Contrordine compagni: ora Elon Musk è buono (ma solo perché è contro Trump)
- Postato il 7 luglio 2025
- Di Panorama
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Per mesi Elon Musk è stato un pericoloso cavaliere nero. Anzi, il catalizzatore di una galassia razzista e populista che dagli Stati Uniti cercava di espandere la propria influenza sull’Europa. Non si contano gli articoli di Repubblica sul ruolo esercitato dal fondatore della Tesla nella nuova amministrazione americana. Il braccio teso che il padrone di quello che un tempo si chiamava Twitter, e ora è conosciuto come X, ha prodotto un’infinità di analisi e allarmi. Ma poi è bastato che Musk lasciasse la Casa Bianca per tornare ai propri affari, ma soprattutto criticasse Donald Trump e annunciasse di voler fondare un nuovo partito, per ottenere la riabilitazione. Per Repubblica e giornali annessi e connessi, il geniale e controverso magnate di Starlink non è più un pericolo pubblico e nemmeno una riedizione, senza baffetti e mascella volitiva, di Hitler o Mussolini, come invece a un certo punto avevano lasciato intendere. Da terribile reazionario, xenofobo e fascista, che minacciava la democrazia e l’umanità, Musk è diventato l’eroe che si ribella all’autoritarismo di Donald Trump e lo combatte.
Da reietto che era, il patron della Tesla si è trasformato in poche settimane in una speranza: la solita, a dire il vero. Incapaci di vincere normalmente le elezioni, cioè convincendo grazie a un programma competitivo gli elettori, i compagni si innamorano di chiunque sia in grado di alimentare il sogno di sconfiggere gli avversari. Da Kamala Harris a Gavin Newsom, da Alexandria Ocasio Cortez a Zohran Mamdani, ogni protagonista che si affaccia sulla scena va bene. Che sia una vice presidente senza carisma o un governatore senza seguaci o una pasionaria di origini africane o un musulmano con genitori intellettuali, chiunque è abbracciato in nome della causa. Fosse, appunto, anche un imprenditore che fino a ieri era descritto come drogato e allucinato, seguace delle teorie cospirazioniste. Prima che decidesse di divorziare da Trump, Musk era il pericolo numero uno perché, a differenza del puzzone che per la seconda volta ha occupato la Casa Bianca, era il campione della «tecno-destra», in contatto con gente del calibro di Peter Thiel, fondatore di Pay Pal e Palantir. Musk era il punto di contatto fra la tecnologia più spinta originaria della Silicon Valley e l’ultraliberismo conservatore, e dunque una minaccia per la democrazia con una società come Starlink con cui prometteva di collegare il mondo senza dover più dipendere da cavi e antenne, ma con un semplice satellite. Non importa che alla sua azienda si debba principalmente il successo del primo anno di guerra in Ucraina, quando, grazie all’aiuto venuto dall’alto, Kiev ha potuto difendersi e raccogliere informazioni sulle mosse dei russi. Per la sinistra nostrana, avendo deciso di finanziare Trump, Elon era comunque un nazista. Per di più lo scorso anno aveva avuto la pessima idea di partecipare ad Atreju, la festa nazionale del partito di Giorgia Meloni.
Ma poi, come si diceva, dopo aver appoggiato il presidente degli Stati Uniti durante la campagna elettorale e aver partecipato ai primi passi della nuova amministrazione americana, procedendo a tagli nella pubblica amministrazione, Musk ha litigato con Trump e ha deciso di tornare ai propri affari, annunciando tuttavia l’intenzione di fondare un nuovo partito, per «restituire la libertà» ai cittadini Usa. È bastato questo, e un’accusa al presidente di non essere un vero democratico, per riabilitarlo. Braccia tese interpretate come un saluto romano, critiche ai giudici per il caso Albania, attacchi a Mattarella per le varie uscite in favore dell’opposizione: tutto dimenticato. Musk è il nuovo paladino della sinistra. Immaginiamo che presto sarà invitato anche alla festa dell’Unita e pure a quella di Italia viva dove, a caccia disperata di santini che gli consentano di conquistare un titolo anche di taglio basso sulle pagine dei giornali, Matteo Renzi è pronto ad abbracciare chiunque, perfino la neo sindaca di Genova Silvia Salis.
E a proposito di Salis, quella vera, quella sfuggita al carcere in Ungheria facendosi eleggere europarlamentare, ieri si è fatta viva per rivendicare la liberazione di un migrante, parlando di una battaglia internazionalista per l’unione della classe lavoratrice. Non sappiamo se la nuova alleanza della sinistra terzomondista-pauperista e marxista, dopo aver unito Renzi e Salis (quella vera: si, perché il fondatore di Italia viva per vincere si vuole alleare con Avs e dunque con l‘europarlamentare specializzata in occupazioni di case), ora si estenda anche a Musk. Ma è altamente probabile. Tra poco lo considereranno un compagno che ha sbagliato, ma si è ravveduto. E vai con l’ammucchiata.