Con i tagli alla rivalutazione delle pensioni medio-alte perdite tra 13mila e 115mila euro in 10 anni
- Postato il 17 settembre 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
- 2 Visualizzazioni
.png)
I pensionati con assegni da più di 2.500 euro lordi perderanno almeno 13mila euro nei prossimi 10 anni per la mancata rivalutazione degli assegni. È quello che emerge dalle analisi del centro studi Itinerari Previdenziali e del Cida, la Confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, che hanno denunciato le conseguenze dei tagli alle rivalutazioni presentando l’Osservatorio sulla spesa pubblica “La svalutazione delle pensioni in Italia”. Secondo le organizzazioni, perderà fino a 115mila euro chi percepisce assegni sopra i 10mila euro lordi (circa 6mila netti).
A penalizzare i pensionati con assegni superiori ai 2mila euro netti, spiegano Cida e Itinerari Previdenziali, è stata la legge di Bilancio per il 2024, unita all‘aumento dell’inflazione del biennio 2023-2024. La penalizzazione riguarda oltre 3 milioni e 500mila pensionati, pari a poco più di un quinto della platea complessiva. Parliamo di coloro che hanno assegni oltre 4 volte il trattamento minimo, al momento fissato a 616,67 euro. Le due organizzazioni ritengono gli ultimi provvedimenti che hanno tagliato la rivalutazione ingiusti e “non esenti da possibili profili di incostituzionalità“, con particolare riferimento alle quote di pensione calcolate con metodo contributivo, che prevederebbe piena rivalutazione. La Corte Costituzionale a gennaio 2025 ha però dato il via libera ai tagli alla rivalutazione legata all’inflazione delle pensioni più elevate, sostenendo che “non è irragionevole perché salvaguarda integralmente le pensioni di più modesta entità”.
“Dal 2012 al 2022”, commenta Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, “con le mancate indicizzazioni, al netto dei contributi di solidarietà, abbiamo perso il 10% di potere d’acquisto per tutte le pensioni da 5 volte il minimo in su. L’inflazione dal 2022 ad oggi ha fatto perdere un ulteriore 10% col rischio di perdere un altro 5% nei prossimi 10 anni se l’inflazione restasse al 2%. Sono cifre che creano grandi disparità nei confronti dei pensionati”.
“In trent’anni”, aggiunge Stefano Cuzzilla, presidente di Cida, “le pensioni medio-alte hanno perso oltre un quarto del loro potere d’acquisto: una pensione da 10mila euro lordi al mese ha visto svanire quasi 180mila euro, l’equivalente di un anno intero di assegno. È il simbolo di un sistema che punisce chi ha dato di più, mortifica i contribuenti più fedeli e incrina il legame di responsabilità tra generazioni”. “Le pensioni non sono un privilegio, sono salario differito, il frutto di una vita di lavoro e tasse pagate”. “Chiediamo una scelta politica chiara – conclude il presidente di Cida – regole stabili, certezza del diritto e rispetto del merito”.
L'articolo Con i tagli alla rivalutazione delle pensioni medio-alte perdite tra 13mila e 115mila euro in 10 anni proviene da Il Fatto Quotidiano.