Cosa c’è nel Big beautiful bill, il pacchetto di tagli fiscali e spese voluto da Trump che sposta risorse dai più poveri ai più ricchi
- Postato il 3 luglio 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo lunghe resistenze da parte di frange di repubblicani preoccupati per l’impatto sui conti pubblici e i tagli ai programmi sanitari, Donald Trump ha ottenuto quel che voleva. La Camera Usa ha approvato in via definitiva il “One Big Beautiful Bill Act” – questo il nome ufficiale della legge – che traduce in pratica molte promesse elettorali del tycoon al prezzo di un esorbitante aumento dell’indebitamento federale. E, stando ad analisi indipendenti, danneggia le famiglie più povere a vantaggio delle fasce più benestanti. Ecco cosa c’è nel provvedimento che ora è pronto ad approdare allo Studio Ovale per la firma del presidente entro il 4 luglio, il giorno dell’indipendenza, come da desiderata del tycoon. La legge di spesa di Donald Trumpè stata approvata con 218 voti a favore e 214 contrari. I repubblicani hanno intonato “Usa”, Usa” dopo la proclamazione.
I tagli di tasse e le risorse per la difesa – Il Bill da 887 pagine rende permanenti gli sgravi fiscali temporanei varati durante la prima presidenza Trump con il Tax cuts and jobs act, che ha tra l’altro ridotto cinque aliquote fiscali su sette compresa la più alta (passata dal 39,6 al 37%) e depotenziato la Alternative minimum tax, addizionale che sino al quel momento veniva pagata da 5 milioni di contribuenti ad alto reddito. In aggiunta prevede nuove misure promesse da Trump, a partire dalla detassazione degli straordinari e delle mance e a una deduzione di 6.000 dollari per la maggior parte degli over 65 con redditi inferiori a 75.000 dollari l’anno. Il tetto massimo alle detrazioni statali e locali quadruplica a 40mila miliardi (ma questa misura è a tempo, scadrà tra cinque anni). In totale, la proposta prevede tagli fiscali per circa 4.500 miliardi di dollari in dieci anni. Il pacchetto include poi 150 miliardi per potenziare l’apparato militare e 170 miliardi totali destinati a “sicurezza dei confini” – potenziamento del muro di separazione tra Usa e Messico – e contrasto all’immigrazione clandestina attraverso nuovi posti letto nelle strutture di detenzione e deportazioni degli irregolari. Vengono eliminati i crediti d’imposta per l’energia pulita introdotti da Joe Biden. Eliminato last minute, invece, l’emendamento che avrebbe imposto una tassa sui progetti di generazione di energia da rinnovabili realizzati usando componenti straniere oltre una certa soglia.
La scure su Medicaid e buoni alimentari – I repubblicani hanno disposto di finanziare parzialmente il provvedimento con tagli draconiani al programma sanitario per i poveri (Medicaid) e all’assistenza alimentare (Supplemental Nutrition Assistance Program). Le risorse destinate a Medicaid saranno ridotte di oltre 800 miliardi in dieci, anche attraverso l’introduzione del requisito di almeno 80 ore mensili di lavoro, formazione o volontariato per gli adulti non disabili e senza figli piccoli e lo stop alle procedure semplificate. Secondo stime indipendenti, considerando anche la stretta sull’Obamacare e sul Children’s Health Insurance Program quasi 12 milioni di persone entro il 2034 perderanno l’assicurazione sanitaria. Per quanto riguarda i buoni alimentari, viene innalzata l’età sotto la quale c’è l’obbligo di lavorare e una parte dei costi viene scaricata sui singoli stati. Il leader democratico alla Camera, Hakeem Jeffries, che ha fatto ostruzionismo parlando per ore, ha criticato il testo dicendo che i tagli a Medicaid metteranno a rischio vite umane e la stretta sui buoni pasto equivale a “strappare letteralmente il cibo dalla bocca di bambini, veterani e anziani”.
La redistribuzione al contrario, dai poveri ai ricchi – Il punto di caduta è una redistribuzione da “Robin hood alla rovescia”: si toglie ai poveri per dare ai ricchi. A dirlo non è (solo) l’opposizione dem. A metà giugno il Congressional Budget Office, agenzia federale indipendente che fornisce dati economici al Congresso a supporto della formulazione delle proposte di legge, ha calcolato che il Bill comporterà una perdita netta di 1.559 dollari all’anno per il 10% più povero delle famiglie, mentre il 10% più ricco otterrà un beneficio medio superiore ai 12mila dollari (vedi grafico sotto). Complessivamente, quasi il 70% dell’intero ammontare dei tagli andrà al decile più alto, a fronte di un impatto negativo per circa il 30% delle famiglie americane. Il Budget Lab di Yale, che ragiona per quintili ovvero gruppi che rappresentano il 20% della popolazione, in un aggiornamento del 30 giugno trova che con la versione approvata dal Senato il primo quintile subirà una riduzione media del reddito di 700 dollari (contro i 600 della prima versione della Camera) mentre il 20% più benestante godrà di un aumento di 5.700 dollari (a fronte dei 6.500 di aumento come conseguenza della versione della Camera).
Il debito gonfiato – I tagli al welfare, per quanto pesanti, non sono sufficienti per compensare i benefici fiscali. Di conseguenza, stando a stime dell’Ufficio del bilancio, la legge aumenterà il debito federale di 3.300 miliardi di dollari. Il Budget lab l’1 luglio ha scritto che, se le disposizioni fiscali temporanee diventassero permanenti, il costo per il periodo 2025-2034 ammonterebbe a 3.700 miliardi e di qui al 2055 salirebbe a 16mila miliardi, tenendo conto anche degli interessi sul debito. È il motivo – insieme alla guerra dei dazi – per cui il Bill spaventa gli investitori che finora hanno considerato i titoli di Stato Usa un porto sicuro. Il Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca sostiene che la maggior crescita economica ripagherà i costi aggiuntivi, in una sorta di moto perpetuo. L’organizzazione non profit Comitato per un bilancio federale responsabile ha definito “fantasiose” e “incredibili” quelle tesi.
I dubbi dei repubblicani – A maggio la Camera aveva approvato una prima versione del provvedimento con un solo voto di scarto. La frangia ultra conservatrice repubblicana, il Freedom Caucus, contestava il forte impatto sull’indebitamento non sufficientemente controbilanciato da tagli alla spesa. Mentre alcuni deputati di Stati in cui Medicaid copre milioni di persone temevano ripercussioni sulle elezioni di metà mandato che si terranno nel 2026. Trump per tutta risposta li ha minacciati pubblicamente di sostenere alle primarie i loro rivali. Anche durante il passaggio al Senato i leader repubblicani hanno faticato a raccogliere consensi sufficienti, tanto che nelle fasi finali è stato necessario il voto del vicepresidente J.D. Vance per evitare che il testo fosse respinto. Nella sessione notturna tra mercoledì e giovedì una frangia di deputati ha bloccato per ore un voto procedurale sull’avanzamento del testo. Poi, senza una chiara motivazione, i rigoristi hanno cambiato idea. Resta da capire che cos’abbiano ottenuto in cambio.
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