Così la sinistra si è ripresa Genova: il “miracolo” dell’affluenza, la risurrezione del Pd, la destra beffata
- Postato il 28 maggio 2025
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- Di Genova24
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Genova. La differenza abissale tra le elezioni comunali del 2022, vinte da Marco Bucci per la seconda volta consecutiva, e quelle dello scorso weekend, che hanno sancito la vittoria di Silvia Salis e il ritorno del centrosinistra dopo otto anni, sta anzitutto nel numero dei votanti: 212.199 nel primo caso, 249.115 nel secondo, con una variazione del tutto irrilevante in termini di aventi diritto (-450). Ossia un aumento dell’affluenza pari al 17,4%, in totale controtendenza rispetto alla crescita generalizzata dell’astensionismo a livello nazionale. È impossibile non partire da questo dato per cercare di capire cosa sia successo a Genova negli ultimi tre anni e come il centrodestra abbia perso una città che solo tre anni fa sembrava in pugno.
Al di là delle percentuali, sono i numeri assoluti a restituire una fotografia più approfondita. E i numeri assoluti ci dicono che il centrodestra non ha perso tanti voti come si potrebbe immaginare. Alle scorse comunali furono 112.457 elettori a rinnovare la fiducia a Bucci, pressoché il numero esatto di coloro che lo votarono nel 2017 al ballottaggio (112.398). Alle regionali del 2024, dopo l’inchiesta giudiziaria che ha travolto Giovanni Toti e costretto al voto anticipato, si è verificato un prevedibile calo, ma non un tracollo: 103.219 voti per mandare Bucci in piazza De Ferrari, circa 9.200 in meno (una contrazione dell’8,3%). Poi, con Pietro Piciocchi, il centrodestra ha addirittura recuperato voti, attestandosi a quota 107.091. La perdita netta rispetto al 2022 non arriva nemmeno a 5mila schede.
Sull’altra sponda, invece, è avvenuta una vera e propria rivoluzione. Dai 77.065 voti di Ariel Dello Strologo il centrosinistra è passato ai 121.821 di Andrea Orlando, cioè 44.800 preferenze in più, pari a una crescita del 58%. Quindi, con Silvia Salis, un ulteriore balzo in avanti di 2.900 voti per arrivare ai 124.720 che la incoronano sindaca al primo turno. A ben vedere, sono più di quelli che si ottengono (117.754) sommando i 76.407 di Gianni Crivello e i 41.347 di Luca Pirondini al primo turno nel 2017 (poi l’ex assessore, senza sostegno del M5s, ne prese solo 91mila al ballottaggio). E rispetto a otto anni fa, domenica e lunedì sono andate a votare 12mila persone in più, pur con 2mila aventi diritto in meno.
Inevitabile quindi stabilire una correlazione diretta tra l’aumento dell’affluenza (un dato notevole nel contesto italiano) e il sorpasso del centrosinistra a Genova, avvenuto nel 2024 e consolidato pochi giorni fa, sebbene l’aumento di votanti in questi tre anni (quasi 37mila) sia inferiore alla crescita dei progressisti (47.700). Segno, probabilmente, di una coalizione che è stata capace di riportare al voto i propri elettori, quelli che nel 2012 scelsero Marco Doria con 127.477 preferenze (nemmeno 3mila in più di quelle ottenute da Salis). Certo, i fattori sono molteplici: oltre al calo di consensi subito dal centrodestra – che in fin dei conti ha perso appena 2.700 voti in tre anni – si registra una contrazione delle preferenze ai candidati minori (circa 13.100 nel 2022, poi scesi a 8mila e risaliti a 10.400) e un dimezzamento delle schede bianche e nulle, voto di protesta alternativo all’astensione, passate da 13.300 a 6.800.
Scendendo nelle pieghe delle singole coalizioni si notano fenomeni differenti. Nel centrosinistra è palese che la forza trainante (o frenante) sia il Partito Democratico, oggi più che mai. Ai tempi di Doria il Pd aveva 55mila voti, cinque anni dopo (quando vinse Bucci la prima volta) era sceso a 43mila per poi sprofondare a nemmeno 40mila tre anni fa. In soli due anni – probabilmente con l’aiuto del caso Toti, ma non può essere stato l’unico ingrediente – i dem sono risaliti a quota 64.800 e oggi sono quasi a 65.600, più di quanti ne avessero quando Genova era ancora ritenuta una roccaforte rossa. La crescita dal 2022 è del 64,5%, un balzo in avanti impressionante in termini politici.
Insieme al Pd crescono (ma non proporzionalmente) le liste civiche a sostegno dei candidati: per Dello Strologo erano 12mila voti, per Orlando 18.100, per Salis 18.800. Per Doria furono 26.800, ma erano altri tempi e almeno una parte di quei voti era sottratta al bacino del Pd. L’area di sinistra è passata dai 12.800 di Linea Condivisa+Sansa e Sinistra Italiana nel 2022 ai 16.500 delle regionali con l’esordio locale di Avs, per poi attestarsi ai 15.700 della tornata più recente. Il Movimento 5 Stelle ha subito un tracollo clamoroso dai tempi di Pirondini candidato contro Crivello e Bucci (41.347 voti per lui), ma negli ultimi anni ha mostrato un andamento stabile: 8.400 preferenze nel 2022, salite a 11.900 nel 2024, lievemente scese a 11.600 oggi. I riformisti erano spariti dalla scheda tre anni fa, alle regionali hanno preso 4.700 voti e alle ultime comunali sono cresciuti di altri 700.
C0s’è successo invece nel centrodestra? La vittoria di Bucci nel 2017 ha coinciso con la prima volta della coalizione unita (cinque anni prima correvano separatamente Musso, Rixi e Vinai) e si è avvantaggiata del traino della Lega, prima forza della compagine con 28.800 voti corrispondenti al 12,96%. Ma nel 2022, in piena epoca Toti, era cambiato tutto. Le liste civiche a sostegno del sindaco ricandidato (Bucci Sindaco-Vince Genova, Toti per Bucci e Genova Domani) insieme raccoglievano 62.700 voti. Dopo il terremoto in Regione il bottino si è quasi dimezzato arrivando a 38mila voti, cioè 24.700 in meno (i totiani da soli ne avevano portati in dote 17.500). Con Piciocchi l’area civica ha recuperato 6mila voti (più di quanto abbiano perso i partiti tradizionali) attestandosi a quota 42mila. Probabile, perciò, che l’aumento dell’affluenza abbia coinvolto anche qualche astensionista tendente al centrodestra.
Come sono andati invece i partiti? La Lega, seguendo il declino del partito a livello nazionale, ha più che dimezzato i suoi voti dal 2017 al 2022, precipitando a quota 12.900. Da allora, però, è timidamente risalita in termini assoluti: 14.300 nel 2024, oggi 15.700. Fratelli d’Italia, al contrario, è diventato il primo partito della coalizione passando da 11.500 voti nel 2017 a 17.800 nel 2022, volando a 29.453 alle regionali (più che raddoppiati in sette anni). Le ultime elezioni hanno segnato però un calo di circa 1.200 voti. Forza Italia non si è ancora ripresa dallo shock: alla prima vittoria di Bucci aveva contribuito con 17.600 voti, cinque anni dopo è sprofondata a 7.300, a ottobre ha sfiorato quota 9mila e adesso ne conta 8.500.
Anche da questi numeri risulta chiaro, al di là delle vicende alterne dei partiti nazionale, che l’elemento trainante del centrodestra a livello locale sia l’area civica. Posto che il recupero dell’astensionismo ha favorito certamente il centrosinistra, è difficile dire quanti voti si siano spostati da una parte all’altra e perché. Ma è facile pensare che almeno una parte dei quasi 20mila elettori persi dalle civiche del centrodestra sia confluito nel bacino opposto. Ed è facile pensare che le liste Bucci e Toti in questi anni avessero intercettato anche una buona parte di delusi della sinistra moderata. Che oggi sono tornati “a casa”. Ora spetterà a Silvia Salis convincerli che non si sono sbagliati.