Congedi parentali per le coppie omogenitoriali, il caso dei 10 giorni negati alla seconda mamma arriva alla Consulta

  • Postato il 5 maggio 2025
  • Diritti
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La Corte costituzionale interverrà ancora una volta su un tema cruciale per i diritti delle famiglie arcobaleno. A Palazzo della Consulta, martedì 6 maggio, i giudici saranno chiamati a esaminare la questione di legittimità costituzionale dell’articolo che disciplina i congedi parentali obbligatori. Relatrice del caso sarà la giudice Maria Rosaria Sangiorgio. L’intervento della Consulta è stato richiesto dalla Corte d’appello di Brescia, che ha sollevato dubbi sulla compatibilità della norma con i principi costituzionali di uguaglianza (art. 3) e con il rispetto degli obblighi internazionali (art. 117), in particolare con la direttiva europea 2000/78 sulla parità di trattamento in materia di occupazione e con la direttiva 2019/1158/Ue sui congedi per i genitori.

Il caso della piattaforma – Il caso è stato sollevato da Rete Lenford – associazione che tutela i diritti delle persone Lgbt+ – dinanzi al Tribunale di Bergamo. L’associazione aveva denunciato l’Inps per comportamento discriminatorio: pur non negando formalmente il diritto delle coppie omogenitoriali a usufruire dei congedi, l’Istituto avrebbe di fatto reso loro impossibile l’accesso a tali benefici a causa delle limitazioni del proprio sistema informatico. Quest’ultimo, infatti, non consente l’inserimento di due codici fiscali dello stesso sesso nei moduli telematici necessari per presentare la domanda di congedo.

Il giudice di primo grado aveva dato ragione a Rete Lenford, riconoscendo la discriminazione a danno dei genitori dello stesso sesso – pur registrati come tali negli atti dello stato civile – e ha ordinato all’Inps di adeguare il proprio portale telematico entro due mesi, pena una sanzione di 100 euro per ogni giorno di ritardo. Tuttavia, l’Inps ha impugnato il provvedimento dinanzi alla Corte d’appello di Brescia, ottenendo la sospensione dell’efficacia esecutiva dell’ordinanza.

La modifica – Nel corso del giudizio d’appello, Rete Lenford e la Cgil si sono costituite, chiedendo la conferma delle conclusioni del Tribunale. Sebbene il dispositivo dell’ordinanza si fosse limitato a imporre all’Inps una modifica tecnica, le associazioni hanno insistito nel sostenere che l’intervento informatico non possa prescindere da un riconoscimento esplicito del diritto delle coppie omogenitoriali a usufruire dei congedi parentali al pari delle coppie eterosessuali. La Corte d’appello di Brescia ha scelto quindi di investire della questione la Consulta, rilevando che solo un intervento della Corte costituzionale sulla legittimità dell’art. 27-bis del decreto legislativo n. 151/2001 potrebbe sanare strutturalmente la disparità, rimuovendo gli ostacoli normativi che colpiscono le famiglie omogenitoriali e garantendo effetti erga omnes.

Secondo i giudici bresciani, la norma viola i diritti fondamentali nella misura in cui non riconosce il diritto al congedo obbligatorio di dieci giorni anche al secondo genitore donna in una coppia composta da due madri, se entrambe risultano genitori nei registri dello stato civile. In tal modo si crea un’irragionevole esclusione che contrasta con l’evoluzione del diritto antidiscriminatorio europeo e con il principio di uguaglianza sostanziale.

La posizione dell’Inps – L’Inps, dal canto suo, ha ribadito nella memoria difensiva una posizione già espressa in più occasioni: a suo avviso, il riconoscimento del cosiddetto genitore intenzionale o sociale non può essere ottenuto per via giudiziaria, ma richiede un’esplicita scelta legislativa. Secondo l’Istituto, infatti, si tratterebbe di una decisione che coinvolge valori sensibili e che spetta al Parlamento, chiamato a interpretare la volontà collettiva.

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