allineare la Colombia “con regimi antidemocratici mentre si allontana, sempre di più, dagli alleati tradizionali” del Paese, cioè dall’asse Washington-Tel Aviv. “Le relazioni internazionali non vanno gestite con improvvisazione”, ha aggiunto Holguín, per la quale la revoca del Trattato di libero scambio con Tel Aviv comporta la perdita di opportunità “per prodotti agricoli, agroindustriali” e in termini di “cyber security e tecnologia”. Insorgono anche Andrés Julián Rendon, il governatore di Antioquia, mentre l’agenzia Infobae critica Petro per non aver mai condannato il massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023.

Nelle ore precedenti il presidente colombiano aveva avvertito che “un attacco contro la missione civile, umanitaria e nonviolenta” sarebbe “una flagrante violazione del Diritto internazionale e un crimine contro l’umanità” e si era mostrato scettico nei confronti del piano di pace proposto dal presidente Usa Donald Trump, segnalando il rischio di impunità verso i crimini di lesa umanità perpetrati dalle Israelian Defence Forces e non solo. “Potrà mai la giustizia israeliana impegnarsi con trasparenza contro i crimini di guerra commessi da cittadini israeliani?”, ha commentato Petro, a cui il Dipartimento di Stato Usa ha revocato il visto dopo aver proposto, al Palazzo di Vetro e per le strade di New York, un “esercito per la salvezza del mondo con la finalità di liberare la Palestina“, chiedendo ai soldati Usa di “disobbedire agli ordini di Trump” e “non puntare i fucili contro l’umanità”.

La proposta ha riscosso il sostegno di diversi settori del mondo arabo, tra cui il leader del Consiglio politico supremo dei territori Houthi nello Yemen, Mahdi al-Mashat, e la poetessa palestinese Alaa Al Qatrawi che, in una lettera aperta, ha scritto “parla, Gustavo” definendo il leader di Bogotà come una sfida contro “coloro che tacciono, i traditori, i codardi e i complici del nostro genocidio”. A ben vedere il disegno di Petro cerca di mettere in discussione l’attuale ordine internazionale con azioni dirompenti, come l’improvvisa uscita dal Fondo monetario internazionale, l’interruzione dell’accordo di partenariato con la Nato e la proposta di spostare la sede dell’Onu verso un Paese neutrale, come il Qatar. Ma Bogotà non ce l’ha solo con Occidente, bensì con i potenti. Lo dimostra la richiesta avanzata a Pechino di sostituire il personale dell’ambasciata a Bogotà, accusandolo di “sabotare le relazioni” bilaterali. È una Colombia non allineata, quella vicina a Gaza, per quanto possa durare.

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Il Fatto Quotidiano

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