Concerti annullati o venduti a prezzi stracciati negli stadi e nei palasport: da Elodie a Bresh e Rkomi è davvero esplosa la “bolla” del sold out?
- Postato il 23 giugno 2025
- Lifestyle
- Di Blitz
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In questi giorni si parla della “bolla” del sold out ai concerti. Ci sono stati artisti che hanno prima annunciato concerti in stadi e palazzetti per poi spostarli, annullarli o svendere i biglietti. Vediamo nello specifico cosa sta succedendo e se davvero possiamo parlare di “bolla”. Davvero si tratta di un meccanismo malato che coinvolge e inganna gli artisti, trascinandoli in una spirale di flop, figuracce e soprattutto debiti pesanti?
La denuncia di Federico Zampaglione e Selvaggia Lucarelli
I primi a denunciare quello che sta accadendo sono stati Federico Zampaglione Selvaggia Lucarelli. Il frontman dei Tiromancino lo ha fatto con un post lucidissimo in cui ha raccontato il copione ormai standard in cui finiscono molti artisti perlopiù emergenti.
Zampaglione spiega che l’organizzatore cavalca il successo di un singolo e poi convince il cantante a puntare alto: “Tour negli stadi! Sarà sold out!”. L’artista esulta e si espone sui social vendendo sogni. I biglietti però non si vendono e l’organizzatore richiama per proporre: “Riempio io lo stadio, ma ti accolli i costi: biglietti a 1 euro, regalati ai dipendenti, distribuiti nei supermercati, contest online”.
In questo modo l’immagine dell’artista resta “pulita” portando però il cantante a sprofondare nei debiti. “Da questo momento tutto ciò che guadagni per un buon 85 per cento è mio” scrive Zampaglione. Quello che accade “solletica l’ego di qualcuno, meglio se ingenuo, e poi… mangiaci sopra a vita”.
Anche Selvaggia Lucarelli ha realizzato un’inchiesta pubblicata nella sua newsletter. L’opinionista e giornalista spiega che l’utilizzo dello streaming non fa incassare molto alle major. Di conseguenza gli artisti vedono solo le briciole e sono costretti ad organizzare dei tour, l’unico modo reale per fare cassa.
Se però i biglietti non si vendono i tour vengono ridotti, i concerti cancellati “per motivi tecnici” o trasformati in showcase aziendali. È successo anche a grandi nomi come Elodie.
La Lucarelli ha raccolto diverse testimonianze. L’immagine porta al successo ma non all’avere del pubblico vero. E così, per evitare il fallimento d’immagine gli artisti devono in molti casi pagare di tasca propria. Chi ha firmato accordi con manager senza scrupoli si ritrova senza via d’uscita.
Cosa è accaduto ai concerti di Elodie
Nelle scorse settimane, Elodie ha organizzato due concerti che si sono svolti negli impianti di Milano e Napoli. Nel primo caso, vari utenti avevano segnalato un’insolita disponibilità online di biglietti a prezzi stracciati, con biglietti venduti anche a 10 euro a fronte di un prezzo ordinario con base di partenza a 50.

Oltre ai biglietti venduti a prezzi stacciati, ci sono stati casi di artisti che hanno apportato cancellazioni e modifiche per scarse prevendite. È il caso di Bresh e Rkomi. I due artisti il cui successo è dovuto molto a Sanremo hanno fatto saltare i loro concerti nei palasport preferendo location più raccolte. Ridotto anche il calendario delle date.
Anche The Kolors e Benni & Fede hanno riprogrammato i tour in arene meno capienti. Lo stesso vale per Tony Effe a Milano e gli stessi CCCP a Roma: questi ultimi, dal Circo Massimo sono passati ad esibirsi all’Auditorium.
Della vicenda ha parlato anche Zucchero, che ha sottolineato come “la mancanza di un’adeguata gavetta alle spalle, dovuta ai social e ai talent” sia il problema. Antonello Venditti ha invee ribadito come “non tutti possono permettersi di fare gli stadi, e molti giovani artisti andrebbero tutelati. Pensate a Sangiovanni e Angelina Mango, stanno in un mondo che è un frullatore. Nasci con il sold out incorporato, ma il sold out è una conquista”. Alex Britti ha invece raccontato che “io stesso, in passato, ho detto ‘no’ a un tour nei palasport. Sapevo che avrei avuto difficoltà a riempirli e che, nel caso, mi sarei fatto male. A volte bisogna sapersi tirare indietro”.
Al di là di chi gli stadi li riempie davvero (Vasco Rossi, Ultimo, Cesare Cremonini, i Pinguini Tattici Nucleari per citare alcuni nomi), l’impressione è che si sia tirata troppo la corda facendo precipitare nel baratro anche diversi talenti. Anche perché il sold out in luoghi come gli stadi, con prezzi che vanno dai 50 ai 100 euro, come dice Venditti è davvero una “conquista,” vista l’inflazione e il caro vita di questi ultimi anni. E come tutte le bolle anche questa, prima o poi, si doveva sgonfiare.
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