Cos’è l’inchiesta sull’urbanistica di Milano e perché è stato indagato anche il sindaco Beppe Sala
- Postato il 17 luglio 2025
- Politica
- Di Blitz
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Il sindaco di Milano, Beppe Sala, è ufficialmente indagato nell’ambito di una complessa inchiesta della Procura milanese su presunti illeciti urbanistici e pressioni indebite legate a grandi progetti immobiliari. L’indagine ha già portato alla richiesta di arresti domiciliari per sei persone, tra cui Giancarlo Tancredi, assessore comunale all’Urbanistica, e Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione Paesaggio. A completare il quadro ci sono il noto sviluppatore Manfredi Catella, fondatore di Coima Sgr, una società di gestione del risparmio che amministra oltre 10 miliardi di euro per investitori internazionali, e l’architetto Stefano Boeri, già colpito da un’interdizione in passato.
Nel complesso, sono 21 gli indagati coinvolti e sottoposti a perquisizione dalla Guardia di Finanza, tra funzionari pubblici, imprenditori e tecnici. L’indagine nasce come prosecuzione di un altro filone che aveva già portato all’arresto, nel marzo scorso, di Giovanni Oggioni, ex direttore dello Sportello Unico Edilizia. In quel caso, emerse un tentativo (poi abortito) di influenzare i parlamentari per introdurre un “condono Salva-Milano”.
Le accuse contro il sindaco
Le ipotesi di reato formulate a carico del sindaco Sala sono due. La prima riguarda false dichiarazioni relative alla nomina di Giuseppe Marinoni a presidente della Commissione Paesaggio, nonostante – secondo i magistrati – fossero a lui noti i conflitti d’interesse dell’architetto con progettisti e costruttori, tra cui Coima. La seconda accusa è concorso in induzione indebita a dare o promettere utilità, collegata al discusso progetto di rigenerazione del grattacielo “Pirellino”, promosso da Catella e Boeri.
Secondo l’accusa, Sala sarebbe stato informato e coinvolto indirettamente nelle pressioni esercitate da Tancredi su Marinoni per cambiare il parere negativo espresso dalla Commissione sul progetto. In particolare, si evidenzia come Tancredi – “pressato” da Boeri e Catella – avrebbe fatto leva sull’autorità del sindaco per convincere Marinoni ad ammorbidire la sua posizione. Il parere inizialmente negativo (giudicando l’impatto dell’intervento eccessivo e sproporzionato) venne così trasformato, nel giugno 2023, in un parere “favorevole condizionato”.

Le prove raccolte dalla Procura
I riscontri più significativi dell’indagine emergono dai messaggi vocali, WhatsApp e comunicazioni informali intercettati o recuperati dai dispositivi sequestrati, tra cui quello dell’architetto Boeri. Il 21 giugno 2023, Boeri scrive a Catella informandolo di un incontro avvenuto in Comune con Tancredi, Malangone (direttore generale) e altri funzionari. Il messaggio è chiaro: è necessario far intervenire direttamente il sindaco. Boeri comunica di aver già scritto a Sala: “A livello personale, da amico ad amico, ti dico che c’è una situazione che mi fa paura”.
Il tono di Boeri, secondo gli inquirenti, è “risoluto e di comando”. Lo stesso giorno, Tancredi avrebbe fatto pressione su Marinoni, spiegando che la modifica del parere era fondamentale per evitare “attacchi” e “ripercussioni” da parte dei proponenti. Il giorno seguente, 22 giugno, arriva puntuale il cambio di posizione della Commissione: il progetto del “Pirellino” riceve un parere favorevole, seppur condizionato.
Infine, il 5 ottobre 2023, la Commissione – secondo la ricostruzione degli inquirenti – cede del tutto alle pressioni, esprimendo un parere positivo “a testa bassa”, nonostante le criticità iniziali. Per la Procura, Marinoni sarebbe stato strumento di una catena di pressioni partita da Boeri e Catella, transitata per Tancredi e culminata nelle interferenze “mediate” dello stesso sindaco Sala.
Le conseguenze politiche e i prossimi sviluppi giudiziari
L’inchiesta arriva in un momento delicato per l’amministrazione milanese e apre un fronte giudiziario che potrebbe avere serie ripercussioni politiche. Sala, figura di punta del centrosinistra e in carica dal 2016, ha mantenuto un profilo pubblico sobrio dopo la diffusione della notizia. Tuttavia, le accuse – se confermate – rappresenterebbero un duro colpo alla credibilità dell’intera giunta, soprattutto su un tema sensibile come la trasparenza nei processi urbanistici.
L’indagine coinvolge nomi di primo piano del mondo dell’architettura e dell’imprenditoria, mettendo sotto la lente d’ingrandimento i rapporti tra pubblico e privato nella gestione del territorio urbano. Non solo: la questione potrebbe allargarsi ad altri progetti milanesi, data l’entità dei capitali coinvolti e l’estensione della rete di relazioni tra Coima, studi di architettura e amministratori locali.
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