Cos’è il blocco navale israeliano su Gaza e quel precedente del 2010
- Postato il 2 ottobre 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Israele ha dichiarato ufficialmente un blocco navale su Gaza nel gennaio 2009, durante l’operazione Piombo Fuso, con l’obiettivo di impedire a Hamas l’introduzione clandestina di armi nella Striscia. Il blocco, che si estende fino a 20 miglia dalla costa, viene fatto rispettare dalla marina israeliana e riguarda anche le imbarcazioni di attivisti che nel corso degli anni hanno tentato di forzarlo. Il caso più grave resta quello della Mavi Marmara, nel maggio 2010, quando dieci attivisti turchi persero la vita durante un abbordaggio a 72 miglia dalla costa. Un anno dopo, il rapporto Palmer delle Nazioni Unite definì il blocco una misura di sicurezza legittima, ma giudicò “eccessivo e irragionevole” l’uso della forza a grande distanza dall’area interdetta.
Tel Aviv rivendica la legalità del blocco appellandosi al Manuale di San Remo sul diritto internazionale dei conflitti armati in mare (1995), che riconosce il blocco navale come strumento consentito, purché non riduca la popolazione civile alla fame e garantisca comunque il passaggio di viveri e materiali essenziali. Molti governi e organizzazioni internazionali, tuttavia, ne contestano la legittimità. La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare stabilisce infatti che le imbarcazioni con carichi umanitari godano di passaggio inoffensivo e che in acque internazionali la giurisdizione resti esclusiva dello Stato di bandiera. A ciò si aggiungono i principi della Convenzione di Ginevra, che garantiscono il libero transito di beni indispensabili alla sopravvivenza dei civili nei conflitti armati.
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