COP30 al via: quanto pesano le emissioni dell'IA?

  • Postato il 10 novembre 2025
  • Di Focus.it
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Prende il via oggi, 10 novembre, nella città brasiliana di Belém in Amazzonia, la COP30, la Conferenza delle Parti sul clima che rianimerà i negoziati per ridurre le emissioni di gas serra, nel decimo anniversario degli Accordi di Parigi (firmati nel dicembre 2015). I lavori partono "appesantiti" da un record annuale di emissioni di anidride carbonica e metano che il mondo si è messo in valigia nel 2024. Un bilancio che in futuro, stando a uno studio appena pubblicato su Nature Sustainability, potrebbe essere aggravato dalla crescente domanda di energia dell'intelligenza artificiale.. Emissioni di CO2: un 2024 da dimenticare. In base alle rilevazioni di Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell'Unione Europea, le concentrazioni di anidride carbonica hanno raggiunto a dicembre 2024 il valore record di 422 parti per milione. Dall'anno degli Accordi di Parigi alla COP30 di oggi sono cresciute del 5,51%, ma è anche la velocità di aumento, a preoccupare: per l'Organizzazione Meteorologica Mondiale, essa è triplicata dagli anni '60. Nello stesso arco di tempo (2015-2025) le emissioni di metano, un gas serra con un potere riscaldante 80 volte più potente della CO2 nel breve periodo, sono cresciute del 4,86%, raggiungendo le 1.897 parti per miliardo. Gli ultimi 10 anni sono stati anche i 10 più caldi di sempre.. Un elemento da aggiungere alle previsioni: l'energia per l'IA. Poiché alla COP30 si discuterà parecchio di energia, è utile considerare i risultati dello studio della Cornell University pubblicato proprio oggi, 10 novembre, che ha stimato come crescerà l'impatto ambientale delle infrastrutture informatiche che supportano l'intelligenza artificiale negli Stati Uniti (che non partecipano ai negoziati della COP30 e che non aderiscono più agli Accordi di Parigi).. Entro il 2030, se manterrà i ritmi di crescita attuale, l'intelligenza artificiale immetterà ogni anno in atmosfera da 24 a 44 milioni di tonnellate di CO2 - quanto ne emetterebbero dai 5 alle 10 milioni di auto in più aggiunte sulle strade degli Stati Uniti - e consumerà da 731 a 1.125 milioni di metri cubi d'acqua all'anno, l'equivalente del consumo idrico annuo di 6-10 milioni di cittadini statunitensi (l'acqua è usata infatti per raffreddare gli impianti e per produrre energia in primo luogo). Un'impronta molto lontana dal consentire l'obiettivo di emissioni nette zero del settore dell'IA.. La soluzione? Installare i datacenter nella giusta posizione. Spiegano i ricercatori: «Le scelte infrastrutturali di intelligenza artificiale che faremo in questo decennio determineranno se l'intelligenza artificiale accelererà il progresso climatico o diventerà un nuovo peso per l'ambiente». Meglio insomma pianificare in anticipo logistica e tecnologie per limitare le emissioni anziché puntare sulla decarbonizzazione in seguito, a impianti già installati. . Per esempio scegliendo di installare i centri di elaborazione dati (datacenter) delle IA in regioni sottoposte a un minore stress idrico, o dove la produzione di energie rinnovabili è più lanciata, si potrebbero ottenere riduzioni di circa il 73% delle emissioni di carbonio e di circa l'86% del consumo d'acqua. La scelta del sito è dunque cruciale, insieme a strategie per migliorare l'efficienza del raffreddamento dei server e a un utilizzo migliore degli stessi. Occorre che la decarbonizzazione tenga il passo con l'aumento della domanda di energia dell'IA: «La soluzione è accelerare la transizione verso l'energia pulita negli stessi luoghi in cui l'intelligenza artificiale si sta espandendo» spiega Fengqi You, professore di Ingegneria dei Sistemi Energetici della Cornell University che ha coordinato lo studio..
Autore
Focus.it

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