Copie americane degli Shahed-136 per testare nuove difese anti-drone. Il piano dell’Usaf

  • Postato il 21 agosto 2025
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  • Di Formiche
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Washington sembra intenzionato a voler mettere le mani in maniera preventiva sulle capacità unmanned di Mosca e di Teheran. L’Air Force statunitense ha infatti lanciato una richiesta all’apparato militare-industriale di Washington per realizzare una copia identica del drone iraniano Shahed-136, impiegato dalla Russia nei continui attacchi contro l’Ucraina. Dietro a questa si richiesta c’è l’obiettivo dell’aviazione Usa di sviluppare e testare nuovi sistemi di difesa contro una delle armi usate in modo più estensivo nel conflitto attualmente in corso.

Secondo la richiesta di informazioni pubblicata la scorsa settimana, l’Air Force punta ad acquistare sedici droni replica (con un’opzione per l’acquisto di ulteriori venti droni in futuro) da destinare ai programmi di sviluppo di tecnologie di “nuova generazione” per il contrasto degli Uncrewed Aerial Systems. Il documento esplica chiaramente che “Per sostenere lo sviluppo e l’integrazione di questi sistemi d’arma”, il governo degli Stati Uniti “richiede che il sistema di bersagli aerei senza pilota di Classe 3 sia una copia in scala 1:1 (forma, adattabilità e funzionalità) di un drone suicida Shahed-136 sottoposto a reverse engineering”. Le copie dovranno avere lo stesso profilo, sagoma e capacità di carico dell’originale (pari a circa 70-100 libbre, equiparabili a 30-45 chilogrammi) e garantire un raggio d’azione minimo di 50 miglia, una distanza molto inferiore rispetto ai mille miglia di autonomia degli Shahed originali, ma sufficiente per scopi di test. Pur fornendo linee guida generali, Washington non metterà a disposizione alcun pacchetto di dati tecnici, lasciando alle aziende la responsabilità di sviluppare autonomamente sistemi con le capacità richieste. Una volta realizzati, i droni saranno consegnati alla direzione armamenti dell’Air Force presso la base di Eglin, in Florida, incaricata dello sviluppo delle nuove armi.

Alcune aziende americane hanno già iniziato a proporre sistemi simili. Durante una recente dimostrazione al Pentagono la società dell’Arizona SpektreWorks ha presentato il suo Low-Cost Uncrewed Combat Attack System (Lucas), progettato per emulare le caratteristiche dello Shahed. La Griffon Aerospace dell’Alabama ha invece sviluppato l’Mqm-172 “Arrowhead”, concepito sia come bersaglio che come drone d’attacco per operazioni reali.

Progettati in Iran e poi modificati e prodotti su licenza in Russia, col tempo i droni Shahed-136 si sono affermati come arma privilegiata delle forze di Mosca in Ucraina, impiegati sia nelle operazioni lungo la linea del fronte che per gli attacchi contro le città e le infrastrutture ucraine. Il loro costo unitario, stimato tra i 30.000 e i 40.000 dollari, è esponenzialmente inferiore rispetto a quello dei missili statunitensi ed europei impiegati per abbatterli. Un divario che, sommato al progressivo esaurimento delle scorte di intercettori, ha spinto tanto Kyiv quanto i suoi alleati (come dimostrato anche dal bando dell’Us Air Force) alla ricerca di contromisure più economiche.

Autore
Formiche

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