Come nasce lo scudetto aerografato Ferrari, una delle opzioni più esclusive: opera d’arte

  • Postato il 11 maggio 2025
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  • Di Virgilio.it
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Puoi avere un V12, una vernice triplo strato, un abitacolo in carbonio. Ma per molti, la vera firma su una Ferrari è un’altra: quello scudetto giallo, aerografato a mano sul fianco. Non lo noti subito. Ma quando lo vedi, capisci che lì non c’è una scorciatoia. Per ciascuna auto se ne trovano due: uno per lato, tra la ruota anteriore e il parafango. E dietro a quei due piccoli stemmi vi è un processo meticoloso, che richiede fino a 16 ore di lavoro manuale.

Gli addetti lavorano in una zona isolata del reparto verniciatura, in postazioni dedicate. No linee automatizzate, né margine per accelerazioni. Il trattamento impone concentrazione piena. Applicare uno scudetto aerografato richiede addirittura più tempo di quanto impieghi una city car a essere costruita interamente.

Tutto comincia da uno stencil

Il primo passo? Posizionare lo stencil. Una maschera guida viene fissata sulla carrozzeria e poi regolata con una dima, per assicurarsi che il logo sia sempre nello stesso punto, al millimetro. Poi si comincia a realizzare la piccola meraviglia, strato dopo strato. In totale se ne contano otto: vernice, trasparente, ancora vernice, ancora trasparente. Non si tratta solo di colori, ma di livelli di profondità visiva.

Il nero per la base, il Giallo Modena per lo sfondo, il rosso e il verde della bandiera italiana. Ogni passaggio è fatto a mano. Ogni colore ha il suo trasparente di protezione. La squadra di specialisti dipinge. Come si farebbe su una scultura o su un casco da F1. Le attrezzature e i tempi di asciugatura (differenti) vengono calibrati in base alla tonalità e al tipo di trasparente applicato.

Uno dei momenti catartici arriva a metà: rimuovere le parti dello stencil una a una, con pinzette e strumenti da chirurgo. Basta un errore minuscolo, un angolo strappato o una goccia fuori posto, e si ricomincia daccapo. Ma a Maranello (fiore all’occhiello del Made in Italy) non succede quasi mai, come racconta Stefano Del Puglia, a capo del reparto verniciatura. “La strada facile sarebbe usare adesivi. Ma noi non prendiamo scorciatoie”. E si vede.

Il dettaglio che fa la differenza

Dopo la verniciatura, arriva la carteggiatura. Si usano levigatrici orbitali per rendere il logo perfettamente integrato con la superficie della carrozzeria. Al tatto non si deve sentire nessun bordo. Deve sembrare che lo scudetto sia nato lì. Poi il test finale. Una camera umida sigillata viene applicata sopra lo scudetto e lasciata lì per 24 ore. L’ambiente è così carico d’umidità che qualsiasi difetto nella stratificazione farebbe uscire bolle. E se succede? Si ricomincia. Dal principio.

Incisa sul fianco della carrozzeria, la firma d’autore della Casa emiliana è un optional disponibile su tutta la gamma Ferrari (compresa la nuova Purosangue), ed è realizzata a mano, uno per uno, da artigiani specializzati. Alla fine, chi sceglie lo scudetto aerografato sta facendo più che implementare un logo. Stringe un patto con la storia Ferrari. Perché quel Cavallino Rampante, fatto a mano e con pazienza, non sarà mai identico a un altro. E quindi sarà un’esclusiva del proprietario.

Autore
Virgilio.it

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