Comunali, Piciocchi: “Genova non può fermarsi. Fare il sindaco? E’ caricarsi dei problemi della gente”
- Postato il 19 maggio 2025
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- Di Genova24
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Genova. In vista delle elezioni comunali a Genova del 25 e 26 maggio, Genova24 ha intervistato tutti i candidati sindaco e le candidate sindaca. Abbiamo iniziato con Pietro Piciocchi. Domani, pubblicheremo l’intervista a Silvia Salis e a seguire quelle agli altri candidati e candidate in corsa.
Pietro Piciocchi, candidato del centrodestra, ha 47 anni, è avvocato ed è vicesindaco reggente del Comune di Genova da dicembre 2024, dopo l’elezione di Marco Bucci a presidente della Regione Liguria. Negli otto anni precedenti è stato vicesindaco e assessore con in mano dossier come il bilancio, le partecipate, i lavori pubblici e i fondi Pnrr.
Piciocchi, domani lei diventa sindaco di Genova: quali sono le prime tre pratiche sulla sua scrivania
“La prima in assoluto sarà sicuramente la gratuità del trasporto pubblico. Mi sono impegnato a rendere definitiva la politica tariffaria di Amt con le gratuità per gli under 14 e gli over 70, ma anche con le agevolazioni sugli abbonamenti. La seconda pratica sarà legata ai vigili di quartiere. La loro presenza è già realtà in alcune zone, soprattutto nel ponente e nel centro cittadino, e mi impegno a estenderle a ogni quartiere. E poi ci sarà il tema dello Skymetro, dobbiamo andare in gara d’appalto immediatamente con lo Skymetro perché dobbiamo aggiudicare i lavori entro il 31 dicembre del 2025. Poi avrei anche altre cose però me ne hai chieste tre e quindi mi fermo qui”.
In questi anni Genova è stata interessata da moltissimi cantieri, alcuni di questi molto impattanti, il ribaltamento a mare di Fincantieri, il terzo valico, il prolungamento della metropolitana, e così via, grandi opere che avranno un riflesso positivo sulla città ma che hanno portato, e porteranno, anche disagi. L’accusa che spesso vi viene rivolta è che molto sia stato calato dall’alto. Se sarà eletto sindaco pensa di reimpostare il rapporto con i cittadini o va bene così?
“Partiamo dal presupposto che questa città, se vuole essere una città competitiva, attrattiva, internazionale, che crea opportunità per i suoi giovani e che difende le sue industrie, deve recuperare un gap infrastrutturale oggettivo. Questa è una città rimasta indietro di 30 anni. E quindi il primo obiettivo che io sento come sindaco è di rimettere questa città al centro dei collegamenti. Genova deve essere collegata al mondo. Qui parliamo chiaramente di grandi infrastrutture, alcune delle quali sono partite finalmente. Parliamo ad esempio del tema dell’aeroporto, che è decisivo e su cui io mi applicherò fin dai primi giorni del mio mandato, perché ritengo essenziale che il Comune entri nell’azionariato dell’aeroporto. Vorrei dire che tante di queste opere, che l’amministrazione di centrodestra è riuscita a mettere in campo, erano attese da anni. Perché parliamo da anni del ribaltamento a mare di Fincantieri, parliamo da anni del terzo valico, solo che prima si parlava e non si faceva. Oggi invece stiamo facendo. È chiaro che si creano disagi, è chiaro che ci sono cantieri che sono anche molto complessi da gestire e voi sapete quanto io in questi anni ci abbia sempre messo la faccia e quanto mi sia anche impegnato per cercare di mitigare queste situazioni. Aggiungo che il Comune di Genova è stato molto intraprendente nella ricerca dei finanziamenti del Pnrr. Stiamo facendo opere importanti per fare crescere questa città. Io penso che non ci debba essere una contrapposizione tra le infrastrutture, le manutenzioni, il sociale, perché spesso sento dire ‘ah, voi vi occupate solo di…’. A parte che non è vero, perché io da assessore a bilancio posso testimoniare l’impegno dell’amministrazione in ogni ambito della vita delle persone in questi anni, ma guardate che una città senza infrastrutture, una città che non è collegata al mondo, è una città povera. Noi abbiamo bisogno di una città prospera, di una città dove ci siano posti di lavoro di qualità. Questo è il modo con cui produciamo quella ricchezza che poi possiamo ridistribuirla. Perché alla sinistra si parla tanto di assistenza, di ridistribuzione della ricchezza, ma poi ci vuole una cultura amica delle imprese, delle aziende, una città che sabbia che sappia creare le condizioni per lo sviluppo. Noi lo stiamo facendo con una visione lungimirante. Poi mi rendo conto che rischiamo di pagarne un prezzo in termini di consenso. Questo sì, dobbiamo migliorare nel comunicare, probabilmente dobbiamo anche migliorare nel cercare di mitigare questi disagi. Io farò ogni sforzo se sarò eletto sindaco. Però, ripeto, non è che sono opere calate dall’alto, perché sono opere di cui la città ha bisogno. E sugli indennizzi una cosa la rivendico: siamo l’amministrazione che in assoluto è riuscita a ottenere più opere compensative. Ricordo l’ultimo miglio ferroviario del terzo valico, siamo andati a Roma a battere i pugni con il Governo, e anche grazie anche ai comitati sicuramente abbiamo ottenuto 200 milioni di euro per una complessiva rigenerazione urbana di quell’area che sarà attraversata dalle ferrovie. Poi potrei parlare di tante altre opere su cui c’è sempre stata un’attenzione anche a indennizzare le popolazioni interferite, cosa che sicuramente continuerà”.
Ma pensa di implementare, tornando alla domanda iniziale, il modello di dialogo con i comitati, i cittadini, le associazioni?
Ma certo che s. Assolutamente sì. Io non mi sono mai tirato indietro, questo possono testimoniarlo tutti. Sono stato recentemente al Lagaccio a dialogare con alcuni esponenti del comitato contro la funivia. Però vedete, qui non ci devono essere equivoci. Io su questo marco una differenza rispetto alla nostra controparte politica. L’amministrazione viene votata per prendere delle decisioni. Alcune decisioni sono necessariamente divisive. Allora, chiariamoci, o per compiacere tutti e non scontentare nessuno non facciamo le cose e blocchiamo questa città, e questa città si impoverisce progressivamente, oppure dobbiamo anche essere pronti a pagare un prezzo in termini di consenso e subire anche delle contestazioni per il fatto di prendere delle decisioni. Molte volte poi il dialogo non necessariamente deve risolversi in un aut aut. Mi piacerebbe un dialogo che, nel momento in cui si decide di fare di infrastruttura, ci porti a lavorare insieme per migliorare questa infrastruttura, come calarla meglio sul territorio. Non si può pensare che il dialogo parta sempre da una contrapposizione pregiudiziale alle grandi opere. Io credo che su questo la città debba fare un salto, un salto culturale. Genova è una città che deve aprirsi al mondo. talvolta ci inchiodiamo su delle discussioni che sono surreali in altre città evolute del mondo che guardano allo sviluppo, al progresso, alla crescita delle imprese”.
Piciocchi, lei ha citato il Pnrr. L’ex sindaco di Genova Marco Bucci ci ha ricordato in molte occasioni come Genova fosse interessata da 6, da 7 miliardi di euro tra Pnrr, decreti e altre forme di finanziamento. La stagione dei fondi europei legati alla ripartenza dopo il Covid è in esaurimento. Come pensare a nuovi grandi progetti per Genova nel momento in cui non saranno più un’opzione?
“Intanto voglio dire che è molto importante la sinergia che ci deve essere tra tutte le amministrazioni territoriali. Comune, Regione, Autorità portuale, perché questa città di fronte delle sfide enormi – sono oltre 8 miliardi distribuiti tra varie amministrazioni – però tutti dobbiamo essere collegati, perché i livelli autorizzativi spesso sono sovrapposti, è importante avere una stessa visione di città ed è importante che la città continui a correre, la città non si può fermare. Oggi viviamo in un mondo straordinariamente competitivo e noi dobbiamo andare al passo del mondo. Questo è l’impegno della mia amministrazione, l’impegno del centrodestra. Chiaro che noi in questo momento abbiamo un’interlocuzione con il Governo nazionale, ne abbiamo parlato ancora recentemente al coordinamento dei sindaci metropolitani. Che cosa succederà dopo la stagione del Pnrr? Oggi non vediamo nel bilancio dello Stato investimenti consistenti ma spero che il governo potrà dare una risposta in merito. Però devo dire che non è un tema di oggi, nel senso che oggi dobbiamo mettere a terra e completare tantissime opere, questo ci impegnerà nei prossimi anni. Dopodiché mi conoscete, lo dico senza presunzione, se in questi anni c’è stato un assessore al Bilancio super proattivo… Ho cercato finanziamenti da tutte le parti, nazionali, regionali, europei, penso di poter essere sottoscritto. Dico anche che io in questi anni, e con me il Comune di Genova, si è costruito una credibilità a Roma con i ministeri, e con gli apicali dei ministeri, che non sono i ministri, perché ricordiamo che i ministri passano, ma le strutture di vertice dell’amministrazione, quelle restano. Ho costruito una reputazione personale e una reputazione della città di Genova, e questo è un grande patrimonio che non può essere disperso e che io voglio mettere veramente al servizio della città per cercare di risolvere problemi e per cercare di acquisire sempre nuovi finanziamenti”.
Tra i punti del programma che dovranno avere bisogno di fondi c’è una proposta che ha fatto discutere. Giornalisticamente c’è chi l’ha chiamata “bonus casalinghe”, chi “bonus mamme a casa”. Si tratterebbe di un voucher parametrato in base al reddito, per le donne che per un periodo della loro vita vogliano dedicarsi solo alla famiglia. Le domande sono due: perché solo alle donne, e non agli uomini? E poi, ha senso assegnare aiuti economici a chi non lavora e quindi non contribuisce direttamente alla crescita della società?
“Francamente ho trovato questa polemica stucchevole e anche molto ideologica. Io parto da un esempio, ma non perché debba elevare la mia famiglia ad esempio, noi non siamo proprio esempio per nessuno, non siamo certo migliori degli altri, ma io ho una moglie che ha lavorato fino al terzo figlio. Dopo il terzo figlio ha deciso di restare a casa e dedicarsi alla famiglia. Ha deciso liberamente, è stata una decisione sua. Allora, mia moglie secondo voi non contribuisce allo sviluppo della società perché ha deciso di dedicarsi a crescere dei figli? Io penso che sia offensivo nei confronti delle donne che esercitano la loro libertà e che prendono liberamente le loro decisioni. Ci sono tanti modi di contribuire al bene della società e non bisogna discriminare nessuno. Non bisogna giudicare una donna perché magari decide, contro quello che è un po’ il modello di oggi di fare una scelta diversa, di dedicarsi alla famiglia, di dedicarsi ai suoi figli. Legittimo, non ci vedo nulla di male. Noi dobbiamo sostenere l’indipendenza economica della donna, riconoscere la dignità del lavoro della donna ovunque venga prestato, e quindi credo che sostenere il contrario significa introdurre una discriminazione, vale a dire che ci devono essere donne di serie A e donne di serie B. Io penso invece che le donne devono poter scegliere come impostare la loro vita e se noi raggiungessimo questo obiettivo sarebbe fantastico, finalmente saremmo una società veramente civile, in cui la donna è veramente emancipata”.
La campagna elettorale è agli sgoccioli o quasi. Nel momento in cui ha dato la sua disponibilità a candidarsi, se l’aspettava così?
“Sì, perché comunque ho fatto altre campagne elettorali, anche se non da sindaco, e la campagna elettorale è un momento molto intenso. E devo dire, nel mio caso, è forse ancora più faticoso perché devo sommare gli impegni di una campagna elettorale con la responsabilità di governo dell’ente. Al tempo stesso oggettivamente è più difficile fare una campagna elettorale da una posizione di governo che da una posizione di opposizione. Però devo dire che sono contento perché sto incontrando tantissima gente, nel tempo si sono unite tantissime persone che mi vogliono sostenere, tantissime donne, tantissime tantissime donne, a proposito del discorso di prima, e poi tantissime persone che provengono dalla comunità straniera e che hanno deciso di venire con noi, di candidarsi nelle nostre liste, e questo è anche molto significativo perché evidentemente veniamo ritenuti degli interlocutori più credibili, più autorevoli, rispetto alla costruzione di una città veramente accogliente. Forse, se devo dire la verità, l’unico aspetto che per il momento mi ha deluso è l’impossibilità di avere un confronto vero, autentico, con la candidata della sinistra Silvia Salis che di fatto si è negata tutte le volte che si parlava di confrontarsi non con domande preparate, non in situazioni dove era impossibile non replicarsi, con tempo predeterminato. Questo mi è un po’ mancato e secondo me, invece, lo dobbiamo ai cittadini genovesi. Secondo me è molto importante che anche le persone possano chiederci quello che desiderano con grande libertà e senza preparazione. Questo mi ha un pochino dispiaciuto. Siamo stati costretti a dei confronti a distanza da cui secondo me stanno emergendo visioni molto diverse e anche una diversa credibilità dei progetti di città che abbiamo. Certo sarebbe stato più bello se ci fosse stata data la possibilità di farlo direttamente e contestualmente”.
Il momento finora migliore e quello peggiore di questa campagna elettorale?
Il momento migliore forse è stato quando è stata presentata la mia candidatura, anzi, ancora prima forse proprio agli inizi, quando ci siamo ritrovati al teatro Stradanuova, oltre 400 persone, tanti amici, forse è stata la prima uscita pubblica e me la ricordo più di altre perché lì ho sentito molto, molto sostegno. Momenti peggiori… io devo dire che sono contento.
Magari quando deve mettere la sveglia alle 4 del mattino?
“Ma a quello sono abituato, lavoro sempre tanto e quello non è un problema. Sinceramente momenti peggiori, momenti brutti, non ne ricordo. Sono contento di questa cavalcata che stiamo facendo. È faticosa, ma questo voglio dire, d’altra parte è faticoso il mestiere del sindaco. Vorrei che fosse chiaro questo, che è un mestiere che se lo fai con impegno, con dedizione, significa veramente caricarsi sulle spalle i problemi della gente che diventano problemi tuoi. Significa, come mi è successo, che ti entra una persona in ufficio e ti dice io oggi sono sfrattata, dove vado? E quello diventa il tuo problema. È così che si fa al sindaco, quindi a me non spaventa la fatica”.