Così video e social erodono il “consumo” tradizionale di notizie: i chatbot e le news generate dall’Ai

  • Postato il 18 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Dai conflitti alla politica internazionale, il modo in cui le notizie vengono prodotte, distribuite e fruite sono lo specchio delle sfide del mondo di oggi. E con alle spalle un 2024 costellato di elezioni chiave (vedi Trump) e la crisi geopolitica in Ucraina e Medio Oriente, il Reuters Institute ha pubblicato il Digital News Report 2025 che traccia i nuovi scenari dell’altro mondo, quello dell’informazione, in cui ruoli si stanno riscrivendo.

Il consumo tradizionale di notizie, TV e giornali, ha continuato a subire un’erosione a vantaggio delle piattaforme video e Social, così che l’informazione è diventata sempre più un ecosistema alternativo e frammentato in cui i protagonisti sono gli Youtuber e i podcaster, e dove per la prima volta a fare il loro ingresso sono i chatbot come fonti di news generate dall’intelligenza artificiale, soprattutto per i giovani. Questa la conclusione a livello globale dalla ricerca, la 14esima effettuata dal Reuters Institute, su 48 paesi del mondo.

LARGO A SOCIAL MEDIA, INFLUENCER, E CHATBOT – Tra i social, Facebook seppure in calo è ancora in testa come fonte di news al 26%. Ma la curva in impennata è quella di tik tok al 10%, in vertiginosa ascesa, mentre dopo il controverso acquisto da parte di Elon Musk, X alla fine non ha alienato troppo gli utenti. In USA dopo l’insediamento di Trump l’ex Twitter ha richiamato utenti di destra (26%) ma ha anche riportato al 24% gli elettori di sinistra (che erano piombati al 15%) scoraggiati dal flop delle piattaforme alternative come Bluesky e Threads.

L’Intelligenza artificiale che si sta imponendo anche all’interno delle redazioni per personalizzare i contenuti (pensiamo a sommari e traduzioni) non ha ancora il pieno sdoganamento degli utenti però, il 29% pensa che sia più conveniente ma continuano i timori di chi pensa che sottragga trasparenza, accuratezza e fiducia nei media.

E mentre il 40% dei interrogati dice di evitare le news perché troppo negative, troppo su guerre e politica, la fiducia nel mondo dell’informazione resta stabile sempre al 40% da tre anni, anche se l’Italia è sotto la media, al 36%. Il nostro paese si dimostra anche più avaro verso i media a pagamento, siamo infatti all’ultimo posto nella lista con il 9% di persone con un abbonamento alle news contro il 18% della media mondiale e con il 20% degli statunitensi e addirittura il 42% dei norvegesi.

LE NEWS IN ITALIA – Il rapporto evidenzia come da noi il mercato dei media stia registrando profonde trasformazioni con la rapida ascesa delle piattaforme digitali mentre la vendita dei giornali continua l’inarrestabile calo, con solo il 12% di lettori che scelgono l’informazione su cartaceo. Il ruolo della televisione che genera il 72% dei fatturati del settore è in continuo cambiamento stretto dalla competizione dei veri campioni dei fatturati: Google, Meta e poi Netflix, Disney, Tim e Amazon che catturano il 20% del totale dei profitti. I Tg Mediaset, Rai e Sky, in questo ordine, restano in vetta (inserendosi nel 65% del dato mondiale di utenti che si informano dal piccolo schermo) anche se si sta facendo pressante la sfida dell’online ormai al sorpasso con il 68% globale. E tra chi si riversa su siti di notizie online IlfattoQuotidiano è a metà della classifica (Fanpage in vetta) e ha il 52% di fiducia da parte dei lettori che al primo posto per la fiducia mettono l’Ansa, con il 74%.

In Italia – 49esima tra i 180 paesi dell’indice sulla libertà di stampa 2025 di Reporter Senza Frontiere (Rsf)- il 26% delle persone condivide le notizie sui social, chat ed email. In vantaggio con il 36% Facebook, 22% Instagram, Whatsapp al terzo posto con il 21% di share mentre Tik Tok da noi è ancora al 10%. La tendenza al podcast, in rilancio nel mondo, nel nostro paese è definita ancora allo stato ‘nascente’ dal rapporto di Reuters. Siamo infatti solo al 15% posto tra i 48 paesi del sondaggio con un 6% degli italiani che ascolta le notizie in cuffia (dietro a Finlandia, UK e Olanda al 7%) contro il 15% degli USA che sono in testa o del 3% del Giappone che è in fondo alla classifica.

GLI SCENARI – “I media tradizionali stanno perdendo la loro influenza con l’emergere in questo ecosistema dell’informazione alternativo di personalità, podcaster e tiktoker, politici e creator, che influenzano il dibattito pubblico – rimarca Nic Newman, principale redattore del rapporto del Reuters Institute- Ci sono grossi interrogativi per i media su come rispondere a questi trend. La competizione dei video sta diventando più importante soprattutto per il pubblico più giovane e per il futuro i media devono chiedersi quale sia la giusta combinazione tra audio video e testo. La fiducia nelle notizie resta stabile quindi pende l’interrogativo se si possa aumentare il senso di fiducia e la connessione con gli utenti. E mentre i chatbots cominciano ad essere una fonte di notizia, la domanda qui è come l’intelligenza artificiale cambierà il modello di accesso all’informazione rispetto all’era dei social media”.

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Il Fatto Quotidiano

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