Corruzione, richiesta di arresto per il sindaco di Molfetta che respinge le accuse: “Mortificato”
- Postato il 24 aprile 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Collusioni, promesse e altri mezzi fraudolenti”, usati per impedire la partecipazione a offerenti diversi da quelli a cui l’avviso sarebbe poi stato assegnato. Una gara “all’apparenza regolare” ma formulata da “un esperto in materia amministrativa e uno in materia legale” per una “illecità finalità”. Sono alcuni dei passaggi contenuti nelle 60 pagine notificate a otto persone indagate dalla Procura di Trani e che, a vario titolo rispondono di corruzione, turbativa d’asta, peculato e falso, per un totale di 21 capi di imputazione.
Per gli otto indagati è stata chiesta la misura degli arresti domiciliari e tra loro c’è anche il sindaco di Molfetta (Bari), Tommaso Minervini, che il prossimo 2 maggio sarà ascoltato dalla giudice per le indagini di Trani, Marina Chiddo, che ha disposto il suo interrogatorio preventivo. Sono indagati anche i dirigenti comunali Alessandro Binetti e Lidia De Leonardis, 58 anni, Domenico Satalino, di 54, e il funzionario Mario Morea, di 64. Ci sono poi l’autista del sindaco, Tommaso Messina, 66 anni, l’imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo, di 79, e il luogotenente della Gdf Michele Pizzo, di 60.
Secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza, il primo cittadino avrebbe scambiato favori con sostegno elettorali. Gli accertamenti sono successivi a controlli fatti tre anni fa quando, i finanzieri hanno iniziato a indagare su possibili irregolarità nella gara per la realizzazione della nuova area mercatale: il cantiere fu poi sequestrato nel 2022. Così sarebbero saltate fuori altre anomalie, come raccontano intercettazioni ambientali e telefoniche. Come quella in cui Minervini e Totorizzo parlano di una gara per il porto con il sindaco che avrebbe inteso favorire l’imprenditore agevolando il testo del bando. In un’altra intercettazione, Minervini prometterebbe un posto in una municipalizzata. Per l’autorità giudiziaria inoltre, le auto di servizio sarebbero state gestite con “criteri personalistici, per un periodo prolungato e al di fuori di ogni controllo”. Da qui, la richiesta di arresti domiciliari per Minervini e gli altri.
Il sindaco sui social ha espresso il suo rammarico. “Dopo lunghi anni di indagini – scrive Minervini – dovrò essere interrogato preventivamente in relazione a vicende amministrative con riferimento alle quali la Procura chiede misure cautelari”. “Sono profondamente addolorato e mortificato per quanto accaduto perché – prosegue – a giudicare dalle contestazioni a me elevate, vengono letti in chiave di penale rilevanza fatti e circostanze della gestione politico-amministrativa della città che invece disvelano condotte svolte sempre nell’interesse della collettività”, aggiunge il sindaco confidando “di poter risolvere quanto prima ogni profilo di questa incresciosa e imbarazzante situazione”.
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