Conte: “La spesa per la Nato al 5% del Pil è pura follia. Stiamo passando dal Green Deal al Military Deal”

  • Postato il 10 giugno 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha espresso in maniera perentoria la sua netta contrarietà all’aumento della spesa per la difesa al 5%, come richiesto dalla NATO. Dal Parlamento europeo, dove ha rilasciato dichiarazioni alla stampa, Conte ha definito tale richiesta una “pura follia”. La sua argomentazione si basa su un confronto diretto tra le priorità di spesa e le esigenze concrete dei cittadini.

“Se noi dovessimo e sottoscrivere, se Giorgia Meloni sottoscrivesse questo obiettivo significherebbe che dovremmo mettere sul piatto all’incirca 100 miliardi mentre invece stiamo riportando tagli dolorosissimi sulla sanità, sul lavoro e ovviamente su tanti altri fronti che riguardano quelli che sono in concreto i bisogni dei cittadini,” ha sottolineato Conte, evidenziando come un tale investimento nel settore militare andrebbe a scapito di settori vitali per il benessere sociale. La sua critica si inserisce in un quadro più ampio di preoccupazione per l’orientamento strategico che l’Europa sta assumendo, un orientamento che, a suo dire, privilegia il riarmo a discapito delle necessità fondamentali della popolazione.

Un’Europa “afona” e la partita del Ri-Armo

Giuseppe Conte ha proseguito la sua analisi intervenendo all’evento “Le condizioni economiche per la pace”, organizzato dagli europarlamentari del Movimento 5 Stelle Pasquale Tridico, Gaetano Pedullà e Danilo della Valle a Bruxelles. Qui, ha ribadito la sua preoccupazione per la direzione intrapresa dall’Unione Europea in merito al riarmo. “Sul riarmo si sta giocando in Europa una partita strategica cruciale sul destino dell’Unione: non voglio che mio figlio leggendo i libri di storia mi chieda, papà, tu in quel momento dov’eri,” ha affermato con enfasi, richiamando a una responsabilità storica.

Il leader pentastellato ha criticato aspramente l’attuale scenario politico europeo, definendolo un “assoluto deficit di politica” e un’Europa “afona”. Ha sottolineato come “l’unica prospettiva che è prevalsa è la strategia militare, che gli stessi militari hanno definito fallimentare. E’ la realtà lo ha confermato.” Conte ha denunciato anche quella che percepisce come una distorsione narrativa, in cui “nel sistema mediatico ogni voce contraria al riarmo è stata bollata come filo-putiniana”. Ha poi evidenziato le contraddizioni nelle previsioni geopolitiche: “ci hanno detto che Mosca sarebbe fallita e cresce di più, che la Russia sarebbe rimasta isolata mentre i Brics sono arrivati a 12 partner.” Ribadendo la condanna all’aggressione russa, ha tuttavia sostenuto che non si può ignorare il ruolo dell’allargamento della NATO nei rapporti con la Russia.

Infine, Conte ha paventato il rischio di un cambiamento di paradigma economico: “Stiamo passando dal Green Deal al Military Deal: penso alla Germania dove fabbriche che producono macchine poi produrranno carri armati.” Ha concluso avvertendo sulle conseguenze di una tale scelta: “Ma se noi oggi sposiamo questa visione il Pil magari crescerà non secondo il modello sociale, ma sulla base di una economia di guerra”. E ha avvisato che un’economia di guerra, se non sostenuta da debito comune, porterebbe a future ristrutturazioni industriali o a una continua escalation militare, con il rischio che, “continuando così… la guerra arriverà, l’incidente può sempre accadere.”

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Blitz

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