Come 12 lavoratori umbri hanno fondato una cooperativa specializzata in produzione di ceramiche

  • Postato il 31 luglio 2025
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  • Di Forbes Italia
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Contenuto tratto dal numero di luglio 2025 di Forbes Italia. Abbonati!

In un contesto segnato da crisi sistemiche, delocalizzazioni e crescente instabilità economica, emergono storie capaci di ridefinire il concetto di resilienza – o meglio, resistenza – imprenditoriale. Ceramiche Noi, cooperativa umbra specializzata in produzione made in Italy e nata nel 2019 dalle ceneri di una multinazionale in dismissione, rappresenta un caso brillante di rigenerazione d’impresa. Non solo un’operazione di salvataggio aziendale, ma una strategia di rilancio fondata su innovazione e visione collettiva che oggi fa scuola a livello europeo.

Tutto ha avuto inizio nel luglio 2019, quando la precedente proprietà ha annunciato la delocalizzazione degli impianti produttivi in Armenia. Dodici dipendenti si sono trovati di fronte a una scelta cruciale. “Avevamo due opzioni: accettare la decisione della proprietà o diventare artefici del nostro futuro”, ricorda Lorenzo Giornelli, attuale responsabile commerciale dell’azienda. La decisione di costituirsi in cooperativa, sfruttando i meccanismi del workers buyout e le tutele previste dalla Legge Marcora del 1985, si è rivelata una mossa lungimirante.

Grazie a un investimento iniziale ottenuto rinunciando al Tfr e agli ammortizzatori sociali, i dipendenti sono riusciti ad acquisire i macchinari e avviare la nuova realtà. “Il nome Ceramiche Noi non è casuale”, spiega Giornelli. “Eravamo rimasti solo noi e ci siamo detti: o adesso o mai più”. Una scommessa che si è dimostrata vincente: nel giro di pochi mesi, l’azienda ha riconquistato oltre il 90% della clientela e ha ripreso la produzione a pieno ritmo, nonostante turni di lavoro estenuanti che superavano le 14 ore al giorno.

Il primo stress test non si è fatto attendere: con la pandemia del 2020, Ceramiche Noi ha trasformato il lockdown in un’opportunità. “Ci siamo chiusi in azienda e abbiamo investito nella ricerca”, racconta Giornelli. “Da questo lavoro abbiamo creato una linea innovativa di stoviglie antibatteriche, brevettata e lanciata sul mercato come risposta concreta ai nuovi bisogni igienico-sanitari”.

Una capacità di reagire che è tornata a essere determinante con la crisi energetica del 2022, che ha messo nuovamente alla prova la cooperativa. “Per un’azienda che consuma oltre 600mila metri cubi di metano l’anno, l’impennata dei costi energetici – addirittura del 1.000% – ha rappresentato una minaccia esistenziale. Abbiamo visto le bollette passare da 15-18mila euro a 128mila euro al mese”, prosegue Giornelli. A questa nuova prova Ceramiche Noi non ha risposto con la riduzione dell’attività, ma con un piano industriale articolato, basato su rimodulazione dei turni, ottimizzazione delle cotture, selezione strategica della clientela e introduzione di forni alimentati a Gpl come soluzione ponte.

Il 14 settembre 2022, poi, un momento di svolta. Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha citato Ceramiche Noi come esempio virtuoso di resilienza imprenditoriale. “Un attestato che ha avuto un impatto profondo in azienda, soprattutto a livello psicologico, rafforzando la nostra tenuta emotiva e alimentando un rinnovato slancio collettivo”, racconta Giornelli. Il riferimento istituzionale ha attirato l’attenzione dei media e ha aperto un dialogo diretto con Bruxelles, culminato nella partecipazione della cooperativa al Forum europeo sull’occupazione e i diritti sociali.

“Il riconoscimento del lavoro fatto, dei sacrifici e delle battaglie vinte è la gratificazione più grande”, afferma il presidente Marco Brozzi. “Il sostegno della nostra comunità ci ha resi ancora più determinati. Per via della perseveranza e alla resilienza che è, insita in Noi, ci hanno più volte chiamato l’azienda che resiste, e credo di poterlo confermare”. Una resistenza che si è tradotta in crescita: in soli quattro anni, Ceramiche Noi ha più che raddoppiato il proprio organico – passando da 12 a 25 dipendenti – e triplicato il volume d’affari. Oggi esporta il 90% della produzione, con gli Stati Uniti che rappresentano il 60% del fatturato. La progressiva espansione in Canada, Austria, Francia e mercati asiatici rivela una strategia di internazionalizzazione strutturata e ambiziosa.

Ma la crescita non è solo numerica: la cooperativa ha acquisito un nuovo stabilimento, interamente riqualificato secondo i più avanzati standard di sostenibilità ambientale, e il prossimo traguardo si chiama Noi with Hydrogen, uno dei primi impianti in Italia per l’autoproduzione di idrogeno verde da fonte fotovoltaica, destinato alla cottura ceramica. “Questo progetto ci consentirà di posizionare il brand in una fascia ancora più alta e qualitativa”, spiega Brozzi.

Un investimento in innovazione e sostenibilità che segna un salto di paradigma verso l’industria del futuro, improntata anche alla corresponsabilità e alla collaborazione. Attraverso il programma EduCoop promosso da Legacoop, la cooperativa sviluppa progetti didattici nelle scuole per valorizzare l’artigianato ceramico e trasmettere alle nuove generazioni i valori della cooperazione. Un principio che si riflette nel motto aziendale: Tutti per uno, un sogno per tutti. “Rimane la nostra missione e visione aziendale, con la speranza che un giorno il nostro miracolo possa essere ricordato come quel qualcosa che, anche se in piccolo, ha contribuito a cambiare il mondo”, conclude Brozzi.

L’articolo Come 12 lavoratori umbri hanno fondato una cooperativa specializzata in produzione di ceramiche è tratto da Forbes Italia.

Autore
Forbes Italia

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