Criminali digitali, black market e criptovalute: l’Italia in prima linea nella guerra invisibile

  • Postato il 29 giugno 2025
  • Di Panorama
  • 3 Visualizzazioni

II continuo e inarrestabile progresso tecnologico ha portato alla nascita di una vera e propria economia digitale. E come in ogni sistema economico, quindi, anche sul Web proliferano frodi e riciclaggio, con la criminalità a caccia di sempre nuove forme di profitto. Per questo motivo la Guardia di Finanza è in costante aggiornamento. Il Nucleo speciale Tutela privacy e frodi tecnologiche rappresenta il polo di maggiore specializzazione che ha quale missione principale quella di contrastare gli illeciti economico-finanziari commessi mediante lo sfruttamento della tecnologia informatica. L’ambito di intervento più delicato riguarda la parte sommersa della Rete ovvero il Dark Web.

«Il nostro Nucleo effettua un costante monitoraggio che avviene su tutti e tre i livelli di profondità del cyber spazio ovvero Clear Web, Dark Web e Deep Web» spiega a Panorama il comandante del Nucleo speciale, generale Antonio Mancazzo.
È però nel Dark Web che si insidiano i black market, luoghi dove è possibile acquistare ogni sorta di merce e servizi illeciti. «Si spazia, infatti, dalle sostanze stupefacenti alle banconote contraffatte, dalle armi al traffico di esseri umani, passando persino per la compravendita di materiale pedopornografico. Spesso e volentieri nei black market è possibile acquistare dati personali sottratti attraverso operazioni di hacking o estrazione di dati ai danni di enti che detengono, per ragioni istituzionali, tali informazioni oppure servizi per inoculare malware o effettuare attacchi informatici», continua Mancazzo, che quotidianamente con il suo Nucleo si trova a trattare questi casi. «Come Nucleo speciale abbiamo chiuso il più grande black market d’Europa», chiarisce, aggiungendo che «l’avvento delle tecnologie ha comportato una solida crescita del cyberlaundering (il riciclaggio online di denaro sporco, ndr), proprio perché tali operazioni permettono il consolidamento dei proventi di origine delittuosa senza alcun previo passaggio attraverso la dimensione reale dell’economia».

«Lavanderie digitali», dunque, che naturalmente si avvalgono dell’uso delle criptovalute le quali, per loro natura, sono considerate più sicure per chi intende mantenere l’anonimato. «La criptovaluta più utilizzata in generale è il bitcoin», precisa Mancazzo. «Tuttavia, la loro alta volatilità è spesso un motivo ostativo all’utilizzo da parte dei criminali, che preferiscono di gran lunga i pagamenti nelle cosiddette stablecoin. Queste ultime sono criptovalute il cui valore è dato dall’andamento di una moneta avente corso legale». Tra queste, nell’esperienza della Guardia di Finanza, una delle più utilizzate risulta essere Monero, una criptovaluta la cui blockchain non è esplorabile.

Con le criptovalute si può anche evadere il pagamento delle tasse. E proprio la Guardia di Finanza ha concluso la più grande operazione in Europa in tema, individuando un soggetto con un patrimonio di oltre 270 milioni di euro che aveva omesso di dichiarare plusvalenze per quasi 30 milioni di euro.
Anche per questo il Nucleo speciale Tutela privacy e frodi tecnologiche lavora a stretto contatto con il Nucleo speciale Polizia valutaria, sempre interno alla Guardia di Finanza. «Si è rilevato che schemi di riciclaggio sono stati realizzati attraverso delle vere e proprie banche clandestine. È il fenomeno noto come underground banking il quale consente di trasferire ingenti disponibilità finanziarie al di fuori dei canali ufficiali, così da eludere i controlli antiriciclaggio», spiega a Panorama il colonnello Piergiorgio Vanni.

Le conoscenze specialistiche e le competenze informatiche, costantemente aggiornate e adeguate ai nuovi scenari economici, il supporto all’autorità giudiziaria, e gli stabili rapporti di collaborazione e cooperazione anche con autorità estere giocano un ruolo fondamentale per condurre un’azione di contrasto efficace e incisiva contro la criminalità economico-finanziaria e contro le forme nuove forme di riciclaggio che costituiscono un pericoloso fattore di alterazione delle regole della concorrenza e del mercato, a danno dei tanti operatori economici onesti.

Attualmente, infatti, il Corpo può contare su una strutturata e consolidata rete di esperti impiegati all’estero i quali assicurano rapporti istituzionali con 83 Stati e sei organizzazioni internazionali. Diverse unità di personale sono state distaccate presso la Commissione europea, Europol, Eurojust ed Eppo. Il colonnello, poi, ricorda che «come anche evidenziato dall’Unità d’informazione finanziaria della Banca d’Italia, nel rapporto annuale per il 2024, presentato lo scorso maggio, sono state ricevute 340 segnalazioni di finanziamento del terrorismo, in aumento del 14,5 per cento rispetto al 2023 in cui erano state 297».

Non esistono Paesi in cui la criminalità possiede un maggior numero di «scatole» (cioè conti che servono al mero passaggio di denaro), o almeno la Guardia di Finanza non ne individua alcuno in particolare perché «il riciclaggio è un fenomeno illecito tendenzialmente transnazionale», precisa Vanni. Però «è possibile dire che la criminalità cerca di sfruttare “arbitraggi” normativi, ovvero possibili disallineamenti nel recepimento nazionale della normativa antiriciclaggio dell’Unione o delle raccomandazioni elaborate a livello internazionale», quindi, «privilegia quei Paesi che sono meno inclini alla cooperazione giudiziaria e in materia di polizia».

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti