Come il Trentino-Alto Adige è diventato un polo mondiale delle mele

  • Postato il 30 giugno 2025
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  • Di Forbes Italia
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Articolo tratto dal numero di giugno 2025 di Forbes Italia. Abbonati!

C’è un libro particolarmente caro ai trentini: L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono, raccomandato nell’edizione Salani illustrato da Tullio Pericoli. Si narra di un pastore taciturno che riforesta un’area della Provenza, albero dopo albero, giorno dopo giorno, con lentezza e perseveranza. Così facendo, cambia il volto di quell’angolo di terra, a beneficio delle generazioni a venire. Questo suppergiù accadde nella Val di Non e nella Val di Sole, in Trentino, quando i gelsi e la vite, coltivazioni fino ad allora prevalenti, divennero improduttivi a causa di malattie, mettendo in ginocchio la popolazione. Fu così che dal 1850 qualche contadino provò a piantare meli, scoprendo la congenialità del territorio per il frutto. La conferma di una scommessa vinta sarebbe presto arrivata: nel 1889 tanta perseveranza e resilienza vennero  premiate con la medaglia d’oro alla mostra pomologica di Vienna. E come la mela di Steve Jobs fu la scintilla primigenia del fuoco della Silicon Valley, così la mela ‘analogica’ trentina iniziò a ridisegnare queste vallate, in un crescendo culminato nel boom degli anni Sessanta e Settanta del XX secolo.

Quanto al vicino Alto Adige, a dire il vero gli alberi di melo hanno sempre contornato i masi per soddisfare un fabbisogno famigliare. Poi si iniziò a mettere a profitto la bontà di questi frutti esportandoli con i Kraxenträger (portatori di gerle), dal 1876 scalzati dai treni della linea ferroviaria del Brennero. E così le mele altoatesine e trentine, lusso per pochi, presero ad affermarsi nelle corti dell’impero austro-ungarico, su su fino a Berlino e alla San Pietroburgo degli zar.

I numeri

Oggi il Trentino-Alto Adige rappresenta uno dei più estesi giardini frutticoli d’Europa e contribuisce a fare dell’Italia, secondo Assomela, l’ottavo paese mondiale per produzione di mele, dopo Cina, Turchia, Usa, Polonia, India, Iran e Russia. Qui si producono più di due milioni di tonnellate di mele, per la metà provenienti dall’Alto Adige, mentre il Trentino ne produce 485.951. I meleti altoatesini si estendono per 18mila ettari, vi operano seimila aziende a conduzione familiare con una superficie media di coltivazione di tre ettari. Tredici varietà di mele dell’Alto Adige sono state insignite del riconoscimento Igp (Indicazione geografica protetta)

In Trentino alla coltivazione delle mele si aggiungono susine, fragole, kiwi, ciliegie. Altra peculiarità è la presenza di aziende associate – 4.600 – che operano su 10.700 ettari, impiegando 1.800 dipendenti, per un fatturato complessivo che supera i 400 milioni. I frutticoltori convergono infatti nei due consorzi di punta: l’Apot (Associazione produttori ortofrutticoli trentini), che rappresenta l’85% del totale del settore, e la Cooperativa agricola Sant’Orsola, specializzata nei piccoli frutti. 

I marchi

Ad Apot afferiscono La Melinda, La Trentina e CoPag (Cooperativa produttori agricoli giudicariesi). La Melinda è un consorzio con oltre quattromila soci produttori, raggruppati in 16 cooperative e dediti alla coltivazione del melo, del ciliegio e dei piccoli frutti nella Val di Non e in Val di Sole. Nella stagione 2023-24 Melinda ha raggiunto un fatturato lordo di oltre 350 milioni di euro, a fronte di 400mila tonnellate di mele raccolte. La cooperativa La Trentina è il quarto polo italiano nella produzione di mele ed è attiva anche nei segmenti di kiwi, ciliegie, susine, patate e asparagi. Ha sette centri di conferimento e 850 aziende familiari operative su 1.500 ettari di terreno, per una produzione di 70mila tonnellate. A CoPag fanno riferimento un centinaio di soci dediti anzitutto alla coltivazione della patata di montagna, ma anche di ortaggi, mele, ciliegie e piccoli frutti nella conca delle Giudicarie Esteriori.

Negli anni Sant’Orsola è diventata il riferimento italiano per piccoli frutti, fragole e ciliegie. Un percorso avviato nei primi anni Settanta da 15 giovani della Valle dei Mòcheni, che ora comprende 800 soci dislocati in tutta Italia, dal Trentino a Veneto, Marche, Sicilia e Calabria. Nel 2023 ha totalizzato un fatturato di quasi 95 milioni.  

Le eccellenze delle mele

In Trentino-Alto Adige si coltiva e si commercializza il frutto, che talvolta viene pure trasformato. È il caso di GustoNatura, attiva nell’Innovation Center di Malé, in Val di Sole. L’azienda, nata nel 1999 da una piccola realtà familiare, è specializzata nella trasformazione di frutta e verdura. A dire il vero, già dal 1990 la famiglia Mezzena-Flessati produceva succhi di mela: partenza con tritamela, passaggio al torchio, quindi approdo agli strumenti più innovativi. Il fiore all’occhiello di GustoNatura è il succo di mela puro, senza conservanti, coloranti o zuccheri aggiunti. L’azienda, oltre a trasformare verdure, produce composte biologiche con l’85% di frutta.

Menz&Gasser, 90 anni esatti, alla terza generazione, è tra i leader italiani nella produzione di confetture e preparati di frutta. Tutto nacque dall’idea di Mathias Gasser,  commerciante di frutta di Lana, Alto Adige, di produrre marmellate per i suoi clienti. Negli anni ‘70 l’azienda si trasferiva in Valsugana, a Novaledo, avviando un nuovo stabilimento. A questo si aggiungono il sito di Sanguinetto, nel Veronese, e quello in Malesia. L’azienda conta 700 dipendenti, 285 milioni di euro di fatturato, 1.400 clienti in oltre 60 paesi.

La cooperativa Vog Products (classe 1967) trasforma una mela altoatesina su cinque in succhi, puree e prodotti finiti. Fornisce inoltre prodotti semilavorati all’industria alimentare e delle bevande di tutto il mondo. Trasforma ogni anno circa 350mila tonnellate di frutta, prevalentemente mele, fatturando 149 milioni di euro.

Melinda nel 2022 ha acquisito Ad Chini, azienda di punta nei trasformati a base di frutta, con la quale aveva una collaborazione ventennale per produrre mousse, squeez, snack, barrette, rondelle e bastoncini a marchio Melinda. Nell’azienda è così nata una business unit dedicata ai trasformati. 

Pan Surgelati, nata a Bolzano nel 1888, si faceva conoscere nell’esportazione di mele e frutta in territori allora remoti, tra cui Russia e India. Nel 1967 Giorgio Pan lanciava sul mercato il primo strudel di mele surgelato in Europa. Oggi l’azienda produce 35 km di strudel al giorno, esportati in tutto il mondo, tutt’uno con specialità della cucina alpina.

Da un anno le aziende Bayernwald, Iprona, TrentoFrutta, Beerenfrost e Vulcolor si chiamano indistintamente Iprona, che sta per Industria Prodotti Naturali. Iprona produce succhi, purè e concentrati per l’industria alimentare e d’impresa. A conduzione familiare da 123 anni, ha cinque sedi, di cui due in Italia: a Trento e Lana (Bz).

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L’articolo Come il Trentino-Alto Adige è diventato un polo mondiale delle mele è tratto da Forbes Italia.

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Forbes Italia

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