Cosa prevede la proposta di legge depositata in Cassazione che chiede di legalizzare l’eutanasia

  • Postato il 9 giugno 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Una proposta di legge di iniziativa popolare per legalizzare l’eutanasia è stata depositata in Cassazione dall’associazione Luca Coscioni. Il testo è composto da 8 articoli. Vediamo quindi nello specifico cosa prevede la proposta di legge.

Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione, durante un punto stampa ha spiegato cosa prevede la proposta: “Vogliamo dare all’Italia la possibilità, tramite le firme dei cittadini, di proporre al Parlamento una legge che regolamenti l’accesso a tutte le scelte di fine vita. Questa proposta di legge permette l’accesso al suicidio medicalmente assistito e anche all’eutanasia attiva. Si basa sulle sentenze della Corte Costituzionale che per 4 volte ha invitato il Parlamento italiano a intervenire con una legge”.

A dodici anni dal primo deposito di una proposta di legge sull’eutanasia, l’associazione ha deciso di riattivare gli strumenti di iniziativa popolare per “disciplinare le condizioni e le procedure per porre fine volontariamente alla propria vita, anche con l’aiuto attivo di un medico”.

Ora, per far arrivare il testo in Parlamento sono necessarie 50mila firme. L’obiettivo è raccoglierle entro il 16 luglio, data in cui è calendarizzata la discussione in Senato delle proposte che riguardano il suicidio assistito. La raccolta firme partirà il 26 giugno e sarà sia online sulla piattaforma dedicata sia cartacea in tutta Italia.

Mina welby e Luca Coscioni
Cosa prevede la proposta di legge depositata in Cassazione che chiede di legalizzare l’eutanasia (nella foto Ansa Mina Welby a sinistra, Luca Coscioni a destra) – Blitz Quotidiano

Cosa prevede la proposta di legge

Il testo prevede che possano accedere alla morte volontaria assistita persone maggiorenni, capaci di intendere e volere, affette da patologie irreversibili o con prognosi infausta a breve termine, che causano sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili dalla persona stessa.

La scelta tra l’autosomministrazione dei farmaci per il fine vita e la somministrazione da parte del medico è lasciata alla volontà del paziente, in base alle proprie condizioni cliniche e alle preferenze personali, in accordo con il medico. La procedura potrà poi avvenire in strutture sanitarie pubbliche o convenzionate, oppure a domicilio con supporto medico. Tutto l’iter è affidato al Servizio sanitario nazionale e prevede un processo di verifica da concludersi entro 30 giorni. Viene garantito il diritto all’obiezione di coscienza per il personale sanitario, ma le strutture devono comunque assicurare la procedura.

Cosa chiede l’associazione Luca Coscioni

Marco Cappato, il tesoriere dell’associazione, ha sottolineato: “Chiediamo una cosa semplice, ossia che chi soffre in Italia abbia la stessa libertà di scelta dei cittadini spagnoli, olandesi, belgi o lussemburghesi. Che il Parlamento italiano si assuma le proprie responsabilità come stanno facendo quello francese, inglese, scozzese che discutono liberamente, al di là di schieramenti e partiti sul tema della legalizzazione dell’eutanasia”.

Mina Welby, presidente dell’associazione e moglie di Piergiorgio, l’attivista radicale morto nel 2006 dopo una lunga battaglia, non ha esitato a dire che se passasse la legge potrebbe “chiedere di poter morire. Questa sarebbe la più grande felicità”.

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Blitz

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