“Così banche e assicurazioni di Usa e Ue finanziano la guerra di Israele a Gaza negoziando bond israeliani”
- Postato il 8 ottobre 2025
- Lobby
- Di Il Fatto Quotidiano
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Banche e assicurazioni occidentali stanno di fatto finanziando l’offensiva israeliana a Gaza attraverso la loro attività di intermediari per l’acquisto di titoli di Stato. Secondo una inchiesta della piattaforma di giornalismo investigativo Follow The Money, a firma Siem Eikelenboom e Casper Rouffaer, le attività di alcune banche come Deutsche Bank, BNP Paribas e Allianz si intrecciano con le attività dello Stato di Israele impegnato nella guerra con Hamas dal 7 ottobre 2023, dopo il massacro firmato dalla fazione armata islamista. “Giganti finanziari, tra cui la tedesca Allianz e importanti banche, potrebbero aver violato le linee guida aziendali sui diritti umani acquistando o negoziando titoli di Stato israeliani mentre il Paese combatte la guerra a Gaza”, scrive la testata, ricordando che il numero di titoli emessi e venduti è “aumentato vertiginosamente negli ultimi due anni, attirando le critiche di organizzazioni della società civile, parlamentari europei e della principale esperta Onu sui diritti dei palestinesi”, Francesca Albanese, “man mano che la guerra in Gaza si intensificava”.
Allianz è di gran lunga il maggiore acquirente, con 960 milioni di dollari acquistati attraverso la controllata statunitense Pimco, secondo un’analisi condotta dal gruppo olandese di ricerca finanziaria Profundo. Non solo: sette grandi banche agiscono come intermediari, sottoscrivendo i titoli per conto del governo israeliano. Si tratta di tre istituti statunitensi (anche Goldman Sachs e Bank of America) e tre in Europa: Deutsche Bank, BNP Paribas e Barclays.
Gli esperti ascoltati da FTM ritengono che si possano ravvisare violazioni delle linee-guida dell’Organizzazione per lo sviluppo economico, raccomandazioni che i governi dei Paesi membri rivolgono alle imprese per promuovere pratiche sostenibili e minimizzare gli impatti negativi delle loro attività. “Chiunque abbia valutato in modo indipendente la situazione in Israele riconosce non solo violazioni dei diritti umani, ma anche crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio”, spiega Tara Van Ho, professoressa di diritto alla St. Mary’s University del Texas ed esperta di quelle linee guida. “Se le imprese, pur consapevoli di tutto ciò, continuano le loro attività sapendo di non avere alcuna influenza sulle scelte di Israele, si tratta di una palese violazione delle loro responsabilità in materia di diritti umani”. Anche se, va detto, le linee guida non sono giuridicamente vincolanti per le aziende; sono i governi a dover garantire che siano rispettate.
FTM fa sapere che ha posto la questione ai dirigenti delle sette banche, non ottenendo risposta. Allianz, Barclays, BNP Paribas e Deutsche Bank affermano tutte di aderire alle linee guida Ocse che richiedono alle imprese di individuare i rischi di violazioni dei diritti umani derivanti dalle proprie attività e di prevenirli o mitigarli, anche tramite il dialogo con altri soggetti (aziende, governi, ong, esperti). “Se le aziende non agiscono, o lo fanno senza risultati, c’è il rischio che la loro attività passi dall’essere ‘collegata’ a violazioni dei diritti umani al ‘contribuirvi’, una forma di complicità”, è l’opinione di Joseph Wilde-Ramsing, direttore delle attività di advocacy dell’ong olandese SOMO e consulente di OECD Watch.
L’emissione di titoli di Stato da parte di Israele non è certo una novità. Iniziò Ben Gurion nel 1950 per sostenere la creazione dello Stato ebraico. Dal 1951, questa attività è stata curata negli Stati Uniti da Israel Bonds. FTM ricorda nel suo approfondimento che “tra il 1951 e luglio 2023, Israel Bonds ha raccolto 49 miliardi di dollari tramite obbligazioni”, strumento importante per sostenere il bilancio del Paese. I sostenitori dicono che gli investimenti sono serviti per realizzare scuole e ospedali, mentre altri osservatori più critici, come la Ong Democracy for the Arab World Now affermano che i profitti obbligazionari israeliani hanno finanziato anche l’espansione e il mantenimento di insediamenti illegali in Cisgiordania e, dal 7 ottobre 2023, la guerra a Gaza.
FTM cita reazioni in Irlanda e in Lussemburgo in merito alla situazione in Unione Europea. In seguito alla Brexit, Israele ha designato l’Irlanda come nazione autorizzata ad approvare le proprie obbligazioni, una responsabilità che era stata affidata al Regno Unito prima del 2021. L’Irlanda è tra i Paesi più critici verso il governo Netanyahu, tanto che da diverse parti è stato chiesto alla Banca centrale di smettere di facilitare la vendita di obbligazioni israeliane. Per quanto riguarda il Lussemburgo, l’opposizione ritiene che l’autorità di regolamentazione finanziaria abbia ignorato il diritto internazionale e potrebbe prospettarsi una complicità in potenziali crimini di guerra, una volta che, concluso il conflitto, potranno essere avviate inchieste indipendenti.
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