Condannato in appello l’uomo assolto in primo grado perché lei “aveva già avuto rapporti sessuali”

  • Postato il 21 ottobre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È stato ribaltato in appello il verdetto di assoluzione pronunciato in primo grado dal Tribunale di Macerata nei confronti di un 31enne che era stato assolto dall’accusa di violenza sessuale in auto su una minorenne nel 2019 e che aveva innescato una serie di reazioni politiche e istituzionali. La Corte d’appello di Ancona lo ha condannato per violenza sessuale ma nell’accezione di minore gravità con condanna a tre anni di carcere. I giudici di primo grado avevano escluso lo stupro riferendosi, tra le argomentazioni, al fatto che la giovane “aveva già avuto rapporti e era in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione”.

La sostituta procuratrice generale di Ancona, Cristina Polenzani, nella sua requisitoria aveva chiesto di riformare la sentenza di assoluzione e condannare l’imputato per violenza sessuale alla pena richiesta in primo grado (4 anni e 1 mese), o in subordine per fatto di minore gravità con pena che potrebbe scendere entro i limiti della sospensione condizionale. La sostituta pg, nel corso dell’intervento, aveva sottolineato che le parole della ragazza furono “precise e puntuali”, che acconsentì ad “effusioni” e manifestò subito di non voler andare oltre. “Per non incorrere in violenza – ha ricordato la magistrata – il consenso ci deve essere dall’inizio alla fine del rapporto: lei manifestò subito il suo no” mentre “l’imputato non percepì volontariamente la volontà della ragazza”.

La giovane, hanno ricordato accusa e parte civile (avvocato Fabio Maria Galiani), uscì dall’auto e raccontò subito alla sua migliore amica che gli era stato fatto del male. Il legale di parte civile ha ricordato anche il percorso di sostegno psicologico di circa due anni che la parte offesa, non presente in aula, dovette sostenere a suo tempo. In quel momento, aveva raccontato la giovane, tentò di urlare ma non vi riuscì mentre l’imputato la bloccava con una mano sulla spalla. I lividi furono refertati con una prognosi di 8 giorni, ma per i consulenti della difesa sarebbero stati il risultato di una “suzione”. Ipotesi accolta dai magistrati del Tribunale.

I difensori dell’imputato, che oggi era presente in aula, gli avvocati Mauro Riccioni e Bruno Mandrelli, avevano invece chiesto la conferma dell’assoluzione sostenendo che si trattasse di un processo di tipo indiziario. La difesa ha sostenuto una serie di circostanze e contraddizioni che dimostrerebbero la non credibilità delle dichiarazione rese dalla ragazza tra cui il fatto che non avrebbe urlato o chiesto aiuto al momento del fatto e l’assenza di lesioni riscontrate durante gli accertamenti medici prima di sporgere la denuncia. Dopo i fatti, hanno sottolineato i difensori, nella chat con un amico il loro assistito usava toni scherzosi senza avere alcuna contezza di poter aver commesso un abuso. La motivazione entro 90 giorni. La difesa ricorrerà in Cassazione.

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Il Fatto Quotidiano

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