Con Sala indagato non si salva neanche il “Salva Milano”. Votato da (quasi) tutti alla Camera, rinnegato in Senato
- Postato il 17 luglio 2025
- Politica
- Di Blitz
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Il cosiddetto ‘Salva Milano’, passato tra le polemiche alla Camera a fine 2024, da allora non ha fatto più passi avanti, rimanendo sostanzialmente bloccato in Senato.
“Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia”
Le “disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia” – che avrebbero dovuto, tra l’altro, sbloccare la situazione di una serie di cantieri a Milano dopo l’impasse determinata dalle inchieste della Procura sull’urbanistica – nel passaggio a Montecitorio hanno visto le forze politiche dividersi secondo uno schema inedito.
Pd, Azione, Iv e Più Europa schierati con tutta la maggioranza per il sì; M5s e Avs fortemente contrari (e apertamente critici nei confronti dei democratici). Ma all’arrivo in Senato è sopraggiunta una novità: il tentennamento del Pd sulla norma che – via, via – si è sfilato dal fronte del sì.

A mutare negli ultimi mesi è stata anche la postura del sindaco di Milano: fino a febbraio ha perorato apertamente il via libera alla norma e incalzato il Pd, suo “azionista di riferimento” in Comune, per sapere cosa intendesse fare a Palazzo Madama.
Da marzo le inchieste gettano ombre sul “Salva Milano”
Poi, a marzo, è arrivata la frenata dopo che le inchieste hanno iniziato a gettare ombre proprio sul ‘Salva Milano’ che, secondo la Procura, sarebbe stato dettato dagli stessi indagati. A quel punto, la giunta guidata da Sala, ha tolto il sostegno alla norma e il Comune ha annunciato la costituzione di parte civile.
Da questo momento in poi, con Sala e il Pd che si sono sfilati, il provvedimento si è impantanato definitivamente in commissione Ambiente del Senato. Con qualche crepa anche nel centrodestra. L’esito? Il Salva Milano è rimasto di fatto sospeso e – a maggior ragione dopo gli ultimi sviluppo giudiziari – potrebbe andare verso la decadenza a fine legislatura.
Cosa dice la proposta di legge
La proposta di legge partiva da un articolo della legge urbanistica del 1942 che individuava i limiti di volumi e altezze delle costruzioni in territorio comunale.
E forniva un’interpretazione autentica di due disposizioni normative tra loro collegate, consentendo il superamento di tali limiti (volumetrici e di altezza) per interventi edilizi effettuati anche in assenza di piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata.
Il cuore del provvedimento era che l’ok preventivo di un piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata non fosse obbligatorio in caso di costruzione di nuovi immobili su lotti che si trovano in ambiti edificati e urbanizzati, in caso di sostituzione di edifici esistenti o interventi su edifici esistenti in ambiti edificati.
La norma interpretativa non si sarebbe applicata solo a Milano ma in tutta Italia e in modo retroattivo, uno degli elementi più aspramente criticati dai suoi detrattori che puntavano il dito contro il rischio speculazione edilizia e cementificazione.
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